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Progetto Fari 2.0 e docufilm per l’integrazione delle vittime di tratta
04 Mag 2019 12:46
Centonove donne sostenute. Assieme a 26 uomini. Rispetto al dato complessivo, 101 arrivano dalla Nigeria, 24 dalla Romania, 2 a testa da Ucraina, Gambia e Ghana, 1 a testa da Costa D’Avorio, Marocco, Tunisia ed Egitto. Sono i numeri del progetto Fari 2.0 che, attuato dalla cooperativa Proxima, si è svolto dall’1 dicembre 2017 al 28 febbraio 2019 a sostegno delle vittime di tratta, contro lo sfruttamento sessuale e lavorativo.
I dati sono stati illustrati ieri sera, al centro servizi culturali Emanuele Schembari di via Diaz a Ragusa, nel corso dell’iniziativa denominata “Integr-Azioni”. Per quanto riguarda il dato complessivo, i soggetti beneficiari delle azioni del progetto sono stati 87 adulti e 48 minori. Per quanto riguarda quest’ultima voce, occorre precisare che i minori non accompagnati sono stati 27 a fronte di 21 che invece risultavano inseriti in un nucleo familiare.
Sempre con riferimento al dato complessivo, occorre precisare, per quanto concerne la tipologia dello sfruttamento, che 94, pari all’82,46%, hanno subito uno sfruttamento sessuale, 12 di tipo lavorativo, 2 lavorativo e sessuale, 1 un matrimonio forzato, 1 nella sfera delle economie illegali e 4 un altro tipo di sfruttamento. A questo dato occorre aggiungere la presenza di 21 figli minori.
L’iniziativa di ieri sera, dopo i saluti iniziali della presidente di Proxima Ragusa, Ivana Tumino, che ha sottolineato quali sono gli obiettivi della cooperativa, è stata organizzata soprattutto per presentare alla cittadinanza (sala gremita al centro servizi culturali) il docufilm “The Journey: over the sea” realizzato da Francesca Commissari e da Francesco Frasca.
Toccante la testimonianza della fotoreporter che ha chiarito come, durante la realizzazione di questa pellicola, che racconta il viaggio compiuto dalle nigeriane verso l’Italia e come le stesse restino ingabbiate in una rete più grande di loro che nella quasi totalità dei casi le porta a battere il marciapiede per restituire un debito che sanno benissimo che non potranno mai colmare, le ragazze che l’hanno interpretata hanno colto l’occasione per rinfrancarsi da un passato di dolore e riacquisire, passo dopo passo, la loro dignità.
La mediatrice culturale Ehis Ainomwan ha sottolineato che il suo primo obiettivo è quello di fare comprendere alle proprie connazionali a che cosa vanno incontro, avviando l’opera di persuasione per farle uscire da questa rete di disperazione. Commissari, inoltre, ha colto l’occasione per annunciare che, sempre in collaborazione con Proxima, è stata avviata la progettazione per la realizzazione di un altro documentario dal titolo “Deep Signs”.
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