Uno studio. In Sicilia le misure anti-covid hanno funzionato

In Sicilia le misure di contenimento del coronavirus hanno funzionato bene. E’ quanto emerge da uno studio di Livia Maria Amato, Stefania Candiloro, Claudio Costantino, della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università di Palermo e del Laboratorio di Riferimento Regionale per la diagnostica molecolare del SARS-CoV-2 Al 25 Aprile 2020 sono 2272 (-48 rispetto al giorno precedente) i soggetti attualmente positivi su un totale di 658251 tamponi eseguiti (con un numero di tamponi eseguiti per numero di abitanti tra i più alti tra le Regioni Italiane e tra quelle del Sud in particolare), si evidenzia nello studio. Ma perché l’aumento dei casi in Sicilia non è stato vertiginoso come in altre Regioni d’Italia?

Cosa ha contribuito a contenere il dilagare dell’epidemia? Un ruolo determinante è stata probabilmente la precocità negli interventi di contenimento, distanziamento fisico e delle misure di “lockdown” volute dal Governo Regionale. Sin dall’inizio dell’epidemia di SARS-CoV-2 in Italia, dal confronto con i dati relativi alle altre regioni e province autonome (rapportati a 100 mila abitanti), emerge per la Sicilia e in generale per le regioni del Mezzogiorno un impatto più contenuto della diffusione del contagio e dei tassi di letalità. La Sicilia è infatti, in rapporto alla popolazione residente, la seconda regione con il minor numero di tamponi positivi: 58 ogni 100 mila abitanti (meglio soltanto la Calabria con 54,8). Il dato medio nazionale è pari a 311 positivi ogni 100 mila abitanti, e nelle regioni più colpite si superano i 500 positivi ogni 100 mila abitanti come ad esempio: Valle d’Aosta 873,9; Lombardia 684,9; Provincia Autonoma di Trento 672,3. Sicuramente un ruolo determinante ha avuto l’iniziale diffusione del SARS-CoV-2 nelle Regioni del Nord Italia ma di certo le misure del DPCM dell’8 Marzo 2020 ci hanno permesso di contenere notevolmente i danni e magari, tra qualche settimana di vincere la battaglia.

L’11 Marzo 2020 il numero totale dei casi positivi nell’intera Isola ammontava a 83, un numero apparentemente insignificante se confrontato con i 3020 di oggi. Di certo i numeri non sarebbero stati questi se non si fosse intervenuto in tempo con le misure di distanziamento sociale e chiusura delle attività imposta delle ordinanze del Governo Nazionale e Regionale, si sottolinea ancora nello studio. L’11 Marzo 2020, mentre l’OMS dichiarava lo stato di Pandemia e in Italia entrava in vigore il DPCM che estendeva le misure di contenimento a tutto il territorio Nazionale, la diffusione del SARS-CoV-2 in Sicilia era ancora contenuta: ciò ha permesso di confinare precocemente i focolai e un più efficace controllo nella gestione dell’epidemia risparmiandoci gli scenari drammatici che si sono verificati nelle Regioni del Nord Italia. “Un vantaggio temporale non indifferente che ci ha permesso di riconvertire per tempo interi reparti all’assistenza dei soggetti COVID+ e di non sovraccaricare le terapie intensive che hanno potuto continuare a prendersi cura di altri pazienti”, viene evidenziato. Nonostante la precocità degli interventi siciliani i laboratori reclutati per l’analisi dei tamponi oro-faringei hanno attraversato momenti vicini al collasso.

Ad oggi, grazie all’estensione della rete di Laboratori a livello Regionale e grazie all’inizio della sorveglianza sierologica non si assiste più anche nei grandi Comuni e Province Siciliani a ritardi nella catena di richiesta, prelievo e analisi dei campioni che in certi momenti, a causa di una domanda a volte nettamente superiore rispetto alle risorse disponibili, erano stati consistenti. “Nonostante sia forte il desiderio generale che questa Pandemia sia un lontano ricordo è opportuno un ritorno progressivo alla quotidianità nel rispetto del distanziamento sociale, che ci accompagnerà fino all’immissione in commercio di un nuovo vaccino – si legge ancora nello studio -. È opportuno fare tesoro anche dell’esperienza di altri stati” dove pochi giorni dopo la fine del lockdown è stato necessario inasprire nuovamente le misure di contenimento. “In Sicilia i dati sono a nostro favore ma dobbiamo essere in grado di non perdere questo vantaggio ottenuto nei confronti di un nemico che non è ancora del tutto sconfitto”.

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