Perché ha così successo Temptation Island? È pura fantascienza

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

Lo giuro. Io ho dovuto seguire tutte le stagioni, ma solo a stralci (memorabili), esclusivamente per scrivere questo articolo e analizzare le dinamiche relazionali, i vissuti emotivi e le “condotte antropiche”. In ragione di ineludibili motivazioni professionali insomma. Ma so di illustri professionisti insospettabili di sessant’anni che con le loro mogli sul divano e il gatto incredulo non si sono persi mai una striscia o una puntata.

Numeri da Urlo di Munch. La scorsa edizione conclusa in estate. Quasi il 32% di share, ovvero tre milioni e settecentomila studiosi ad esaminare lo schermo. Mika kotike! Con picchi del 47%: più di quattro milioni e trecentomila telespettatori incollati e incalliti. E la fascia delle ragazze e dei ragazzi dai quindici ai diciannove anni la più interessata (e considerando che la tv generalista è già in fin di vita, potremmo gridare tranquillamente al “miracolo televisivo”). 

Oramai il reality di Canale 5 è un vero e proprio fenomeno di costume che ha surclassato financo il Grande Fratello (e ve la dico tutta, secondo me anche i partecipanti del Grande Fratello la seguono ossessivamente di nascosto dalla casa). Temptation Island è tornata a settembre per ragioni sanitarie: era necessario rispondere all’astinenza di milioni di utenti come noi (e poi bisogna battere il luminoso trend fin tanto che è rovente il più a lungo possibile).   

Il segreto del successo di questo format? Non è esattamente il Terzo Mistero di Fatima. La potenza dello spettacolo very pop ribolle nell’effetto voyeurismo, la curiosità verso i mazzi e contromazzi degli altri, soprattutto se sono casini e dilemmi sentimentali laceranti, quelli che (in misura e forma diversa per fortuna) appartengono a tantissimi di coloro che assistono e commentano e giudicano e tifano dall’altra parte dello schermo morale (gatti compresi). 

Quando ci ripenso, un po’ sorrido di sgomento. Il lungo pseudo-isolamento di coppie e tentators (pagati profumatamente per calcolarti e adularti e allisciarti come fossi l’ultimo Brad Pitt in un’isola deserta) che si metteranno alla prova sfidando il Dio Ormone e tenteranno di risolvere la propria crisi. Diciamolo, detta già così è talmente stupida da essere avvincente e irresistibile.

La sera, dopo la quotidiana indigestione di realtà, abbiamo bisogno di essere catapultati in un’altra dimensione, un metaverso che è un cortile digitale, un film di fantaincoscienza a puntate. Comico a sua insaputa. 

La tv per voyeur non è proprio Super Quark o Ulisse di Alberto Angela. Ma non possiamo essere intelligenti tutta la vita! E tutte le sante ore della giornata.

E subito poi, il fenomeno tv in salsa cibernetica cattura l’attenzione infuocata dei social, in diatribe e commenti che alimentano la curiosità degli intellettuali che non vogliono sentirsi esclusi. 

E poi il gran finale da Hitchcock. Le coppie finaliste dinanzi a milioni di analisti decidono il destino della propria storia in un discernimento elettrizzante e adrenalinico che solo Via Col Vento … C’è chi si separa e fugge col single, altri si baciano spontaneamente in mondovisione con l’autenticità dell’olio di palma dei tempi migliori e gli applausi di tutti i concorrenti che si immedesimano inevitabilmente … in se stessi. Altri rompono, sul tappeto di note di “Se mi lasci non vale, e so resistere a tutto tranne che alle tentazioni” di wildiana memoria. Altrove invece sboccia il lieto fine tra lacrime e abbracci e danze propiziatorie o espiatorie, fate voi. E in tanti sul divano che sogghignano compiaciuti: “Ha fatto bene. E ben ti sta! Lurda ca si.” o altrove, in altri più misericordiosi divani: “Poverina. Io che avrei fatto al posto suo?” 

E nel cuore di tutto, le fusa stralunate di un gatto senza parole sul mood di Blade Runner: “Ho visto cose che voi tentatori non immaginate …”

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