Rischio fallimenti per le imprese in autunno. Preoccupa il dato di Ragusa

Il rischio che dal prossimo autunno torni ad aumentare in misura preoccupante il numero di fallimenti delle imprese e’ alquanto probabile.

A dirlo e’ l’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Molte attivita’ commerciali e produttive rischiano di dover portare i libri in tribunale tra il deterioramento del quadro economico generale, ascrivibile al caro energia/carburante e all’impennata dell’inflazione, all’impossibilita’ di cedere i crediti acquisiti con il superbonus 110%, che ammontano a circa 4 miliardi di euro e ai mancati pagamenti della Pa nei confronti dei propri fornitori, che secondo l’Eurostat sono almeno 55,6 miliardi di euro.Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – riferisce la Cgia – anche nei primi cinque mesi di quest’anno il numero dei fallimenti e’ in calo (-20,6%). In termini assoluti sono stati 3.133 gli imprenditori che hanno portato i libri in tribunale (-815 rispetto allo stesso arco temporale del 2021). I settori piu’ a rischio sono il commercio e l’edilizia che, in questa prima parte dell’anno, hanno registrato rispettivamente 722 e 577 “chiusure”.

Sempre in questa prima parte del 2022, a livello regionale solo la Liguria ha visto aumentare il numero di fallimenti; tutte le altre, invece, sono in deciso calo. A livello provinciale, infine, preoccupa la situazione di Verbano-CusioOssola, Latina, Ragusa, Trapani e Siracusa. Negli ultimi 10 anni, comunque, il numero massimo di fallimenti si e’ registrato nel 2014 (14.735 casi). Dopo di che, c’e’ stata una progressiva riduzione che si e’ arrestata nel 2020 (7.160 casi). Questo dato e’ stato sicuramente condizionato dalla particolarita’ di quell’anno: a causa del lockdown, infatti, ricordiamo che anche i tribunali fallimentari sono stati chiusi per molti mesi, influenzando negativamente la produttivita’ degli uffici, anche in termini di sentenze. Nel 2021, infine, il dato ha iniziato a risalire e alla fine dell’anno si e’ attestato a 8.498 unita’. Davanti a norme incerte – prosegue la Cgia – che da mesi stanno condizionando negativamente l’applicazione del superbonus del 110 per cento, gli intermediari finanziari (banche, istituti finanziari, etc.) hanno praticamente bloccato gli acquisti del credito.

Attualmente sono oltre 5 i miliardi di euro di crediti in attesa accettazione; di questi, circa 4 si riferiscono a prime cessioni o sconti in fattura. A fronte di questa situazione, le imprese del comparto casa (edili, dipintori, installatori impianti, falegnami) non sono piu’ in grado di fare gli sconti in fattura. E con crediti fiscali gia’ acquisiti e non cedibili, che in molti casi ammontano a centinaia di migliaia di euro per singola azienda, molte realta’ si trovano in crisi di liquidita’ e sul punto di sospendere i cantieri, non essendo piu’ in grado di pagare i fornitori.

Ma la situazione piu’ problematica – per gli Artigiani – rimane lo stock dei debiti commerciali di parte corrente in capo alla nostra Pubblica Amministrazione che continua ad aumentare. Nel 2021, infatti, i mancati pagamenti ammontavano a 55,6 miliardi di euro. Cio’ vuol dire che le imprese che lavorano per la PA non hanno ancora incassato una cifra che e’ pari al 3,1% del Pil nazionale. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, anche nei primi cinque mesi di quest’anno il numero dei fallimenti e’ in calo (-20,6%). In termini assoluti sono stati 3.133 gli imprenditori che hanno portato i libri in tribunale (-815 rispetto allo stesso arco temporale del 2021).

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