Affari e discariche in Sicilia e a Scicli. Il partito della “monnezza”. Di Attilio Bolzoni e F. Trotta

Attilio Bolzoni, inaugura oggi sul  suo blog  “Mafie” edito dal sito di Repubblica.it, all’indirizzo https://mafie.blogautore.repubblica.it/  una serie dedicata alla gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia di cui si è occupata di recente la Commissione Regionale Antimafia presieduta  dall’On. Claudio Fava. La serie è stata aperta oggi proprio con un articolo del Presidente Fava “Un sistema di potere parallelo” e si concluderà  con un’analisi di Bianca Stancanelli.

Attilio Bolzoni presenta la serie di approfondimenti sulla vicenda “monnezza” con un suo articolo che vi riproponiamo qui sul nostro sito.

“Il partito della monnezza”. Non fa solo affari, non ingoia soltanto discariche pubbliche che diventano private, non smaltisce solo scarti. E’ qualcosa di più. Condiziona alti funzionari dello Stato, influenza decisioni di prefetti e anche di ministri dell’Interno, è capace di sciogliere Comuni per la colpa più grave: quella di mafia.
Amministrazioni bollate con il marchio infame della mafiosità senza prove e spesso anche senza indizi. Così, per far piacere agli amici. Che poi sono sempre i padroni della “monnezza”.
Le vittime invece sono i sindaci, di sinistra e di destra, trascinati nel fango da un giorno all’altro con malevole soffiate e “informative” poliziesche pilotate. Vittime con un filo che li lega uno all’altro: tutti che si opponevano a una discarica nel loro territorio. Di questi sindaci colpiti e affondati, in Sicilia, ufficialmente ce ne sono già tre. Ma s’indaga su altri primi cittadini messi fuori gioco ad arte, s’indaga su altri “scioglimenti” sospetti.
La scoperta di questa spaventosa vicenda – anche se qualcosa era stato scritto in qualche articolo e denunciato su un paio di libri  – è di Claudio Fava, presidente della Commissione Antimafia della Regione Sicilia, scrittore, sceneggiatore, giornalista come noi e come lo era pure suo padre Pippo che nel gennaio del 1984 è stato ucciso proprio perché faceva davvero il giornalista in una città (Catania) dove era meglio stare zitti.

Il presidente Fava, in una relazione votata all’unanimità dalla Commissione, ricostruisce in 160 pagine – ne riportiamo ampi stralci per una decina di giorni nel nostro Blog – il potere del partito della monnezza che ha fortemente voluto cancellare tre amministrazioni comunali siciliane in nome di una legalità assai sospetta e molto interessata. Tre sindaci – quello di Siculiana Giuseppe Sinaguglia, quello di Scicli Francesco Susino, quello di Racalmuto Salvatore Petrotto- sono finiti nel gorgo delle indagini antimafia dopo che le loro giunte avevano votato contro nuove discariche nei loro territori.
Subito dopo avvisi di garanzia (reato ipotizzato, concorso esterno in associazione mafiosa) e indagini. Poi i sindaci sono stati prosciolti da ogni accusa.
In uno dei tre casi, quello di Scicli, provincia di Ragusa, l’affaire si è rivelato ancora più inquietante anche per un interessamento curioso dei servizi segreti e per una martellante campagna stampa contro la giunta che non voleva i rifiuti nel suo Comune.
E’ un caso nel caso con uno strascico clamoroso: il presidente Fava ha avuto mandato dall’intera Commissione Antimafia siciliana (solo due gli assenti) di querelare il giornalista Paolo Borrometi “per avere denigrato l’Istituzione” accusandola in sostanza di falsità.

Al centro dell’affaire un articolo retrodatato di cinque anni comparso sulla testata online “La Spia” diretta da Borrometi. Qualcuno si è inserito nel sito de “La Spia” il 2 marzo scorso “ripescando” un testo che la Commissione aveva lungamente cercato e mai trovato, ma poi l’articolo è misteriosamente riemerso con data 15 marzo 2015. La polizia postale adesso dovrà scoprire chi ha eseguito la “manovra” sul sito. Borrometi, dopo la denuncia di Fava, ha annunciato «che procederà per le vie legali in ogni sede contro chi sta alimentando calunniose insinuazioni e sospetti nei miei confronti».
Ma al di là della vicenda dell’articolo – era un appello firmato da intellettuali e magistrati schierati contro lo scioglimento del Comune di Scicli – l’inchiesta parlamentare ha portato alla luce un “sistema” di potere che dal partito della monnezza arriva al caso Montante (l’ex vicepresidente di Confindustria condannato a 14 anni per associazione a delinquere e reati legati allo spionaggio) e alle trame politiche della Regione Sicilia all’ombra del senatore Beppe Lumia.
Dopo la relazione su Antonello Montante, dopo quella su Giuseppe Antoci (l’ex presidente del Parco dei Nebrodi rimasto vittima di un attentato ancora tutto da chiarire) e dopo questa sul “partito della monnezza”, la Commissione Antimafia regionale e in particolare il suo Presidente Claudio Fava sono diventati bersagli di  attacchi permanenti.
Mai una Commissione Antimafia aveva subito tanti assalti. Evidentemente dà molto fastidio.

di A. BOLZONI e F. TROTTA

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