TANTO TUONO’… CHE PIOVVE!

Alla fine la manovra è diventata realtà, dopo qualche settimana di ipotesi più o meno carpite da “sentito dire” di ministri veramente riservatissimi e dopo le anticipazioni della conferenza stampa di domenica sera finalmente martedì è apparso il famoso decreto “Salva Italia”!

Ebbene la strada che aveva davanti il governo era davvero stretta, ci volevano subito tanti soldi (circa 30 miliardi) per ripristinare il clima di fiducia nell’Italia che era ormai stato compromesso dalle “furbate” insite nelle manovre precedenti: quella di luglio che differiva tutte le entrate al 2013 e 2014 (dopo le elezioni) e quella di agosto che “reperiva” 20 miliardi nella famosa riforma fiscale di la da venire, “furbate” che ci sono costate l’impennata dei tassi sul debito pubblico e la destabilizzazione dell’economia. 

Questa volta ci volevano soldi tangibili e immediati e, si sa, i soldi “veri” si trovano nelle tasche dei cittadini e si tirano via con nuove tasse, e così puntualmente si è verificato.

Che sarebbe stata una manovra di rigore era assolutamente certo, ma ci si sarebbe aspettato per la verità qualcosa in più.

Premetto che a parte la tassa su auto di lusso, elicotteri e barche vengo coinvolto in prima persona da tutte le altre norme ( -a)innalzamento età pensione: ci rimetto 5 anni di lavoro; -b)aumento accise: a conti fatti per i consumi della mia famiglia il sacrificio ammonta a circa 300 Euro; -c) IMU/ICI: non è possibile quantificare il sacrificio non conoscendo l’aliquota aggiuntiva del Comune, ma immagino che si tratti di un migliaio di euro; -d) IVA: il costo non è quantificabile, ma certamente non trascurabile), e quindi avrei più di un motivo per lamentarmi di questo decreto per le penalizzazioni che mi infligge, ma chiarisco subito che a parte una certa gradualità nell’eliminazione della pensione di anzianità ( mi sembra vessatorio che una persona che poteva andare in pensione tra 6 mesi debba attendere altri 6 anni), ritengo tutte queste norme molto dure, ma sopportabili e credo che veramente siano state ritenute necessarie ad evitare il collasso del nostro sistema Paese e a catena del sistema Europa e sono apparse quindi “inevitabili e indifferibili”.

Peraltro la risposta dei mercati con l’abbassamento di 2 punti degli interessi sui Titoli di Stato (sperando che la riduzione dei tassi continui) rende giustizia all’operato del Governo (basti pensare che se ipotizzassimo a regime un aumento generalizzato di 2 punti percentuali sul debito pubblico significa una spesa annua di 38 miliardi, quindi il mantenimento di tassi bassi compensa ampiamente l’entità della manovra stessa).

Ma una norma mi sembra francamente inaccettabile e ingiustificabile sia sotto il profilo economico che sotto il profilo umano: la deindicizzazione per 2 anni delle pensioni da 936 euro in su!

E chiarisco meglio: da un punto di vista economico a parte l’ovvia considerazione che di certo una norma del genere non incrementa i consumi interni e quindi deprime ulteriormente l’economia, la cosa più grave è che congela delle pensioni già basse ( come le vogliamo definire le pensioni di 1.000 o 1.100 euro?) arrecando un danno ai titolari molto superiore all’eventuale uguale inasprimento fiscale; di fatto ipotizzando un’inflazione media del 3% l’anno (e non si tratta di un’ipotesi fantasiose) queste pensioni verranno ad essere sterilizzate del 6 % e quando il meccanismo di indicizzazione ripartirà avranno sempre questo gap accumulato che non verrà mai recuperato, praticamente un ridimensionamento perpetuo del potere d’acquisto dei pensionati (che peraltro sappiamo bene che non viene mantenuto per intero con la rivalutazione ISTAT!), e questo si badi bene per tutta la vita!

Dal punto di vista umano poi, se si considera che questo meccanismo di impoverimento dei pensionati non è alternativo, ma si cumula con l’aumento delle imposte sui carburanti, con l’aumento dell’IVA e con il ripristino dell’ICI sull’abitazione principale e se si riflette ulteriormente sul fatto che molte famiglie con reddito da pensione oggi mantengono uno o più figli disoccupati, questa norma appare in tutta la sua drammatica iniquità!

Il pianto della ministra Foriero era più che giustificato, e più che giustificato appare l’opposizione che a questa norma hanno manifestato sia i sindacati che i partiti.

E’ quindi vero che, vuoi per l’ampiezza della platea, vuoi per la necessità di far subito cassa, la distribuzione dei sacrifici ha visto in prima fila ancora una volta i lavoratori e i pensionati; a questo punto mi sembra doveroso pretendere che questo governo non si fermi!

Le pesanti norme di questo decreto possono essere sopportate dai “soliti noti” che le subiamo solo a una condizione: -che da subito parta una “vera” lotta all’evasione fiscale che via via permetta di dare respiro all’imposizione fiscale sul lavoro dipendente e -che si dia luogo a una riforma del diritto del lavoro e degli ammortizzatori sociali che diano prospettiva ai giovani di un futuro lavorativo senza precariato e ai lavoratori in atto di poter arrivare alla pensione a 67/70 senza essere espulsi da mercato del lavoro.

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it