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Ragusa tra le ultime province italiane per qualità delle istituzioni: il rapporto dell’Osservatorio sui conti pubblici
07 Giu 2021 08:16
Tra le ultime province italiane per qualità delle istituzioni pubbliche secondo il rapporto annuale dell’Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano c’è Ragusa: è al 93esimo posto su 100.
L’analisi si basa su dati oggettivi e considera i servizi pubblici, l’attività economica territoriale, la giustizia, la corruzione, il livello culturale e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
Ragusa sta meno peggio di altre 5 province siciliane, la peggiore Regione a livello nazionale: Enna, Palermo, Catania, Trapani e Caltanissetta. Ma non c’è nulla da rallegrarsi.
L’ Institutional Quality Index è un indice che misura la qualità delle istituzioni pubbliche a livello provinciale. Esso si basa su dati oggettivi e considera i servizi pubblici, l’attività economica territoriale, la giustizia, la corruzione, il livello culturale e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
Le province del Nord-Est risultano avere la migliore qualità delle istituzioni, seguite dall’area del Nord-Ovest e del Centro, mentre le ultime posizioni sono occupate interamente dal Mezzogiorno. Dal 2004 al 2019 i divari territoriali sono rimasti sostanzialmente invariati, ma alcune province sono migliorate, come Avellino e Pesaro-Urbino, mentre altre, come Aosta, sono peggiorate.
Il dato è stato aggiornato al 2019. L’indice è stato ideato nel 2014 dalla Professoressa Annamaria Nifo dell’Università degli Studi del Sannio di Benevento e dal Professore Gaetano Vecchione dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Rispetto ad altri indicatori della qualità delle istituzioni, come il World Government Index (WGI) e l’European Quality of Government Index (EQI), l’IQI si basa maggiormente su dati oggettivi piuttosto che sulle percezioni dei cittadini. Inoltre, è elaborato a livello provinciale invece che nazionale o regionale.
L’IQI assume un valore da 0 a 1 per ogni provincia, sulla base di 5 dimensioni:
Voice and accountability, che sintetizza la partecipazione alla vita pubblica dei cittadini (affluenza alle elezioni, partecipazione ad associazioni, numero di cooperative sociali) e il loro livello di istruzione e culturale (punteggi test INVALSI e numero di libri pubblicati);
Government effectiveness, che riassume la presenza di infrastrutture (anche digitali) e servizi (es. sanità e istruzione), la qualità ambientale e il tasso di raccolta differenziata;
Regulatory quality, che considera l’apertura dell’economia, l’attività imprenditoriale nel territorio (clima d’impresa, numero di imprese su residenti e rapporto tra start-up e aziende cessate) e la presenza di dipendenti della Pubblica Amministrazione;
Rule of law, che sintetizza i tassi di criminalità, l’efficienza della giustizia civile (lunghezza dei processi e produttività della magistratura), l’economia sommersa e l’evasione fiscale;
Corruption, che guarda ai crimini contro la PA e alla cattiva amministrazione (Golden-Picci Index e tasso di comuni commissariati).[3]
Osservando la matrice della correlazione tra l’indice e le sue componenti tra il 2004 e il 2019, Rule of Law e Voice and accountability risultano essere quelle più importanti.
Al 2019 tre regioni del Nord-Est registrano i punteggi più elevati: Trentino-Alto Adige (0,89), Friuli Venezia-Giulia (0,85) e Veneto (0,84). Seguono l’Emilia‑Romagna e l’area del Centro e del Nord-Ovest (dove vi è un divario di quasi 0,20 punti tra Lombardia, Marche e Liguria, Lazio). Le regioni peggiori sono nel Mezzogiorno, con alcune differenze: in Abruzzo, Puglia e Basilicata la qualità delle istituzioni è superiore rispetto a Campania, Sicilia e Calabria che registrano valori inferiori a 0,25.
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