TROPPI CANDIDATI … PER UNA SCELTA CHIARA!

Le elezioni regionali sono già alle porte e cominciano a prender corpo gli schieramenti e i relativi candidati alla presidenza.

Quattro anni di “manovre spericolate” di Lombardo hanno creato un clima complessivo pieno di frammentazioni e carente di lucidità politica che avrà un peso non indifferente su queste elezioni con grande pregiudizio per la chiarezza delle scelte da effettuare e soprattutto funzionali proprio al partito del Presidente Lombardo.

Cerco in poche parole di spiegare perché.

Le lacerazioni all’interno del centrodestra stanno portando alla doppia candidatura di Musumeci (PDL, La Destra, PID) e di Miccichè (Grande Sud, FLI, MPA); nel campo opposto Crocetta sostenuto da PD e UDC non riesce ad aggregare SEL che sta candidando Fava e IDV che sull’onda del successo di Palermo cerca una candidatura alternativa e aggregante che però non arriva … a questi si aggiunge il movimento di Zamparini (e Dipasquale) che ancora non ha scelto (osserva le puntate) se aggregarsi o andare da soli … per non parlare del M5S che sicuramente farà la sua strada …

Insomma avremo da 4 candidati in su! Una frammentazione che non abbiamo ancora sperimentato in Sicilia e che avrà dei riflessi negativi sulla possibilità del futuro Governatore di fare scelte chiare e in linea con quanto dirà in campagna elettorale.

La legge elettorale siciliana infatti è a turno unico per quanto riguarda il Presidente (risulta eletto il Presidente più votato a livello regionale a prescindere dalla percentuale riportata – in caso di “affollamento” può essere eletto anche un Presidente con il 30% di consensi), e, per quanto riguarda l’Assemblea, proporzionale corretta con premio di maggioranza (del 10 % assegnato all’aggregazione del Presidente assicurato tramite il “listino regionale”) e con sbarramento per le liste che non superano il 5%.

Quali sono le conseguenze di questa legge con uno scenario di eccessiva frammentazione?

In caso che nessuna aggregazione raggiunga il 40% dei consensi il Presidente anche fruendo del premio di maggioranza (che è di 9 seggi pari al 10 %) non avrà la maggioranza in Assemblea e dovrà quindi aggregarsi con altre forze che non l’hanno sostenuto cosa che lo obbligherà comunque a posizioni maggiormente compromissorie rispetto a una maggioranza uscita dalle urne.

Ovviamente nel campo del centrodestra i giochi sono semplici, perché i partiti che sostengono i due candidati supereranno sicuramente la soglia del 5% e in caso di vittoria di uno di essi l’aggregazione sarà giocoforza obbligata, in sostanza le candidature di Miccichè e Musumeci rappresentano una sorta di “primarie” su chi avrà la presidenza.

Diverso discorso vale per il centrosinistra: se ipotizziamo che come 4 anni fa IDV e SEL non raggiungano il 5% di fatto restando fuori dalla ripartizione dei seggi, se non si aggregano al centrosinistra, qualora vincesse Crocetta avrebbero come unico effetto quello di obbligarlo ad alleanze “spurie” rispetto alla coalizione che l’ha sostenuto senza peraltro nessun beneficio per se, ma a tutto vantaggio delle forze “mediane”; e qua sta il capolavoro di Lombardo che frammentando tutti gli schieramenti, di fatto, costituirà l’interlocutore privilegiato di qualunque Presidente con maggioranza non-autosufficiente, e di fatto diventando comunque l’ago della bilancia anche senza candidare un suo uomo alla presidenza, anzi proprio in virtù di questa sottoesposizione politica iniziale.

Siccome il ragionamento non è poi così difficile da fare, mi chiedo sinceramente quale demone autodistruttivo induca SEL e IDV pur in presenza di un candidato “marcatamente” di sinistra come Crocetta a correre il rischio di consegnarlo nelle mani dell’MPA dopo le elezioni invece di trattare una seria agenda di governo con l’UDC prima delle elezioni.

Il rischio paventato di una deriva centrista dell’azione di governo di Crocetta non verrà certo sventato dall’obbligare il Presidente dopo le elezioni a trattare con Lombardo!

Se dovesse prevalere Crocetta raggiungere il 40% dei consensi per la coalizione che sosterrà il presidente è una garanzia di autosufficienza politico-amministrativa difficilmente raggiungibile in questo contesto, quasi impossibile se prevarranno le istanze radicali in atto così in voga, e già amaramente sperimentate in ambito nazionale.

                                                                     

 

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