Trent’anni senza Andrea Castelli, l’assassino è uscito dal carcere. L’omicidio che sconvolse l’area iblea in piena estate

Cinque panchine di legno, un chiosco, un paio di locali aperti al pubblico e i bastioni concavi sul mare: la piazzetta è quasi anonima, al cospetto della splendida vista. Un punto di passaggio, se non fosse per una statua al centro di uno dei due marciapiedi. Rievoca una sofferenza umana. Chi vi transita non sa o non ricorda più a chi è intitolata. E’ l’inizio d’estate anche a Scoglitti, la trentesima senza Andrea Castelli, il giovane al quale è dedicato il rettangolo che introduce al porto.


Li chiamavano “pappagalli”: erano molestatori sessuali

Quando le molestie alle donne erano spesso sottaciute e quasi normali negli ambienti maschili, quando il femminicidio c’era ma il termine no, ancora lontano dall’essere coniato, quando gli autori di abusi venivano chiamati “pappagalli”, nel 1993 un ragazzo di Vittoria pagò con la vita un gesto tanto cavalleresco quanto naturale: la difesa di alcune ragazzine raggiunte dalle offese sessuali di un suo quasi coetaneo, in realtà un killer latitante di Cosa Nostra che, per vendicarsi, la sera dopo essere stato respinto cercò Andrea fino a casa e non esitò a sparargli davanti ai familiari. Un omicidio che anche oggi mette i brividi e rammenta la bestialità della specie più pericolosa nel mondo animale: l’uomo.
Successe a Caucana, 19 km dalla piazza Andrea Castelli. 

L’antefatto

Domenica 4 luglio, Andrea ha 22 anni ed è elettricista. Secondogenito, abita in famiglia e pianifica il proprio futuro con la fidanzata di sempre. Viene richiamato dalla voce della mamma, che si è appena accorta di un uomo esclamare frasi sconce verso un gruppo di ragazze, fra cui la figlia minore. Andrea interviene e caccia a malo modo il molestatore della sorellina e delle compagne. Nei giorni seguenti, qualcuno ricorderà che è lo stesso ad avere importunato altre donne fra le spiagge del litorale di Santa Croce Camerina. Sembra finita lì, perché l’uomo si allontana e della sua presenza rimane solo un brutto ricordo.  

L’omicidio premeditato

Invece la sera dopo, verso le 19,30, l’uomo tarchiato con gli occhiali e mezzo stempiato si ripresenta davanti alla villetta e grida: “Chi è quello stronzo che ieri mi ha minacciato?” Con lo sguardo cerca Andrea fra le diverse persone che si trovano davanti all’abitazione di via Provinciale. Castelli non ha paura e lo invita di nuovo ad allontanarsi. L’assassino si avvicina, prende la vittima per un braccio come per discutere faccia a faccia, lontano dal gruppo. Improvvisamente, estrae una pistola a tamburo cal. 7,65, mira alla tempia e spara a bruciapelo. Andrea cade senza accorgersi di ciò che sta succedendo. L’omicida esplode altri due colpi, uno dei quali raggiunge di striscio a una gamba una delle donne che hanno assistito alla scena. Scappa e si rintana per circa due ore all’interno di un canneto poco lontano. Il suo nome è Filippo Bilardi, di Gela, ha 24 anni ed è ricercato per tentato omicidio. Successivamente, si scoprirà che fa parte del gruppo di fuoco di Piddu Madonia. Ha imparato a uccidere sin da giovanissimo. Lo ha fatto più di una volta, a cominciare da sei anni prima.
Latitante, si è confuso fra i tanti villeggianti della zona, affittando una villetta non lontana dalla zona del delitto. Bilardi si libera della pistola (mai ritrovata) e quando lascia il canneto, torna a casa, si cambia e con due ignari vicini si reca a Marina di Ragusa per comprare le sigarette. Riferendosi al gran movimento di auto con le sirene, si lamenterà con i due: “Altro che zona tranquilla, qui si spara e si uccide la gente”.

Imponente caccia all’uomo

Polizia e carabinieri, infatti, hanno iniziato una caccia all’uomo mai vista da queste parti. Tanti agenti e militari fuori servizio, appresa la notizia, si presentano spontaneamente sul luogo dell’omicidio. Circa 150 uomini, coordinati dal dirigente della squadra mobile della Questura, Giuseppe Bellassai, e dal comandante del reparto operativo dei carabinieri, capitano Angelo De Quarto, setacciano ogni metro lungo la costa.
Andrea Castelli è dichiarato morto all’arrivo in ambulanza nel pronto soccorso dell’ospedale Civile di Ragusa. La madre di Andrea collassa e viene ricoverata. La donna rimasta ferita da uno dei proiettili esplosi da Bilardi per aprirsi la strada della fuga, è giudicata guaribile in un mese.
I testimoni aiutano a tracciare l’identikit dell’assassino. Qualcuno riconosce in lui la stessa persona che guida una Bmw colore amaranto o che gira in bici fra le viuzze della villaggio e segnala la casa dove abita. Quando Bilardi torna da Marina trova chi lo aspetta appartato da qualche minuto. Mostra una carta d’identità falsa, nega di essere il killer di Andrea. Polizia e carabinieri non gli credono. Il disegno realizzato con le indicazioni dei testimoni è così preciso che corrisponde perfettamente alla foto segnaletica fornita alla stampa dopo la sua cattura. E’ mezzanotte, le manette scattano ai polsi di Bilardi.

L’assassino è tornato in libertà

Per l’omicidio di Andrea Castelli, Filippo Bilardi è condannato all’ergastolo in tutti e tre i gradi di giudizio. Davanti alla Corte di Assise di Siracusa fa una dichiarazione incredibile, un’offesa all’intelligenza e al buon senso: “Quando ho visto tutta quella gente che mi minacciava e urlava contro di me, ho avuto paura. Poi qualcuno mi ha colpito, per cui in preda al panico ho impugnato la pistola che avevo con me e ho sparato alla cieca. Mi auguravo che i colpi da me esplosi fossero andati a vuoto. Sono un credente e speravo in un miracolo”.
Nel corso degli anni, Bilardi sarà condannato per altri omicidi avvenuti nella guerra tra Cosa Nostra e Stidda a Gela, nella seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso. In uno dei tanti processi, si attribuisce di essere stato autore di un omicidio avvenuto a Grammichele, nel catanese, nel 1987, quando era appena diventato maggiorenne. Nel 2002 si dissocia da Cosa Nostra e diventa collaboratore di giustizia. Ha scontato molti anni di carcere, dal quale è uscito qualche tempo fa. Oggi ha 54 anni. 

Andrea dichiarato vittima di mafia

Ai funerali di Andrea Castelli c’è quasi tutta Vittoria. La bara viene portata a spalla dagli amici tra due ali di una folla imponente.
Il suo sacrificio viene ricordato dalle istituzioni. Mercoledì 5 luglio, alle ore 19, davanti alla lapide in sua memoria posta davanti alla delegazione di Scoglitti, l’amministrazione comunale di Vittoria deporrà una corona di fiori, alla presenza dei familiari. I suoi cari, chi è rimasto, i suoi amici non l’hanno dimenticato e lo conservano in un angolo del proprio cuore.
Dopo qualche tempo, Andrea è stato riconosciuto vittima di mafia. E’ stato anche un inconsapevole cavaliere, di un codice forse in disuso, quanto mai attuale.    

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