Primissimo giorno di scuola: magia di una sfida

“Houston …! Qui Ragusa.”   La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

Finalmente, diremmo in tanti, per milioni di famiglie e di bambini e adolescenti la scuola entra nuovamente in scena. E non a distanza!Per i genitori e per i figli, questo passaggio delicato equivale ad una piccola rivoluzione nella vita quotidiana. Una variazione nel paesaggio delle esistenze ordinarie che non può essere sottovalutato.
Per molti di noi la prima volta all’asilo (per chi ne serba il ricordo), alla materna (la scuola dell’Infanzia di oggi), alla prima elementare (la Primaria di oggi), alla media (la Secondaria di I grado), ha rappresentato un autentico passaggio di formazione della nostra vita, un momento angolare profondo e intenso, nella forma di un ricordo felice per molti, di “incubo” vero e proprio per altri. Insomma, cambiano i nomi delle scuole, ma le risposte delle persone in età evolutiva, nel ventaglio multiforme e policromo che le caratterizza, si ripete nei decenni.


Talvolta, la crisi della “prima volta” costituisce una sfida che genitori e figlio non sono capaci di interpretare ed elaborare in modo costruttivo, al punto che tutti finiscono per alimentare e acuire lo stress di tutti, tanto più che il tema del distacco può coincidere con una “fragilità condivisa e circolare” di cui il genitore per primo non è consapevole. Inutile dire, infatti, che anche il genitore deve mostrarsi fermo agli occhi del bambino, senza cedere ad atteggiamenti ansiosi e ansiogeni, nonostante le lacrime iniziali del figlio intese ad enfatizzare inconsciamente il malinteso senso di un abbandono. Come in uno specchio, la difficoltà nel lasciare andare dell’adulto è la difficoltà nel separarsi del bambino.


Nella densità della compresenza, la famiglia è partecipe della nuova liturgia quotidiana che attende il figlio: il primo giorno, i genitori, fieri e fiduciosi, lo accompagnano insieme e insieme lo aspetteranno infine all’uscita. In un’impronta che genera una scia di fiducia e resta nei giorni successivi. Nella luce preziosa degli antefatti, si rivela significativa ed utile la preparazione di avvicinamento nelle settimane precedenti, il coinvolgerlo attivamente nell’acquisto del materiale scolastico, prefigurando e anticipando in una narrazione a due o a tre tutte le meraviglie che lo attendono. Dopo aver dato voce alle resistenze del figlio mediante un ascolto attivo, il genitore può prepararlo attraverso un dialogo sereno e incoraggiante con lui. Può raccontare le sue stesse esperienze, può stimolare in lui la curiosità per un’avventura in uno spazio nuovo nel quale farà nuove amicizie, nuovi compagni di giochi, un mondo in cui potrà appartenere a nuove squadre, imparare molte cose nuove. Il tutto in un racconto che ha comunque lo stesso lieto e rassicurante finale: mamma e papà (o chi per loro), suonata l’ultima campanella (in metafora e fuori metafora), saranno sempre all’uscita ad aspettarlo con gioia.


Oltre alla paura e all’ansia che naturalmente potrebbero palesarsi, tra i sintomi della “prima volta in quella scuola” in alcuni casi potrebbe far capolino una febbriciattola, mal di testa, mal di pancia e altri disturbi psicosomatici dovuti allo stress somatizzato dal “bambino” nell’affrontare questo passo cruciale. Mi preme infine sottolineare che fortunatamente questi sintomi non richiedono un tampone rapido. Quanto, invece, un abbraccio rapidissimo.

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