Svastiche e scritte antisemite: vandalizzata la sede scout di Noto. Il Vescovo: “Un gesto stupido, fatto per emulazione”

Sono tre gli episodi degli ultimi mesi che destano preoccupazione: sono state vandalizzate, con svastiche e scritte antisemite,  due sedi scout. Gli episodi si sono verificati negli ultimi due giorni a Belpasso, in provincia di Catania, e a Noto, nel Siracusano, nella chiesa di Sant’Agata.

Sulla vicenda, è intervenuto il vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò: “Sicuramente sono segnali inquietanti – dichiara il Presule – ma che, nel contesto del territorio netino, non devono essere sovraccaricati di un significato che obiettivamente non hanno. A Noto non c’è la subcultura del razzismo e della xenofobia; c’è invece una predisposizione all’accoglienza, non solo per gli aspetti artistici e culturali, ma anche dal punto di vista umano”. Il presule, pur invitando a “non sottovalutare nulla, specialmente in questo tempo difficile e a ridosso, poi, del ricordo della Shoah”, si dice convinto che “il motivo di quanto accaduto va cercato altrove”.

“A voler essere onesto, intellettualmente parlando – dice mons. Staglianò -, non riesco a vedere in questo gesto nemmeno l’evocazione di una ideologia xenofoba e razzista quali furono il nazismo e il fascismo. Tendo a collocare, invece, questi gesti nello spazio delle stupidaggini che – aggiunge il vescovo – per emulazione i ragazzi di oggi possono fare, afflitti come sono da una noia esistenziale perenne, che li porta a cercare distrazioni e imprese di esibizione, allo scopo di sentirsi qualcuno, forse anche alla ricerca del sentimento di esistere”.

Il pastore della Chiesa netina fa riferimento al sociologo Umberto Galimberti e a quello che lo stesso definisce “l’ospite inquietante” che abita nei giovani di oggi, “che è il nichilismo come attitudine da parte dei giovani di commettere le cretinate più assurde senza conoscere e sapere il perché lo si fa”. E aggiunge: “La società dell’ipermercato che abitiamo tutti attraverso i social network, come indebolisce i grandi significati della vita, quali l’amore, la giustizia, la fraternità, la pace, la solidarietà, l’accoglienza, riducendo tutto al piacere di mangiare, di bere, di vestire e di divertirsi, così crea situazioni psicologiche e morali superficiali e banali tali da permettere al male di entrare in scena con la sua con la sua insulsaggine.

D’altronde, sulla banalità del male, una grande filosofa di origine ebraica Hannah Arendt ha istruito tutti proprio per
riferimento alla Shoah, all’olocausto ebraico”. Ai giovani “che stupidamente hanno compiuto da emeriti ignoranti
questo gesto insulso”, mons. Antonio Staglianò dirige “due parole di speranza. Con Ermal Meta in ‘Vietato morire’ dico loro: ‘Ricorda, figlio mio, all’uomo che diventerai che non sarà mai più grande dell’amore che dai’; e, più profondamente, con le parole di Gesù sulla croce: ‘Padre, perdonali, non sanno quello che fanno’”..

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