THE HISTORY BOYS

Otto lampade, otto sedie. È ciò che lo sguardo incontra prima che le luci si spengano. Buio in platea, poi sul palco. È da quel buio che tutto ha inizio. Il suono della campanella, ancora padrone dell’oscurità, irrompe.

E se tutto dipendesse da quelle lezioni?  Se il nostro futuro fosse condizionato dai tempi trascorsi dietro i banchi di scuola? Dagli insegnanti e dalle conoscenze che essi ci trasmettono?

Definito dalla critica “uno degli spettacoli più importanti ed emozionanti” firmato De Capitani e Bruni, “The History Boys “ vanta, fondendo al tema dell’insegnamento un pizzico di contemporaneità, tre premi UBU: “Miglior spettacolo”,  “Nuovo attore under 30” al gruppo dei ragazzi, “Migliore attrice non protagonista “a Ida Marinelli nel 2011, e del 2012, il premio” Le maschere del teatro italiano”, come miglior regia.

Gli otto “History Boys” sono ragazzi  che animano una scuola pubblica (ma selettiva) di Sheffield con gioia, fatica, fame di conoscenza, sogni e aspettative, forse troppo alte. Giovani a un passo dal college ove si corona la propria maturazione culturale, luogo delle ambizioni e delle attese, della conclusione di anni di sacrifici, o forse l’inizio. Frizzanti, talentuosi , saccenti, aspirano a “Oxbridge”, le esclusive facoltà di Oxford e Cambridge, per il loro orgoglio e, come auspica il preside, per il buon nome della scuola.

Canti, balli, aforismi: l’ora del professor Hector è arrivata. Hector “non è il professore perfetto, […] è l’assoluta imperfezione”: irruente, sorprendente, bambino, magico (come gli stessi attori ci confidano).

Non l’insegnante eroe del film “L’attimo fuggente”, semplicemente un uomo che, come tutti, ha qualcosa da offrire agli altri. Cinismo, fascino, originalità: il professor Irwin non ha che questo da trasmettere ai suoi alunni. Un uomo giovane che non accetta la realtà e che ha così paura di guardarla in faccia da cercare un altro ”punto di vista”. Che dire della professoressa Lintott? L’unica insegnante donna in una scuola di ragazzi, il cubo in mezzo alle biglie. Rigida, distaccata, competente, senza la quale però non ci sarebbe scuola. “La trasmissione del sapere”, sottolinea il regista Elio De Capitani in un’ intervista,”è un atto erotico,  intendendo con erotismo l’intuizione della passione che ci predispone per imparare l’uno dall’altro”.
Nell’imprevedibile baraonda della vita danzano, come foglie al vento, gli insegnamenti di chi, in passato, ci ha dato l’opportunità di accoglierli e portarli con noi. Ci indicano una via, fluttuando nell’aria; sussurrano delle indicazioni che siamo liberi di non seguire. “Ogni forma di conoscenza è preziosa , che abbia o meno una qualche utilità per l’essere umano.”
Un miscuglio ben dosato di ironia, malinconia, scandali, citazioni e lezioni di vita fanno di quest’opera un capolavoro della commedia inglese. Fresca, vivace e contemporanea, ambientata nell’Inghilterra del 1983 nella quotidianità di una scuola, dove palpitano slanci e passioni ma anche dove transitano deludenti mediocrità.  Lo scambio di battute è estremamente coinvolgente, divertente, così vicino allo spettatore da renderlo partecipe delle vicende. Gli attori schizzano da una parte all’altra della scena con la loro allegria, i canti e i balli; prima in un’aula, poi nell’ufficio del preside, infine in palestra.  Caratterizzano lo spettacolo l’eccitazione e l’incredibile voglia di fare tipica dei giovani. Il movimento  si arresta solo con il gioco di luci che dà voce a questo o a quel personaggio, bloccando il resto della scena come fosse una fotografia.

Le classi 2^A,1^B e 2^B del Liceo Scientifico statale ”A.Pacinotti” di Cagliari

 

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