Catania: lite fra detenute nel carcere di piazza Lanza, ferita una poliziotta

Ancora sangue e violenza in un carcere della Sicilia. A dare la notizia è Calogero Navarra, segretario nazionale per la Sicilia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che racconta quanto avvenuto nel carcere di Catania piazza Lanza: “Nel tardo pomeriggio di ieri, due detenute sono venute alle mani. Il tempestivo intervento della poliziotta di servizio è stato decisivo, ma la collega è stata colpita violentemente al viso e poi condotta in Ospedale per le cure”.

“La grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”. Donato Capece, segretario generale del SAPPE, rivolge “solidarietà e vicinanza al Personale di Polizia Penitenziaria di CATANIA PIAZZA LANZA, che ancora una volta ha risolto in maniera professionale ed impeccabile un grave evento critico” e giudica la condotta del detenuto che ha provocato le aggressioni “irresponsabile e gravissima”.

Il SAPPE si rivolge al nuovo Ministro della Giustizia Marta Cartabia: “il nuovo Guardasigilli ha un profilo di altissimo livello e a Lei chiediamo un cambio di passo sulle politiche penitenziarie. Noi confidiamo molto nel nuovo Guardasigilli e auspichiamo che abbia il coraggio che non ha avuto Alfonso Bonafede su due priorità cruciali. Il primo: ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. Servono, dunque, urgenti provvedimenti a tutela della stessa incolumità fisica delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Secondo aspetto: il crescente aumento degli eventi critici in carcere, che vedono spesso coinvolti ristretti stranieri e/o con problemi psichiatrici.

Per il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti. E la proposta è proprio quella di sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. Ed una soluzione va individuata anche prevedendo un circuito penitenziario ad hoc per i detenuti psichiatrici e le espulsioni dei detenuti stranieri”.

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