“ODI ALLE DODICI TERRE. IL VENTO, A CORDE, DAGLI IBLEI”

E’ stata presentata ieri a Modica  presso L’Auditorium “P. Floridia”  l’ultima opera  poetica , bilingue(italiano-inglese), di Domenico Pisana, pubblicata dall’Editore Armando Siciliano,   dal titolo “Odi alle dodici terre”  e con un sottotitolo: “Il vento, a corde, dagli Iblei”,  tratto da una poesia di Quasimodo.   

L’iniziativa è stata organizzata dalla Fondazione Teatro Garibaldi e dal Comune di Modica in collaborazione con l’Editore Armando Siciliano di Messina, ed ha avuto il  patrocinio,  del  Caffè Letterario Quasimodo,  della Fidapa di Modica, della  Fondazione Ente Liceo Convitto, della Inner Wheel “Ragusa Contea di Modica” e “Ragusa centro”,   del Consorzio per la tutela del Cioccolato di Modica,  dell’associazione Confronto e della Fondazione Grimaldi.     

Alla presentazione sono intervenuti Paolo Nifosì, critico e storico dell’arte, Lucia Trombadore, Presidente della Fidapa,  Carlo Cartier e il M° Giovanni Cultrera, rispettivamente Direttore artistico e Direttore musicale della Fondazione Teatro Garibaldi, nonché il sindaco di Modica Ignazio Abbate  e l’assessore alla cultura Di Giacomo, il sindaco di Pozzallo, il Sovrintendente del Teatro Garibaldi, Tonino Cannata, e l’Editore Armando Siciliano di Messina. Il M° Sergio Carrubba ha arricchito la serata con intermezzi musicali al pianoforte.

Questo raccolta poetica – spiega Domenico Pisana – nasce da un’esperienza diretta di accostamento ai luoghi della terra iblea, che è veramente, almeno per me, un angolo magico di Sicilia. La terra di Quasimodo, Bufalino, di  Campailla e di tanti altri personaggi noti e meno noti, è sicuramente al centro delle mie Odi e del mio sentire poetico che, ricorrendo al verso, esalta la civiltà iblea ricca di storia e di cultura. Ringrazio l’Editore Armando Siciliano che ha creduto in quest’opera e si è scommesso portando alla luce  il volume e pensando anche che una traduzione in inglese dovesse supportare il testo italiano al fine di favorire una maggiore diffusione del libro e, così, promuovere il territorio ibleo. La poetessa Floriana Ferro, già autrice di suoi testi poetici in inglese, in tal senso è stata molto efficace nella sua traduzione. Esprimere poi la “poesia dei luoghi”  a me più cari – prosegue l’autore –  è stato come dare senso al mio bisogno di mettere in versi la bellezza che viene dal paesaggio, dalla campagna iblea, da chiese e vicoli, palazzi e monumenti, dal mare e dalle nostre coste marine, dalle nostre tradizioni culturali, religiose e folkloriche, tutti elementi che costituiscono il “filo identitario” delle dodici terre degli Iblei.  Ringrazio anche  il M° Piero Guccione per aver concesso a me e  all’editore l’inserimento nel volume di oltre 20 opere, consentendo, grazie anche alla preziosa collaborazione di paolo Nifosì nella scelta,  un armonioso intreccio tra arte e poesia e impreziosendo, così, il discorso poetico nella sua evoluzione lirico-espressiva”.

Il mio ringraziamento – conclude Pisana –  va anche  allo scrittore Pietrangelo Buttafuoco  che  così si esprime in un passaggio della sua prefazione:   ” E’ un silenzio che non sta fermo in petto quello del sentimento e Domenico Pisana –forgiando il respiro nel ritmo della poesia – tesse un ordito di rara intensità. La poesia, il suo poetare, è verità che s’incammina col manto festoso dell’espressione. E Pisana – intriso di gioia panica, prodigo di pietas verso ciò che perviene allo sguardo – attraverso il canto lirico che scioglie al suo cielo, per se stesso e per chi, nell’ascolto, rammemora, consegna un canzoniere mirabile.

Una pietra incastonata, questo è il prezioso canovaccio di Pisana, in un gioiello altrimenti familiare: la terra iblea, là dove divampa la chioma dei carrubi.

L’anima è segretamente al lavoro. Insegue il canto degli uccelli, il sole al tramonto, il chiarore della luna, i profumi che emana il grano appena mietuto, la pioggia che scende nel baluginio della sera. E’ un dettato fatato quello di Domenico Pisana e la sua voce – in forza di una conoscenza di luoghi che la memoria corale degli astanti nutre di converso nel contesto di un orizzonte di lucore – è specchio di una storia…”

 

 

 

 

 

 

 

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