VINCOLI ESAGERATI IN ALCUNE PARTI DEL TERRITORIO IBLEO

Facendo seguito a quanto evidenziato nel precedente intervento sul piano paesistico, l’UDC di Vittoria profondamente convinta degli effetti nefasti che lo strumento in parola , così come è concepito, avrà nei confronti dell’intera fascia trasformata ed in particolare dell’economia del comprensorio Vittoriese, ancora una volta richiama l’attenzione dell’intera classe politica sulla necessità ed urgenza di intervenire nei confronti della Regione Siciliana perchè possano essere modificati alcuni dei criteri su cui si fonda il Piano.

Preso atto che il Comune di Vittoria è orientato a formulare osservazioni al Piano Paesistico, L’UDC di Vittoria, a dimostrazione che non limita le sue azioni alla critica ma anzi è solita entrare nel merito delle varie problematiche che interessano la Città, formula le sotto riportate

Proposte di osservazioni sul piano paesistico:

– Titolo III  Norme per Paesaggi Locali

Sorvolando sulle metodiche di determinazione dei cosiddetti “Paesaggi Locali” ( che anche con le parole degli estensori del piano restano indeterminati, forse volutamente, specialmente laddove si dice: “ nei paesaggi locali le componenti dei sistemi e dei sottosistemi del paesaggio rivelano la loro interdipendenza e la loro natura sistemica, secondo schemi e criteri soggetti alle diverse interpretazioni”). Si fa notare che, dove esistono apprestamenti serricoli, che si invita a guardare non attraverso le meravigliose fotografie di Leone, ma con una semplice aerofotogrammetria, il paesaggio è stato cambiato 50 anni fa  e voler tornare indietro nel tempo con l’assurda pretesa di ritornare alle colture a pieno campo o, peggio, alle colture della vite ad alberello, significa volere sconvolgere un assetto economico ormai consolidato di agricoltura dinamica ed in piena evoluzione, senza tenere conto sia dell’evoluzione delle tecniche colturali avvenuta in questi 50 anni, sia dei vincoli, stavolta di mercato, secondo i quali per impiantare nuove superfici vitate bisogna essere in possesso delle relative “quote”.

Quindi, andando sul pratico, è impensabile andare a porre vincoli di questa natura ( piano di recupero, per esempio, sul Paesaggio Locale Macconi-Gela) senza prevedere o azioni di compensazione ( con i relativi finanziamenti) o piani di sostegno per agevolare un’agricoltura del tipo richiesto ( e sempre finanziamenti ci vogliono, e stavolta da concordare con la Comunità Europea). Ma questi finanziamenti bisogna individuarli e stanziarli prima che entrino in funzione queste azioni e questi vincoli, perché se no si ingessano e si bloccano tutte le attività economiche inerenti a quel territorio. E’ per questo che la prima cosa da chiedere è una proroga di almeno 6 mesi per studiare accuratamente il piano e proporre i correttivi e le osservazioni.

Le aree paesaggistiche vengono articolate secondo i regimi normativi: Livello 1 2 3 e Aree di recupero.

LIVELLO 1  Nella definizione si fa riferimento a visuali privilegiate e bacini di intervisibilità ( o afferenza visiva). Con tale definizione, salvo rarissimi casi, si possono avere bacini di intervisibilità in tutto il territorio della provincia di Ragusa, per cui se ne evince, come detto sopra, che c’è molta soggettività nelle interpretazioni da dare alle norme e, quindi, nessuna sicurezza da parte dell’imprenditore di poter programmare i suoi investimenti ( si fa notare che già diverse pratiche PSR sono state bloccate all’ IPA di Ragusa in attesa di chiarimenti o nelle more della applicazione delle norme, ma intanto gli investimenti sono bloccati).

LIVELLO 2   Qui entra un’altra componente per individuare zone da sottoporre a vincolo: il Quadro Paesistico.

In questo caso entra un’altra variabile soggettiva cioè, partendo da uno di questi punti di intervisibilità, tutto quello che viene inquadrato in questa visuale rappresenta un quadro paesistico e di conseguenza la norma impone di mitigare tutti i detrattori visivi e di vincolare anche gli strumenti urbanistici ad assecondare questi vincoli. Dal chè discende che anche i PRG approvati devono essere corretti ed adeguati…..

In questo livello di tutela si prescrive inoltre:

“Le politiche di sostegno all’agricoltura dovranno preferibilmente essere finalizzate ed orientate al recupero delle colture tradizionali, con particolare riferimento a quelle a maggior rischio di estinzione”.

Ciò significa che non solo i PRG approvati devono essere piegati al PPR, ma anche il PSR già approvato dalla CE deve prevedere un ritorno all’antico, con buona pace di decenni di studi per

 arrivare ad essere una tra le più evolute agricolture del mondo! Nemmeno nelle aziende zootecniche, che in provincia di Ragusa sono notoriamente inserite in un paesaggio di ineguagliabile bellezza, si può proporre un ritorno agli usi agricoli tradizionali ( basti pensare alla norma sulla HACCP introdotte in tutta Europa per salvaguardare l’igiene degli alimenti).

LIVELLO 3   Qui viene introdotto un ulteriore parametro di valutazione soggettiva: Invarianti del Paesaggio.

Cioè sono quelle aree in cui anche la presenza di un elemento qualificante di rilevanza eccezionale a livello almeno regionale determina particolari e specifiche esigenze di tutela. Ma ancora una volta c’è molta indeterminatezza nello stabilire come valutare un paesaggio o un edificio di “ rilevanza eccezionale a livello regionale”.

In parole povere, mentre è chiaro ciò che è vietato in questo Piano, anche se scaturito da decisioni caratterizzate da indeterminatezza e, quindi, di arbitrio, non è chiaro ciò che è consentito, cosicchè da imprenditore sarò sempre succube di scelte arbitrarie da parte della Soprintendenza, che avrà sempre l’ultima parola anche sui vincoli che in apparenza consentono determinate azioni. Esempio evidente è quello relativo alle Aree di Recupero.

AREE  DI  RECUPERO  Sono quelle aree interessate da processi di trasformazione intensi e disordinati caratterizzati da attività o di usi che compromettono il paesaggio e danneggiano risorse e beni di tipo naturalistico e storico-culturale. Queste aree sono soggette alla disciplina del recupero e sulle quali gli strumenti urbanistici dovranno prevedere specifici piani di recupero ambientali, con interventi miranti alla riqualificazione, ripristino e restauro di beni, dei valori paesaggistici e ambientali manomessi o degradati.

Esempio di questo: Paesaggio 2 Macconi.

Nell’ambito del paesaggio agricolo e serricolo è prevista:

“riconversione verso agricoltura tradizionale, riconversione dei prodotti serricoli verso livelli qualitativi orientati al potenziamento del biologico e della certificazione di filiera”.

Se ci fosse stato un agronomo tra i redattori del piano, avrebbe fatto notare che da anni, almeno per le aziende più evolute, esiste un’evoluzione, imposta anche da stringenti disciplinari, verso un’agricoltura più pulita fino al caso estremo delle produzioni biologiche. Quello che non è conveniente fare è il ritorno suggerito ad una agricoltura tradizionale perché questa è stata abbandonata per seguire il mercato, quindi verso l’esigenza di avere più produzione di qualità e a costi più bassi. Significherebbe stravolgere un modello di sviluppo che, seppure oggi in crisi, è il migliore possibile.

Per quanto riguarda, poi, il mantenimento dell’attività agricola nella dimensione dell’agricoltura multifunzione così come sancito dalle direttive europee e dal PSR si fa notare come i territori di Acate e Vittoria ( così come Comiso e Ragusa) sono state escluse dai benefici della misura 3.1.1. sia per quanto riguarda la diversificazione del reddito con l’Agriturismo” sia con le “ energie rinnovabili”, sebbene previste in regime di “de minimis”.

Ancora, sono previste la predisposizione di piani di recupero paesaggistico-ambientale, nonché norme urbanistiche che incentivino la dismissione di quelle esistenti, la riqualificazione dei siti e l’acquisizione di aree mediante meccanismi che consentono di trasferire in aree non costiere le attività serricole ivi esistenti.

Tutto ciò è stupendo, ma ancora una volta si vede che manca la presenza di un agronomo che potesse spiegare che, se le serre si sono sviluppate in quell’area, ciò è dovuto al fatto che lì esistono le ottimali condizioni pedo-climatiche che hanno poi determinato il successo di tale tipo di agricoltura. Man mano che ci spostiamo nelle aree interne rispetto al mare non cambia solo la natura del terreno ma, soprattutto, il clima che richiede, per superare l’inverno, l’adozione di riscaldamento delle serre con un aumento vertiginoso dei costi di produzione e, soprattutto, con un aggravio dell’inquinamento atmosferico e l’immissione di CO2 nell’ambiente ( cioè tutto il contrario di quello che si vorrebbe ottenere con questo Piano).

E’ ancora una volta intuitivo che la prescrizione del piano, perché possa andare a buon fine, devono essere accompagnate da un’adeguata dotazione finanziaria per la realizzazione o di tutte quelle opere di recupero del territorio, o di tutte le misure di compensazione previste o richieste per raggiungere l’obbiettivo che tale Piano si prefigge.

TITOLO V   INTERVENTI DI RILEVANTE TRASFORMAZIONE DEL PAESAGGIO

 

Nell’art.40 si fa riferimento ad opere di rilevante trasformazione del paesaggio che, anche quando non siano sottoposti a VIA devono essere accompagnati da uno studio di compatibilità paesaggistico-ambientale. Tra le opere tecnologiche sono incluse le energie rinnovabili da geotermia, da biomasse, da centrali eoliche e fotovoltaiche, tranne per quelle di modesta entità, come impianti fotovoltaici o eolici fino a 20 KWp. Ma nel caso di energia da biomasse esistono ormai impianti poco ingombranti e impattanti da 200-250 KWp. Quindi sarebbe il caso di determinare con precisione anche questo tipo di vincoli, visto che sono più specificamente attività legate all’agricoltura rispetto all’eolico ed al fotovoltaico. (r.v.)

 

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