A PROPOSITO DELLE DIMISSIONI ALLA CAMERA DI COMMERCIO

La Camera di Commercio  immolata sull’altare della rivincita e delle ambizioni frustrate, dell’incapacità a rendersi autonomi rispetto ai poteri forti esterni alla provincia di Ragusa  e dell’ostinazione a non voler prendere atto che gli accordi pregressi per taluni possono anche venir meno .

E così dopo la Provincia, il Comune capoluogo, l’Asi, anche l’Ente Camerale si avvia al commissariamento. E’ l’ennesimo fallimento della classe dirigente iblea, un fallimento più cocente perché riguarda le forze produttive, imprenditoriali, commerciali e artigianali, cioè il cuore pulsante del territorio economico ragusano.

Gli sforzi, gli appelli e le mediazioni del mondo del lavoro attraverso Cgil-Cisl-Uil si sono rilevati vani.

In un momento di incertezze e di grande vuoto istituzionale e politico quella che storicamente è stata la casa delle imprese ragusane diventa il facile strumento con cui Catania e Siracusa si accorderanno per spartirsi la Sac e per affossare l’apertura dell’aeroporto di Comiso.

La negligenza iblea si consegna supina alla furberia etnea e aretusea: chi è affetto da nanismo difficilmente vuol crescere e mal tollera che qualcuno tra i suoi pari possa elevarsi di qualche centimetro. Meglio lasciarsi guidare dai “giganti”, da Gulliver, cioè giganteggiare perché gli altri sono lillipuziani.

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