NOVITA’ DALL’EURO?

Siamo più volte ritornati sulla problematica della fiducia dei mercati internazionali e sul valore che ha lo spread per la nostra economia,
Da più parti sento diffondere un certo scetticismo sugli effetti dell’operato del governo e sui risultati che nei mercati internazionali riscuote l’Italia in termini di fiducia; ovviamente la tesi è: l’innalzamento dello spread non era responsabilità di Berlusconi tanto è vero che il governo Monti, un governo di “marziani” rispetto al governo precedente, nonostante gli sforzi e i sacrifici imposti e che ancora imporrà agli Italiani non ha poi ottenuto granchè.

Non sono d’accordo e mi permetto di sottoporre qualche elemento di riflessione:
1)    Dato il repentino incremento dei tassi sui nostri BTP verificatosi da luglio in poi in continuo crescendo è perfettamente ipotizzabile (e ne sono convinto) che senza cambio di rotta la crescita sarebbe continuata compromettendo in modo irrimediabile la possibilità di porre un freno alla speculazione che oramai ci aggrediva senza sosta;
2)    La risposta dei mercati riguardo alle prospettive di investimento non sempre è repentina, soprattutto in una situazione in cui una realtà economica come la nostra ha compiuto una virata molto decisa in termini di “amministrazione”, ma non ha ancora trovato una solida base politica che sostenga in prospettiva gli sforzi di risanamento (la maggioranza è variegata, alcuni settori minacciano in continuazione di “staccare la spina”, il governo è comunque a termine, massimo un anno);
3)    I dati relativi allo spread vanno analizzati in modo attento e va considerato il, fatto fino a qualche mese fa impensabile, che la fiducia nei nostri titoli di stato continua a crescere nonostante le condizioni esogene rispetto all’attività del nostro governo siano assolutamente negative, anzi per certi aspetti proibitive. Chi avrebbe ipotizzato che nonostante ben 2 società di rating (Standard & Poor’s e Fichte) abbiano con sospetto tempismo abbassato i rating del nostro debito pubblico sia i rendimenti venuti fuori dalle aste dei BTP e dei BOT sono sempre scesi, sia lo spread con i bund continua a scendere.
 In questo senso il mercato sta rivelandosi poco permeabile ai giudizi delle società di rating che godono di sempre minore credito e si rivelano invece più attenti alle reali problematiche che affliggono l’Europa e che più volte abbiamo evidenziato essere costituite dall’assenza di una governance efficaec e specifica dei 17 paesi di area Euro che non hanno sempre interessi coincidenti con i 27 paesi dell’Unione Europea.
In questo senso l’ultimo vertice europeo è stato invece salutato come un primo passo verso quelle decisioni che tutti i mercati ormai si aspettano e che cominciano a delinearsi, anche grazie al rinnovato ruolo centrale che l’Italia ha riassunto con Monti.

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