SCIOPERO GENERALE NAZIONALE PARTECIPATO A RAGUSA

Un corteo e una piazza piena. Circa mille e cinquecento manifestanti hanno aderito oggi allo sciopero generale nazionale di tutte le categorie indetto da Cgil e Uil e tenutosi in cinquantaquattro provincie italiane.

A Ragusa alla testa del corteo, partito intorno alle 9,30 da Piazza Vann’Antò, i ragazzi della rete degli studenti medi e poi ancora i lavoratori della scuola,  metalmeccanici, dell’agricoltura, dei pensionati, del pubblico impiego, dei bancari, del commercio e dei servizi.

il corteo sotto l’insegna del “Così non va !”, dal jobs act alla legge di stabilità dalle politiche economiche alla pubblica amministrazione, si è snodato lungo il centro di Ragusa per raggiungere dal ponte vecchio la Piazza Cappuccini dove si sono tenuti gli interventi programmati.

Giorgio Bandiera segretario provinciale UIL, ha rivendicato i temi dello sciopero generale come non uno strumento per dare una spallata al governo, ma perché l’esecutivo cambi politica adoperandosi per la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, operare gli investimenti per fronteggiare una politica che vada contro la disoccupazione (14% quella in Sicilia e il 60% quella giovanile). La provincia di Ragusa, una volta isola nell’isola, sente troppo i colpi di una crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le famiglie e resa nulla la prospettiva sul futuro dei giovani.

E proprio dai giovani si è alzato un grido di allarme. Giulia Battaglia della rete studenti medi, si è dichiarata contro la riforma della scuola che offre solo tagli e non sostiene la formazione e l’università con un’edilizia scolastica, anche a Ragusa, molto precaria sulla sostenibilità delle strutture che non garantisce un normale e sereno diritto allo studio. La Sicilia, poi, è l’unica ragione d’Italia dove non esiste lo Statuto dello Studente. Questo la dice lunga sull’attenzione della classe politica regionale ai problemi della pubblica istruzione. E neanche per i bancari la situazione va bene. Davide Prestana della Fisac di Ragusa ha denunciato come l’80 per cento della ricchezza nazionale è in mano al 20 per cento degli italiani e nei fatti è oggi scomparso il ceto medio alimentando sacche di povertà sempre più consistenti. Solo gli investimenti e non le tasse o i tagli garantiscono il lavoro e l’occupazione.

Saverio Piccione, segretario regionale della Cgil Sicilia, nel suo intervento conclusivo, ha avuto nel mirino la politica economica del Governo Renzi. Non c’è, ha detto, una politica industriale, agraria, scolastica; non esiste un’efficace politica degli investimenti che sono l’unica soluzione al rilancio dell’occupazione. Formazione, infrastrutture, Università, abbattimento delle tasse sul lavoro per creare nuova competitività sono le chiavi di volta per garantire lavoro e occupazione. Cgil e Uil non sono contro il Governo. Sono contro le politiche che sta attuando l’esecutivo a guida PD e la Cgil ha le ricette che superare la crisi. A cominciare dalla lotta alla corruzione, oggi in Italia si contano sessanta miliardi di euro di tangenti. E poi ancora gli appalti affidati senza le gare dove li si annida la criminalità organizzata. E’ necessaria una nuova legge sugli appalti.

In tutte queste valutazioni manca il dato decisivo: la Cgil non è ascoltata.

Si spera che lo sciopero generale, nella testa dei partecipanti, serva a far cambiare verso al governo.

 

 

 

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