AGREM, LA RESPONSABILITA DI UN INSUCCESSO

Quanto sostenuto dall’ on.le Aiello circa la fine dell’ Emaia, mi pare sia stato un’ arma a doppio taglio, se non, addirittura un autogol. Se è vero che lo spirito di Agrem non può ridursi all’ esposizione di qualche mezzo produttivo spacciandolo per innovazione tecnologica, è altresì vero che, circa le responsabilità di un tale insuccesso (per questo è logico che i potenziali espositori si spostino verso altri lidi) oltre quelle degli attuali amministratori , che sono i responsabili diretti del fallimento attuale, visto che non sono riusciti a coinvolgere nessuna azienda produttrice (se non, per ovvi motivi, la Rinascita), sono da registrare anche le responsabilità dei passati amministratori, perché la nostra fiera dovrebbe proiettarci verso l’ internazionalizzazione che, a leggere l’ articolo, l’on.le Aiello aborre. Non si vuol capire che, quando si è fuori ingiustificatamente da organismi quali l’ AREFLH (l’oggetto dell’ attacco dell’ on.le Aiello), si è fuori dai centri decisionali che riguardano tematiche quali: la riforma dell’ OCM, la promozione e comunicazione, i programmi di ricerca e via discorrendo (per inciso l’ Areflh è costituito da 2 organismi: 1 organo politico e decisionale dell’ associazione costituito dal collegio delle Regioni (unica regione meridionale rappresentata è la Basilicata); ed il collegio dei Produttori, che raggruppa le organizzazioni di Produttori di queste regioni). In realtà all’ on.le Aiello preme solo dividere i produttori perchè  così è più facile controllarli, riesumando gli stantii ritornelli sulla ” doppia attività” al mercato ortofrutticolo, quando ormai è risaputo che quel mercato ortofrutticolo è stato volutamente tenuto arretrato sin dagli anni della sua amministrazione, facendo fallire l’istituzione dei centri di condizionamento della merce al suo interno (regolarmente costruiti ma mai utilizzati), ciò che avrebbe favorito l’ottenimento di una merce uniforme, controllata e, possibilmente, già con un marchio. Invece oggi dobbiamo fare i conti con l’ ostruzionismo di Pachino per l’ ottenimento di un marchio per il nostro pomodoro!  Ebbene, come è stato più volte sostenuto quel mercato è da riformare, trasformandolo in una piattaforma di distribuzione dell’ ortofrutta, come recentemente ribadito, e questo rafforza il nostro convincimento, anche dall’assessore all’agricoltura regionale, Bufardeci. Invece, oggi, demagogicamente, si fa riferimento alla svendita dell’ agricoltura siciliana ed euro-mediterranea, dimenticando che i confini nella geografia moderna sono cambiati e nell’area euro-mediterranea vengono compresi anche quei paesi che oggi ci fanno la più feroce concorrenza (Algeria, Marocco, Tunisia, Libia, Egitto, Turchia etc.). E’ con queste realtà che bisogna sedersi attorno ad un tavolo per concertare e programmare i rispettivi calendari di produzione, onde evitare le sovrapposizioni produttive, e, se si è bravi, intercettandone i flussi commerciali.  A tal proposito non bisogna inventare niente: il Reg.CEE 1638/2006 riguarda i programmi transfrontalieri.  E’ noto che dentro Areflh entreranno i principali paesi del bacino del mediterraneo, nostri diretti concorrenti, e già c’è una proposta fatta da quest’ organismo per evitare le sovrapposizioni produttive tra i paesi membri, ma se la Sicilia non è rappresentata, come si vuole poi essere protagonisti delle scelte che, immancabilmente, verranno fatte sulle nostre teste?  L’ on.le Aiello, e tutti coloro che si accostano ai problemi della nostra agricoltura con la stessa superficialità, non possono volutamente omettere di rilevare che la nostra agricoltura non può fare concorrenza sui prezzi ad una produzione di massa. La può fare, ancora per poco se si continua a ragionare in questo modo, sulla qualità e sulle specificità e, quindi, non chiudendosi a riccio verso le novità che non si è più in grado di controllare, ma definendo delle proposte (non si è vista una sola proposta costruttiva in tutto l’articolo, ma solo un’ accozzaglia di accuse verso chi si è saputo organizzare, come la Lega, mentre gli altri stavano a gridare al lupo, al lupo!!!    

Se, come dice lei, c’è una macchinazione contro i produttori, il sud e la Sicilia, allora i produttori, il sud e la Sicilia devono liberarsi dalle figure politiche come la sua, che fomenta divisioni, e devono cercare nell’unità d’intenti la forza per ribellarsi e far valere le proprie determinazioni ed i propri programmi. 
 

 

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