“PREVIENI” UN PROGETTO DA NON SOTTOVALUTARE.

Un’equipe multidisciplinare, composta da ricercatori dell’Università di Siena, La Sapienza, dell’Istituto Superiore della Sanità e dell’Ospedale S.Andrea di Roma, ha presentato in Campidoglio, alla presenza del Ministro dell’ambiente C.Clini, i risultati del progetto PREVIENI. 

Il progetto riguardante lo  “Studio in aree Pilota sui Riflessi ambientali e sanitari di alcuni contaminanti chimici emergenti interferenti endocrini: ambiente di Vita, Esiti riproduttivi e ripercussioni nell’età evolutiva” , è  promosso dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare  e coinvolge anche  il Wwf Italia.

Gli interferenti endocrini , secondo la spiegazione degli esperti, sono sostanze che possono alterare l’equilibrio dei sistemi ormonali sia nelle specie animali che nell’uomo, mettendo a rischio funzioni cruciali della vita, come lo sviluppo e la fertilità. Diversi interferenti ,presenti nell’ambiente, negli alimenti e negli oggetti della vita quotidiana,  sono da tempo attentamente sorvegliati, ad esempio le diossine,  altri sono meno indagati ancorché presenti in prodotti di uso quotidiano e possono contaminare l’ambiente e le catene alimentari. Esempi sono i perfluorati (PFOS e PFOA) nonché gli ftalati (DEHP) ed il bisfenolo A nelle plastiche.

Carlo Zaghi, del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare , afferma che l’attuazione della Strategia comunitaria in materia di sostanze che alterano il sistema endocrino impegna da anni la Commissione europea e gli Stati membri in una serie di azioni volte, inoltre, ad agire politicamente attraverso la revisione della legislazione che poi ha informato sugli obiettivi del progetto. PREVIENI , ha come obiettivi: verificare i livelli di esposizione ad IE in alcune aree rappresentative tra cui aree industriali, aree agricole intensive, aree ad elevato inquinamento urbano, oasi naturali; acquisire dati scientifici sulla correlazione tra esposizione a determinati interferenti endocrini ed alcune patologie, con particolare riferimento all’impatto degli IE sulla fertilità umana, al trasferimento di IE madre-neonato (esposizione transgenerazionale), al rischio per sottogruppi vulnerabili della popolazione, al rischio per popolazioni animali “sentinella” in due oasi naturali». Il risultati conclusivi del progetto hanno evidenziato i seguenti aspetti: gli adulti di una grande area metropolitana e di alcuni centri medio-piccoli risultano esposti in maniera prolungata e continua ad una miscela di interferenti endocrini nell’ambiente e negli alimenti; la popolazione del grande centro urbano è comunque quella maggiormente esposta: in particolare nel grande centro urbano, le persone affette da infertilità e/o da specifiche patologie riproduttive (endometriosi) presentano livelli più alti di inquinanti (bisfenolo A, DEHP, PFOS).

Questi soggetti presentano anche  alterazioni cellulari che indicano un’alterazione dell’equilibrio ormonale; le analisi del sangue di cordone ombelicale di coppie madre-neonato dopo una gravidanza sana e priva di problemi indicano un trasferimento di taluni interferenti endocrini (ad es., DEHP) dalla madre al feto. Queste sostanze potrebbero indurre alterazioni (ad esempio, infertilità nella vita adulta) non visibili al momento della nascita; il confronto fra due oasi del Wwf in Abruzzo, rispettivamente a monte e a valle di un sito inquinato, mostrano che una ferma ed oculata gestione dell’ambiente riesce a contenere i danni derivanti dall’inquinamento chimico.

«Abbiamo preso in considerazione coppie sterili e fertili appartenenti a tre diverse aree geografiche , tra cui , Roma, Sora , Ferrara, e coppie madre-bambino della realtà romana>> spiega Donatella Caserta  del Dipartimento Salute della Donna e Medicina Territoriale Università La Sapienza di Roma  dell’Ospedale S.Andrea . Lo studio ha messo in evidenza che a Roma si riscontra la più elevata concentrazione di bisfenolo A (BPA) sia nella popolazione femminile (con una quantità 17,4 ng/mL) che in quella maschile (15,1 ng/mL).

 I residenti nel basso Lazio, al contrario,  presentano una concentrazione di acido perfluoroctanoico (PFOA) nettamente superiore rispetto a quella rilevata nelle altre due aree (donne 2,2 e uomini 5,2 ng/mL).

La più alta concentrazione di MEHP si osserva a Roma, per quanto riguarda la popolazione femminile con una quantità di 67,8 ng/mL e a Ferrara per quanto concerne il gruppo degli uomini, con 8 ng/mL». Sui risultati inerenti gli aspetti ambientali , Silvano Focardi del Dipartimento di Scienze ambientali dell’Università degli Studi di Siena, riferisce che : «La valutazione dell’entità dei riflessi ambientali di interferenti endocrini nelle due Oasi Wwf abruzzesi coinvolte nello studio, la Riserva Naturale Regionale Sorgenti del Pescara e l’Oasi di Protezione della Fauna Diga di Alanno, ha mostrato come i livelli di contaminazione siano molto bassi per la quasi totalità dei bioindicatori e dei contaminanti considerati. I contaminanti oggetti dello studio non hanno avuto impatto sul sistema riproduttivo delle specie analizzate: il lombrico, i pesci barbo e trota e l’uccello acquatico fologa e questo ci permette di ipotizzare, per queste zone e per le aree circostanti, un’ottima conservazione dell’ambiente naturale che non mette a rischio la biodiversità nel suo complesso, uomo compreso».

I  risultati di PREVIENI verranno utilizzati per valutare e individuare iniziative di prevenzione, quali: sorveglianza e tutela della qualità ambientale come misura per proteggere la biodiversità e la qualità della vita; regolamentazione degli interferenti endocrini a cui risultano maggiormente esposti l’uomo, l’ambiente e le specie animali; sostituzione degli interferenti endocrini presenti nei prodotti di uso quotidiano con altre sostanze più sicure, secondo il principio stabilito dal regolamento europeo Reach sulle sostanze chimiche; aggiornamento dei controlli sulle filiere alimentari “dal campo alla tavola” e informazione al cittadino sugli stili di vita.

 

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