È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
PRESENTATO A MODICA “VIRILMENTE”
21 Apr 2013 13:04
Musica, canto, recitazione, spettacolo, nei locali di Convivio Food Experience di Modica, per la presentazione di “Virilmente”, primo dei due volumi, ( l’altro in corso di stampa si intitola “Donne senza fede”), scritto da Lucia Trombadore, pubblicato da Armando Siciliano di Messina.
Dopo il saluto del presidente della Fidapa Teresa Floridia e del presidente del Caffè letterario “S. Quasimodo” Domenico Pisana, che hanno organizzato l’evento, gli interventi di Francesca Medaglia, dottoressa di ricerca in Italianistica all’Università la Sapienza di Roma, di Giovanna Triberio, psicoterapeuta della Gestalt e psicologa scolastica, dell’autrice e dell’editore. I testi affrontano le radici simbolico-rappresentative dell’interrelazione tra “animus” e “anima”, tra “maschile” e “femminile”, tra “io” e “altro” nel mondo contemporaneo caratterizzato da identità e relazioni fluide.
“Virilmente – si legge nell’introduzione di Francesca Medaglia – è un’opera in cui la focalizzazione femminina del tema del doppio e della geminatio femminile e maschile sono asse portante. Del resto la questione del doppio, come ricerca del vero sé e come trasformazione, ha frequentemente interessato il panorama letterario sia diacronicamente, che diatopicamente: ne sono esempio le numerose opere che hanno, sin dall’epoca classica, sfruttato questo espediente letterario, in diversi modi e con diverse tipologie testuali! Il motivo è quello dello specchio, del riflesso. L’uomo guarda se stesso attraverso una focalizzazione multipla e straniante che gli permette di pervenire alla conoscenza attraverso l’altro da sé. Il doppio come metamorfosi magica si lega strettamente alla perdita di possesso di sé, che, in alcuni casi, conduce al confronto con se stesso, in altri al confronto con il diverso. Specchiarsi nell’altro in un continuo scambio di genere e di prospettiva, come è il caso di quest’opera, permette la trasformazione in un nuovo corpo, risultato di una profonda mescolanza primigenia con l’altro, poiché la presa di coscienza dell’essere conduce attraverso la comprensione dell’io più profondo. Ciò che emerge è, quindi, la ricerca di un unicum che sia il cosiddetto “terzo sesso” presente nel Simposio di Platone, quello che rappresenta l’essere perfetto e compiuto esistente prima della separazione tra l’elemento maschile e quello femminile. Nel dialogo di Platone, nel corso del simposio, che segue il banchetto offerto da Agatone per festeggiare la sua vittoria in un agone drammatico, i presenti, tra cui Socrate ed Aristofane, pronunciano a turno un encomio di Eros: Aristofane, in particolare, si richiama all’umanità primitiva, punita da Zeus col taglio del corpo in due parti e, perciò, da quel momento sempre alla ricerca dell’altra metà. Non è il “drittesGeschlecht”, che K. H. Urlichs utilizzò nel 1864 per definire i casi in cui l’anima di una donna era inclusa in un essere maschile: non è uranismo, è completezza e perfezione primigenia e mitologica. In quest’opera, attraverso tematiche e miti appartenenti alla tradizione classica, si cerca, quindi, di riflettere sulla perfezione dell’essere filosoficamente completo che basta a se stesso. Le fratture fra l’uomo e la donna, infatti, hanno reso la modernità frastagliata da una disperata ricerca dell’altro da sé, che spesso si conclude con la messa in luce dell’imperfezione umana. E’ questa la riflessione che diventa asse portante di quest’opera: l’essere umano, imperfetto e diviso, ricerca la sua metà della mela, in una costante ricerca della perfezione nell’abbattimento dei propri orizzonti limitanti. Questa serie di rappresentazioni, che si rincorrono e si alternano in Virilmente, si collocano prepotentemente nell’alveo della contemporaneità, in cui il sorgere di una società inedita e innovativa strania sempre più l’essere umano rendendolo incapace di conservare le proprie radici e la propria memoria. L’essere femminile diventa allora allegoria della memoria alla ricerca di quella perfezione primigenia, che nei secoli è stata dimenticata in quanto attraversata da molteplici bisettrici, le quali hanno dato luogo a nuove tipologie di vita: “Lo so perché mai, mai riuscii a rinnegare l’origine che io stessa nutrii, allevai e difesi dapprima con la forza della sua insorgenza e poi con quella del suo dissolversi dentro di me fino a dissolvere me, l’origine di quello che gli altri con indubbia facilità definiscono il non bello”. L’unico luogo possibile per questa ricerca identitaria diventa, allora, lo spazio teatrale, che con il suo linguaggio tutto corporeo e fisico permette la riappropriazione della materia dell’azione e della parola attraverso il confronto diretto, in cui la scena si modella attorno a questa ‘mescolanza creola’”.
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