Ragusa è sprovvista di Pronto Soccorso Pediatrico 24 ore su 24

Nel bambino, parametri, segni e sintomi che possono rivelare un’emergenza sono diversi rispetto a quelli dell’adulto. E cambiano anche a seconda che ci si trovi di fronte un neonato, un lattante, un bimbo o un adolescente. Per questo, è essenziale che ad accogliere un paziente pediatrico in Pronto Soccorso ci sia personale formato in maniera specifica e che sia disponibile 24 ore su 24. Sono due degli elementi che rendono il servizio d’emergenza “a misura di bambino”.

Strutture adeguate in tal senso sono i Pronto Soccorso Pediatrici h24.

In Sicilia se ne trovano solo 10. 5 a Catania, 4 a tra Palermo e Cefalù. 1 a Siracusa.

Nessun pronto soccorso pediatrico   h24 a Ragusa. 

Una mappa dei Pronto Soccorso Pediatrici h24 è ora disponibile su www.doveecomemicuro.it, il portale di public reporting delle strutture sanitarie italiane (la lista è stata diffusa dal Ministero della Salute nel febbraio dello scorso anno, inclusa nell’elenco dei presidi ospedalieri in cui sono presenti servizi d’emergenza quali: DEA di secondo livello, DEA di primo livello, Pronto soccorso e, appunto, Pronto Soccorso Pediatrici).

Per individuare il Pronto Soccorso Pediatrico h24 più vicino, basta andare su www.doveecomemicuro.it, inserire nel “cerca” la parola chiave “pronto soccorso” e selezionare la voce “Pronto Soccorso Pediatrico h24”. Nella pagina dei risultati, compariranno tutte le possibili soluzioni, ordinabili anche per vicinanza geografica.

Da qui l’amaro risultato ragusano.

Un Pronto Soccorso Pediatrico a misura di bambino dovrebbe avere alcune caratteristiche. Innanzitutto, la valutazione svolta dall’infermiere all’arrivo, cioè il Triage, che permette di assegnare uno dei 4 codici colore – rosso, giallo, verde e bianco – in base alla gravità, dovrebbe essere effettuata da personale specificamente formato per la presa in carico del bambino e della sua famiglia. Ci dovrebbe essere una guardia pediatrica 24 ore su 24 e una sala di attesa dedicata ai pazienti pediatrici, perché l’approccio che si usa con loro è diverso rispetto a quello che si adopera con l’adulto. Dovrebbe essere garantita, infine, la possibilità per il bambino di essere accolto in un’Osservazione Breve Intensiva Pediatrica”, spiega Riccardo Lubrano, presidente SIMEUP
“Questa è una terza via che va ad aggiungersi a ricovero e dimissioni, che consiste nel tenere il paziente sotto osservazione per un tempo relativamente breve prima di dimetterlo. Un’opportunità importante che permette di risolvere gran parte delle emergenze pediatriche evitando trasferimenti in altre strutture, magari lontane. Un vantaggio sia per le famiglie, che ne traggono un minor disagio, sia per i centri che, sempre più, vivono una situazione di sovraffollamento”. Sono 5 milioni, infatti, i bambini che vengono visitati ogni anno nei Pronto Soccorso Pediatrici, ma gran parte degli accessi risultano inappropriati: quelli che in fase Triage ricevono un “codice rosso o giallo”, che segnalano una reale urgenza, infatti, sono appena il 10% contro il 60-70% di quelli a cui viene attribuito un “codice verde”. La fotografia del sistema italiano emerso dall’indagine SIMEUP del 2016 mostra parecchie carenze. “In ben il 78% dei casi, il bambino è affidato non al pediatra ma al personale del Pronto Soccorso Generale, solo il 54% degli infermieri del Pronto Soccorso Generale è preparato per un Triage Pediatrico, solamente il 59% delle strutture può contare su una guardia pediatrica h24 e appena il 22% dispone di una sala di attesa dedicata ai bambini. Infine, solo il 66% è in grado di accogliere i pazienti pediatrici in un’Osservazione Breve-Intensiva”.

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it