MOSCATO DI CHAMBAVE

La Valle d’Aosta è una regione sita a nord ovest e conosciuta per le sue mete sciistiche, ma sconosciuta a molti per la sua produzione vitivinicola.  E’ la regione italiana, che produce il minor numero di ettolitri di vino l’anno. Il suo rilievo geomorfologico, caratterizzato praticamente da sole montagne, limita tantissimo lo spazio adatto  alla coltivazione della vite. Eppure la vite viene coltivata qui, già dal II secolo a.C., dai romani.  Giulio Cesare e Plinio ne testimoniano la fiorente attività vitivinicola.

Il clima regionale si caratterizza per estati calde, ma non afose, e per inverni freddi. Notevoli sono la poca umidità e l’escursione termica tra notte e giorno. Quest’ultima, ideale per la coltivazione dei vini bianchi.

Uno dei vini valdostani più interessanti è il Moscato di Chambave, che rientra nella DOC Valle d’Aosta. La zona di produzione di vini si concentra lungo la vallata percorsa dal fiume Dora Baltea. Il Moscato di Chambave, però, si produce solamente in una zona a est di Aosta ed  ha nella città di Chambave il suo centro produttivo, assieme ai comuni di Saint-Denise, Verrayes, Pontey, Montjovet, Châtillon e Saint-Vincent.

La prima testimonianza storica di questo vino risale al XIV secolo, quando alcuni nobili valdostani donarono alcuni barili di questo vino a Bona di Borbone. Le testimonianze si susseguono nei secoli e il moscato valdostano acquista sempre più fama, fino a quando, nei primi anni del Novecento, il vino rischia la scomparsa, scongiurata negli anni Ottanta dal lavoro della Cooperativa di Vegneron.

L’uva moscato utilizzata è del tipo moscato bianco. Questo, una volta maturo, viene fatto appassire sui graticci fino a quando l’uva raggiunge il contenuto zuccherino di 26%. L’appassimento, in genere, termina a dicembre, ma in alcune annate si può arrivare anche fino a febbraio.

Il Moscato di Chambave possiede un bel colore giallo dorato, particolarmente brillante. I profumi sono tipici dell’uva moscato, ma a questi si aggiunge una buona componente acida che dà freschezza sia agli odori, sia al vino stesso, evitando così che possa diventare stucchevole. Un requisito fondamentale che distingue un grande vino dolce da uno mediocre è proprio la componente acida, che impedisce al vino di diventare stucchevole.

La produzione di questo vino è limitata e il suo reperimento è molto arduo. Al di fuori della regione di produzione è possibile trovarlo solo in poche enoteche, in genere site nelle grandi città.

In genere viene consigliato l’abbinamento con le tipiche tegole valdostane, che altro non sono che pasticceria secca. Ma probabilmente, come tutti i vini passiti, trova migliore abbinamento con del fegato grasso, magari non troppo speziato, o del formaggio piccante.

 

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