STORIA DI UN IMPIEGATO

                                   
Quando ebbi la ventura di entrare in banca,nel lontano 1964,appena
ventiquattrenne,ciò che mi colpì immediatamente fu quella che mi
sembrò una eccessiva frenesia nei ritmi di lavoro,specie se paragonata
ai tempi che avevo rilevato in altra tipologia di lavoratori ,che
sinteticamente potremmo definire appartenenti al settore pubblico.

Non passò molto tempo,ed ebbi modo di individuare con matematica
certezza le ragioni delle diversità rilevate,purtroppo anche sulla mia
pelle.Già il primo giorno,sapendo che l’orario di lavoro terminava
alle ore 19,00,e constatando che alle 19,30 non si muoveva foglia,mi
azzardai a chiedere spiegazioni,ed ebbi come risposta una risata
collettiva.Dopodicchè il mio capufficio si premurò di informarmi,con
le precauzioni del caso,che in banca non si parlava mai di uscire,se
prima tutto il lavoro non fosse stato portato a termine.L’orario di
lavoro? Quello era soltanto indicativo dell’orario ORDINARIO di
lavoro,poi subentrava lo STRAORDINARIO.Che in compenso veniva pagato
bene,circa Lire 12,000 ad ora,e chi ha vissuto da impiegato statale
quel periodo sa di che cifre sto parlando!Il problema era però un
altro:che lo straordinario non veniva consentito a tutti,e non veniva
pagato per tutto il tempo prestato.

Ad esempio,a me non era consentito! Perché? Perché ero precario,e i
sindacati al riguardo erano tassativi:nessun precario poteva
effettuare prestazioni di lavoro straordinario.Ma allora (azzardai!)
perché non mi facevano uscire? Perché quella era la prassi! Le
prestazioni di lavoro straordinario erano obbligatorie,ma non
ufficialmente! E quindi, perché non risultassero ufficialmente,non
venivano pagate.Capito? Il danno e le beffe!!

Ma lo “ status” di precario ( o impiegato burocratico,come allora si
veniva denominati!) prima o poi finiva?

Forse! Per alcuni si,per altri no!

Ma da cosa dipendeva?

E qui gli occhi si alzavano al cielo!

Intanto per 18 mesi lo status era quello di Impiegato Burocratico.E
dopo? Normalmente veniva rinnovato lo status quo per ulteriori 18
mesi.E ciò poteva avvenire PER SEMPRE!

Però,se qualcuno si distingueva per zelo,per capacità lavorativa,per
abnegazione nel lavoro e ( dulcis in fundo!) per un pizzico di
servilismo,allora poteva capitare di essere promossi a Impiegato di
prima categoria (il  che equivaleva a impiego a tempo indeterminato!).

Ma a quel punto finivano i ritmi frenetici,gli straordinari non
pagati,le ferie non godute? Ma neanche per sogno! Gli impiegati di
prima categoria venivano motivati con altri miraggi:la promozione al
grado superiore,il premio di rendimento ( un fuori busta ad personam
che sfuggiva,bei tempi,anche al fisco!),ed altri vantaggi sempre ad
personam e sempre elargiti ad assoluta discrezione dell’Azienda.

Ma i Funzionari ( o Caporali!)? Quelli almeno sfuggivano alla norma?
Certamente,a condizione che facessero bene il loro lavoro,che
consisteva nel tener buoni gli eterni burocratici,blandendoli con
generiche promesse quasi mai mantenute,costringendoli a prestazioni di
lavoro straordinario non pagate o pagate forfettariamente,e così via!

Dopo circa 15 giorni dal mio ingresso in banca pervennero gli
elaborati, con le competenze da riportare sulle schede dei
correntisti.I computer erano di là da venire,e tutto veniva trascritto
a mano.Così vidi via via scomparire tutti i colleghi d’ufficio,finchè
alla fine rimanemmo in tre: il più anziano ed esperiente ( il
geom.Cavalieri,che ricordo con stima e simpatia),il sottoscritto,e il
guardiano notturno!

Quella sera uscimmo dall’ufficio dopo che  la mezzanotte era passata
da un bel po’,dopo ore di lavoro stressante interrotto da un breve
spuntino con panini all’uopo predisposti,con la mano destra
anchilosata per la innaturale e prolungata posizione di lavoro.

Per me,fresco di studi e con ancora tre materie mancanti alla laurea
,fu spontaneo annunciare a mio padre che volevo arrivare a percepire
il primo stipendio,dopo di che avrei dato le dimissioni!

Non mantenni il mio proposito,ma questa è un’altra storia!

Non fu un male,perché le cose lentamente cambiarono,e il lavoro  si
avviò a diventare un po’ più normale,fino a consentire una qualità di
vita  pur sempre stressante,ma con qualche vantaggio in più.

Oggi che il livellamento al basso è avvenuto in ogni settore,ho voluto
ricordare quei miei inizi drammatici,alla luce di quanto si sta
profilando con l’eliminazione di tutti quei diritti conseguiti in anni
durissimi di lotte sindacali.E penso agli attuali “impiegati
burocratici” (si chiamino essi Co.co.co,con contratti a termine,o
forniti di Partite Iva),novelli schiavi destinati a pietire,col
cappello in mano,la proroga di un lavoro elargito benevolmente dalle
categorie padronali,senza alcun impegno per il futuro e con la
certezza che,passati i quarant’anni,le condizioni per il rinnovo si
presenteranno sempre più difficoltose.Non so e non voglio neanche
discutere sulle cause ( perché molteplici e variegate) che hanno
determinato tale stato,che negherà a intere generazioni il diritto a
vivere una vita fatta di speranza e di progetti per il futuro.So però
che un futuro denso di incognite quale quello che i nostri illuminati
amministratori hanno approntato, non potrà non essere pernicioso per
tutti,dominanti e dominati!

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