Oscar Farinetti: “Amici siciliani, avete tutto, non fatevi scappare i sogni”. Ma noi non ne siamo consapevoli

Pubblichiamo l’intervento di Oscar Farinetti, patron di EatItaly, tratto dalla prima pagina del quotidiano La Sicilia di oggi. Parla anche di Ragusa, della nostra provincia e in generale della Sicilia spiegando che siamo una terra davvero fortunata. Non gli diamo torto, anzi è proprio così. Ma forse noi siciliani non ne abbiamo la completa consapevolezza. E inseguiamo chimere lasciando perdere i nostri sogni.

Ecco il suo intervento: “Tutte le volte che atterro a Palermo o a Catania, non appena metto il piede a terra, mi accade un fatto a cui non è semplice fornire una spiegazione. Mi sento bene. Aggiungo che ogni volta che riparto mi prende una forma di “mal di Sicilia”, una sorta di saudade che mi accompagna nostalgicamente ma in forma serena, proprio come la malinconia brasiliana, fino a quando ci ritorno.

L’unica interpretazione che sono stato capace di darmi è che probabilmente qualche mio avo fu siciliano. Un po’ come avviene se visiti l’Etiopia, tu vai nella Rift Valley e quando l’abbandoni ti prende il mal d’Africa, il tuo corpo sente che i tuoi antenati son partiti da lì. Questo è più o meno sicuro. Mi piace tutto della Sicilia. Vado matto per i paesaggi che mi offre, non è mica soltanto un’isola, mi pare un continente. Ad ogni scollinata si aprono ai miei occhi interminati spazi e sovrumani silenzi e profondissima quiete.

Ed ognuno di questi scenari è diverso dall’altro. Posso andare al mare, per esempio a Cefalù, a Taormina, a Trapani, posso andare in montagna, sui Nebrodi per esempio, posso farmi un giro tra Ragusa e Siracusa con una capatina a Noto e Marzamemi senza dimenticare Pachino, posso andare a vedermi le colline di grano tra Enna e Agrigento o le distese di agrumeti del Catanese, farmi un giretto a Marsala, prendere un traghetto e vedermi un po’ le isole, girare senza meta tra le vie di Palermo, Catania e Messina e guardarmi la Calabria di fronte allo Stretto e immaginarmi Scilla e Cariddi meno crudeli di quanto vengano raccontate.

Insomma dovunque vada in Sicilia trovo bellezza. E a me la bellezza dà piacere. E il piacere mi dà la forza di affrontare i problemi. Mi piacciono i prodotti della terra siciliana, diciamolo, forse i migliori in Italia. E su tutti il vino dell’Etna, l’oliva di Ragusa, l’arancia Sanguinello, la melanzana di Vittoria, il pomodoro di Pachino e il fico d’india di San Cono (ma quanti ne dimentico!). Mi piace perdermi tra le mille espressioni della grande arte antica che si trovano in Sicilia, mi piace leggere Pirandello, Tomasi, Verga, Vittorini, Sciascia, Camilleri (quanti ne dimentico!), e vi garantisco che letti là sul posto sono un’altra cosa (provate a leggere “Ciaula scopre la luna” a Comitini). Mi piace il marchio, Sicily, che oggi è uno dei più conosciuti al mondo. Mi piacciono perfino i Siciliani. E siamo arrivati al dunque.Possibile che un pezzo del mondo così pieno di bellezza, così ricco di potenzialità, sia in crisi? Quale futuro ha di fronte a sé la Sicilia?Sentite cosa dice il rapporto Eurostat 2019: «Sicilia, la regione più povera d’Europa, insieme alla Campania. In Sicilia il tasso di povertà ed esclusione sociale è al 51% della popolazione». Oggi, dopo il Covid, non lo so se vada meglio. Dunque possiamo affermare che la Sicilia è oggettivamente in crisi. Perché? Di solito quando qualcosa non funziona nelle mie attività dò la colpa a me stesso e mi chiedo dove ho sbagliato. Nello stesso modo mi comporto quando provo ad analizzare situazioni di crisi che non mi riguardano, cioè quando non faccio i cavoli miei, come ora, dunque perdonatemi. Credo che i Siciliani, i miei amati Siciliani, debbano chiedersi dove hanno sbagliato.

Domando: perché la Sicilia, che ha oltre 1.500 km di costa (e che costa!) accoglie meno della metà dei turisti stranieri che vanno in vacanza in Romagna, la quale ha meno di 100 km di costa (insomma, diciamo non così bella come quella siciliana)? Perché la Sicilia esporta solo l’1,9% dei prodotti agroalimentari italiani? Perché i musei e i parchi archeologici della Sicilia fanno meno ingressi di quelli in Lombardia? In Lombardia! Perché, su 818 prodotti agroalimentari e vini a denominazione protetta che ci sono in Italia, la Sicilia, con tutto quel ben di Dio, ne ha solo 67?

Tutte le volte che affronto questi temi con i miei amici siciliani li esorto a smetterla di dar la colpa al resto del mondo, alle infrastrutture che non ci sarebbero, e a chiedersi cosa possono fare loro per riemergere. Debbono fare delle scelte e agire. E, sapete perché insisto? Perché vedo luce, soprattutto quando parlo con le nuove generazioni; colgo un afflato diverso, un moto decisamente pro-attivo. E già vediamo numeri migliori nel 2022 e ’23 su esportazioni e turisti. La Sicilia ce la farà.

Il più rimane da fare, per questo il futuro è meraviglioso, forse non esiste altro luogo al mondo per cui valga tanto questo straordinario ragionamento di uno dei miei grandi maestri: Ingvar Kamprad, il fondatore di Ikea.Chiudo ragionando per poche righe su questa storia delle infrastrutture. Provate ad andare a Rimini in un weekend d’estate, ore di coda. Provate ad entrare in Firenze in una qualsiasi giornata dell’anno, è come un ficodindia: dentro buonissima, ma per entrarci Sapete qual è la nazione con un tasso turistico internazionale tra i più elevati al mondo? La Thailandia. Andatevi a vedere che razza di infrastrutture possiede la Thailandia.

Ebbene Berlusconi (sapete che in generale non la penso come lui, ma quanto a idee geniali non lo batte nessuno) oltre vent’anni fa rilanciò l’idea del Ponte sullo Stretto. Idea straordinaria secondo me. Ora, io non m’intendo di ingegneria, ma se quelli che dicono che si può fare e che resterebbe in piedi anche dopo un forte terremoto avessero ragione, ebbene fatelo quel ponte. Vi cambierà la vita. Diventerebbe il simbolo non solo della Sicilia ma dell’Italia intera, la vostra Tour Eiffel, il vostro Guggenheim (mi riferisco a Bilbao). Vi raddoppierà il flusso turistico, anche solo per la pubblicità (gratis) indotta.

E sarà un’emozione, per tutti coloro che attraverseranno quella meraviglia della tecnologia, passare da tanta modernità a una terra antica, vera, piena di bellezza e imperfezioni, com’è la vostra straordinaria isola. Ma non permettete che diventi oggetto di propaganda della politica romana, magari sbandierato proprio da chi ha, da sempre, avuto un’idea di voi, diciamo non altissima e, fino a poco tempo fa, dichiarava pure a chiare lettere cosa pensa dei meridionali.

Appropriatevi di quel fantastico progetto e fatevelo il vostro ponte, naturalmente coordinandovi con il Governo nazionale. E gioverà non poco anche alla Calabria.E che sia il ponte più bello del mondo!Foto di repertorio con Farinetti e i vertici della Locanda Don Serafino, Pinuccio e Antonio La Rosa e lo chef stellato Vincenzo Candiano.

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