Morte di Jasmine: la pista dei social non è quella privilegiata. Aperto fascicolo per istigazione al suicidio

La vicenda della piccola Jasmine, la ragazzina di origini magrebine morta il 9 febbraio a Vittoria, ritrovata dai familiari con una corda al collo, continua a far discutere. I familiari, intervistati dal TG5, sono convinti che la bambina avrebbe deciso di seguire un gioco estremo lanciato tramite una sfida social.

Ma la pista dei social, al momento, non ha dato nessuna evidenza e sembra non essere quella privilegiata dalla Procura. In un servizio andato in onda su Video Mediterraneo, infatti, la Procura di Ragusa non avrebbe al momento nessuna prova che collegherebbe la morte della bambina ad un gioco nato online.

In ogni caso, è stato aperto un fascilo per istigazione al suicidio: un atto dovuto, per permettere agli inquirenti di battere tutte le piste investigative. Jasmine, la cui famiglia è di origini magrebine, era una bambina ben integrata nella scuola e nella società vittoriese, così come i suoi familiari.

A detta dei familiari, era una bambina felice che non aveva dato nessun segno di squilibrio e nessun campanello d’allarme. La sua morte resta un vero mistero.

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