UNA NUOVA SENSIBILITÀ?

Le notizie si sono affastellate in pochissimi giorni dando il senso di una nuova modalità di agire e ancora una volta si percepisce che la vicinanza temporale degli avvenimenti è indicativa di un nuovo modo di affrontare la realtà.

Mi riferisco a quattro fatti accaduti negli ultimi giorni in rapida successione:

a) Il comitato etico del PD esclude alcuni candidati dalle liste pur in assenza di condanne per reati gravi;

b) Berlusconi chiede ad alcuni “impresentabili” un passo indietro perché non si candidino nelle liste del PDL;

c) Mussari si dimette in modo irrevocabile da presidente dell’ABI;

d) Crocetta trasferisce d’ufficio 11 dirigenti e 60 funzionari dell’Assessorato alla Formazione (su un totale di 120).

I fatti sono assolutamente non omogenei sia per le motivazioni che stanno alla base degli accadimenti sia per le modalità e gli ambiti in cui sono maturati.

Il primo è stato senza dubbio un elemento di affermazione della necessità di un maggior rigore nella selezione della classe dirigente, infatti gli esclusi dal Comitato di Garanzia del PD non avevano caratteristiche tali da escluderli in termini normativi dalle liste, per esempio se fosse stata approvata la legge sull’ineleggibilità che è stata proposta prima dello scioglimento delle camere ne Papania ne Crisafulli sarebbero incappati nelle cause di ineleggibilità, ma il PD ha ritenuto che la selezione dei parlamentari dovesse obbedire a criteri di maggiore rigore del minimo previsto dalla legge (peraltro non ancora operativa).

Il secondo caso, per stessa ammissione del leader del PDL, è stato necessitato in termini di “mantenimento del consenso”, perché se non fosse stato per i sondaggi Berlusconi non si sarebbe trovato nella situazione “dolorosa” di dovere chiedere a degli amici un sacrificio, quindi non ci troviamo in questo caso di fronte ad una scelta di maggior rigore (tanto è vero che ne il leader che è sostanzialmente nelle stesse condizioni ne altri condannati “meno esposti” sono stati “sacrificati” al principio delle cosiddette “liste pulite”), ma di fronte a una scelta “strategica” finalizzata a mantenere il consenso che altrimenti, sondaggi alla mano, sarebbe diminuito.

Nel terzo caso Giuseppe Mussari, già presidente di Monte dei Paschi di Siena si dimette irrevocabilmente da presidente dell’ABI (l’associazione delle banche italiana), dopo la notizia di ingenti perdite registrate dal Montepaschi a causa di un contratto derivato stipulato con Deutsche Bank; si badi bene che lo stesso Mussari da almeno un anno era nell’occhio del ciclone per l’acquisizione della Banca Antonveneta da parte di MpS (che ha sborsato 10,3 mld, pare molto più del valore reale), e che è stata all’origine dei guai finanziari della banca più antica d’Europa. Qualcuno dirà: “Era ora!” In effetti era abbastanza bizzarro che rappresentasse le banche italiane un banchiere che veniva accusato di avere gravemente pregiudicato finanziariamente la banca che presiedeva, ma a mio avviso non è una semplice coincidenza che le dimissioni intervengano proprio adesso anche se ampie motivazione che le avrebbero giustificate esistevano da almeno un anno.

Nel quarto episodio Crocetta come risposta all’inefficienza e all’inefficacia di una assessorato permeato da conflitti di interessi e da omissione di controlli e che da anni costituiva un “buco nero” nel bilancio della Regione decide di smantellarne l’apparato burocratico tra il plauso generale.

Sarà una mia pia illusione, ma in tutti questi episodi leggo una nuova richiesta da parte della nostra società di quel “principio di responsabilità” che oramai da decenni sembrava essere scomparso dalle menti e dai cuori degli Italiani.

Paradossalmente, dei quattro, l’episodio che più mi rafforza in questa convinzione è quello dell’esclusione da parte del PDL di Dell’Utri, Cosentino, Scajola e Milanese, anche se è sicuramente quello dettato da una motivazione più opportunistica, e non da un convincimento interiore di chi ha operato l’esclusione. Avere ammesso che si trattava di una operazione “immagine” senza la quale si sarebbero persi consensi indica che l’esigenza di maggior rigore nella applicazione del “principio di responsabilità” è sentita in maniera diffusa da una vasta platea di cittadini elettori, cosa che francamente per me è molto più importante dell’intimo convincimento del solo Berlusconi (sulla cui sensibilità etica qualche dubbio permane).

Siamo all’alba di un nuovo giorno caratterizzato da una maggiore sensibilità verso la correttezza e la lealtà nei comportamenti di chi riveste una funzione pubblica? Spero con tutto il cuore di si!

 

 

 

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