Tutti i piccoli del Santissimo Redentore attorno all’altare per celebrare la memoria liturgica della Beata Maria Schinina’.

Una celebrazione eucaristica molto particolare quella officiata ieri dal direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale della salute, don Giorgio Occhipinti, in occasione della memoria liturgica della Beata Maria Schininà. L’appuntamento, tenutosi nella Casa madre delle suore del Sacro cuore a Ragusa, è stato caratterizzato dalla presenza degli alunni della scuola Santissimo Redentore diretti dal maestro Gianfranco Chessari. Il momento di preghiera era rivolto a malati, diversamente abili, anziani e agli operatori delle case di riposo nonché ai rappresentanti delle associazioni di volontariato sanitario e parrocchiale. “Ho iniziato la celebrazione – dice don Occhipinti – partendo dalla preghiera di colletta della messa della beata. Ho fatto il raffronto tra Maria Schininà com’era prima e dopo l’incontro con il Signore. Prima tutta musica, ballo, nobiltà e moda. Poi, il contatto con i poveri, gli emarginati, gli anziani, gli orfani, i malati. Ne ho parlato come della Madre Teresa di Calcutta ragusana. Prima, passava dinanzi alla Cattedrale quasi con indifferenza. Poi, vi entrò da convertita. Rimasta sola con la madre, come Santa Lucia a Siracusa, decise di donare tutto ai poveri. Qual è il messaggio che, oggi, ci vuole lanciare la beata Schininà? Che bisogna proporsi, come ci indica Papa Francesco, come una Chiesa in movimento, in grado di uscire e di vivere nei quartieri specialmente a fianco delle varie forme di fragilità. Dobbiamo evitare che le nostre comunità diventino un acquario, un’immagine che ho utilizzato non a caso visto che richiama in qualche modo quella chiusura che invece bisogna evitare. Gesù ha invitato i discepoli e quindi anche noi cristiani a gettare le reti in mare (simbolo della missione della Chiesa)”. Numerosa e attiva la partecipazione dei piccoli studenti. La cerimonia si è conclusa con un momento davvero particolare. I bambini si sono raccolti attorno all’altare prendendosi per mano. E poi hanno intonato il canto “Vivere a colori” di Alessandra Amoroso, un invito a vivere la bellezza della vita in tutte le fasce d’età con le loro peculiarità. “I bambini, infatti – ha concluso don Occhipinti – con la loro vivacità portano colori alla Chiesa. Non a caso la beata amava parecchio i bambini”. Dopo l’omelia c’è stata la benedizione dei malati e degli anziani oltre che di coloro che si occupano delle fragilità.

 

 

 

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