Sogno che nelle telefonate fra Trump e Putin si intrometta una bambina siciliana

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

No. Non è un affare di telefonia spicciola. Né di geopolitica. È una questione squisitamente antropologica. Trovo disdicevole che solo due uomini anziani decidano i destini del mondo. Amerei che si intrufolasse senza chiedere permesso nelle videochiamate tra Washington e Mosca una bimba di sette anni, di Monterosso Almo (why not?), impertinente come una prova Invalsi, screanzata come un Tik Tok di Papa Francesco (se facesse Tik Tok), rigorosamente sicula, greco-latino con ascendente arabo in salsa normanna e retrogusto borbonico.

Una tisa. Una dolce come una lama. Con poche idee, ma molto chiare, sugli ideali, i sentimenti, i valori per i quali i cittadini del mondo di domani vogliono vivere e sorridere insieme. Una di poche parole. Ma esatte. Una che tra una “pace ingiusta” e una “guerra giusta” scelga la vita. La vita di tutti i suoi coetanei sparsi nei cinque continenti di ogni avvenire degno di essere disegnato. Una capace di suggerire il riarmo imponente delle idee. 

Ne ho conosciute per lavoro. Ne ho incontrate a non finire di queste alunne sagge, maestre di una semplicità fine tra i banchi di scuola e le piazze sotto il sole a un passo da tutti i mari. Il nome di fantasia. Molto il cognome.

“Pronto, sono Martina. Martina Linguanti. La figlia di Vincenzo. Volevo dirvi di finire con le bombe. Poi potete parlare come volete e quanto volete. Grazie.”

A livello di mood e comunicazione, con le lenti dello psicologo, vedo le divisioni, le faziosità, le polarizzazioni. Esse fanno sperare ora esiti diversi delle telefonate. Nelle piazze. Nei talk. Nei social.

Anche riguardo all’idea stessa di “Europa”. E di cosa concretamente debba fare l’Europa.

Ci sono tutti quelli profondamente convinti che noi europei, in seguito all’invasione russa, dovessimo aiutare l’Ucraina per il bene soprattutto degli ucraini. E però questi sono divisi sul significato stesso di questa espressione: “Il bene degli ucraini.”

C’è chi pensa che l’Europa dovesse armare all’infinito l’Ucraina guardando la guerra dal divano di “casa Europa” in una posizione intransigente.

E c’è chi pensa che l’Europa dovesse invece negoziare diplomaticamente con Putin sin dall’inizio o quasi (facendo alcune odiose concessioni) per scongiurare quello che prevedibilmente è accaduto in una disfatta difficile da ammettere: la strage di bambini, donne, civili.

Io non mi schiero con nessuno.

Io sto con Martina.

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