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Modica e il dissesto: una crisi annunciata. Sarà un’opportunità di rinascita? E’ tutto adesso nelle mani della Sindaca
11 Gen 2025 08:04
In questi giorni è al centro del dibattito pubblico, la decisione della sindaca Maria Monisteri, insieme alla sua giunta, di dichiarare il dissesto finanziario del Comune di Modica. Una scelta che, per quanto straordinaria nella sua portata, non ha sorpreso i cittadini più attenti. Chi ha osservato gli eventi senza lasciarsi condizionare da schieramenti politici o da una cieca fedeltà verso la precedente amministrazione guidata da Ignazio Abbate, ben intuiva l’inevitabilità dell’atto, nonostante le rassicurazioni di segno opposto fornite in passato.L’atto della giunta Monisteri rappresenta dunque l’epilogo di una stagione amministrativa fatta di luci abbaglianti, capaci di distogliere lo sguardo dalle ombre profonde che gravavano sulla città, ora impossibili da ignorare.
Un passato che non passa
Durante l’amministrazione Abbate, Modica ha vissuto un paradosso economico. Un comune, già gravato dal piano di riequilibrio adottato dalla giunta Buscema e chiamato a sacrifici per risanare le casse, è sembrato improvvisamente fiorire. Opere pubbliche, eventi, manutenzioni straordinarie e illuminazioni—persino di aree che alcuni, maliziosamente, suggeriscono non fossero esclusivamente pubbliche—hanno proiettato l’immagine di una città in pieno rilancio. Questo “miracolo” ha consolidato la fortuna politica di Abbate, culminata nella sua elezione a deputato regionale. Eppure, oggi pare sia questo il prezzo di questo idillio amministrativo che si è rivelato essere altissimo: 120 milioni di euro di debiti accertati, cui si sommano passività fuori bilancio non ancora quantificate, per un deficit che potrebbe avvicinarsi ai 200 milioni di euro. Oggi i modicani pare non abbiano dubbi sui responsabili e puntano il dito contro la precedente amministrazione e nello specifico contro Abbate che era il dominus assoluto di Palazzo san Domenico in barba alla collegialità della giunta e ai dirigenti più volte accusati di non essere stati indipendenti, come la legge richiede, dalle logiche politiche. I cittadini modicani ritengono impossibile che la giunta Monisteri, in meno di 18 mesi, abbia potuto accumulare un tale disastro finanziario. In tutto ciò aiuta la Corte dei conti che infatti nella delibera n. 250, incrimina proprio gli anni 2021 – 2022 della gestione Abbate proiettata alle elezioni regionali, non lasciando spazio ad altre interpretazioni, anche quelle che vorrebbero addossare responsabilità alle amministrazioni precedenti. Inoltre sembra davvero che al danno si aggiunga la beffa se si pensa che se fosse stato rispettato il piano di riequilibrio della giunta Buscema del 2013, proprio l’anno 2021 doveva essere quello che avrebbe portato le casse comunali in attivo con un debito azzerato e risorse aggiuntive per oltre 8 milioni di euro. Non stupisce, quindi, che Abbate abbia tentato ogni possibile mossa—compresa la proposta di una improbabile legge “Salva Modica”—per scongiurare il dissesto.
La scelta della sindaca Monisteri: coraggio o necessità?
La dichiarazione di dissesto, arrivata con tempistiche e modalità inattese, segna una svolta politica e amministrativa. Maria Monisteri, inizialmente percepita da molti come figura subalterna al sistema costruito da Abbate, ha dimostrato una determinazione inaspettata e forse non più sperata. Con fermezza, ha posto la giunta di fronte a un bivio: sostenere il dissesto o votare contro e assumersi la responsabilità della decisione, motivando il proprio voto contrario. Dinnanzi ad una simile prospettiva ecco arrivare l’inaspettato voto all’unanimità della delibera. Un risultato non scontato e dalla chiara valenza politica. Una seduta di giunta tesissima, caratterizzata da serrati confronti e perfino da una telefonata all’onorevole Abbate, ha sancito l’irreversibilità della scelta. Pur dolorosa, la dichiarazione di dissesto si è rivelata un atto di responsabilità. La sindaca ha dimostrato una lucidità che solo chi opera per il bene collettivo può mantenere. Tuttavia, la questione resta aperta: le colpe possono essere attribuite esclusivamente all’amministrazione Abbate? Oppure, come sostenuto dalla Monisteri, vi sono responsabilità condivise anche con le amministrazioni precedenti?
Il monito di Antonello Buscema: memoria come lezione
Tra le voci critiche, quella dell’ex sindaco Antonello Buscema si distingue per il rigore delle sue analisi. Buscema rivendica il merito della sua amministrazione (2008-2013) di aver evitato il dissesto, elaborando un piano di riequilibrio che, a suo avviso, è stato successivamente ignorato o deliberatamente sabotato in favore di politiche finanziarie volte più al consenso elettorale che alla sostenibilità economica. “Guardare al passato non significa piangersi addosso, ma trarne insegnamento per costruire un futuro migliore”, ammonisce Buscema, le cui parole riecheggiano come un monito e, al contempo, una speranza.
I protagonisti di una nuova stagione
Il dissesto rappresenta una sconfitta collettiva: della politica, incapace di prevenire una gestione insostenibile; dei cittadini, che troppo spesso hanno chiuso gli occhi dinanzi a evidenti criticità pur di preservare piccoli privilegi personali. Eppure, in questo scenario complesso emergono, tra pochi altri, figure che potrebbero rappresentare la chiave per una rinascita come ad esempio gli assessori Antonio Drago e Saro Viola. Il primo per aver assunto con coraggio posizioni forti e per questo più volte osteggiato e attaccato dall’entourage di Abbate. Uno degli attacchi più virulenti si ricorderà è stato quello della “commissione d’inchiesta” composta tutta da fedelissimi di Abbate per valutare nell’ambito dei lavori pubblici, l’operato di Drago. A parte che il comune non può avere una commissione di inchiesta rimane il dato che quella operazione fu condotta per delegittimare quella che allora era forse l’unica stecca nel coro. Il secondo, Viola, per alcune dichiarazioni che andavo nettamente in contrapposizione al volere dell’ex sindaco. Entrambi hanno sostenuto la sindaca Monisteri con coerenza, guadagnandosi ad oggi il rispetto di una parte crescente della cittadinanza. Alla linea dei due assessori pare che negli ultimi mesi si siano affiancati timidamente altri componenti della giunta ed il voto all’unanimità della delibera di dissesto è una prima conferma. Al loro fianco inoltre, i consiglieri di maggioranza,Armenia, Aurnia, Borrometi, Cascino, Cecere, Civello, Guccione, Minardo e Spadaro che non hanno esitato a prendere posizione ed hanno affrontato la crisi con adesione alla realtà e senso civico, invitando Modica a interpretare questa difficoltà come un’occasione per ripensare il futuro della città. Proprio dal coraggio, dalla forza di volontà di ognuno di essi e del loro senso civico con a capo la Sindaca, Modica può e deve ripartire.
Il futuro di Modica: un’altra ricostruzione
La dichiarazione di dissesto infatti segna sì una sconfitta, ma può anche diventare il punto di partenza per una nuova stagione politica e sociale. La prima dimostrazione la si attende adesso dal Consiglio comunale che non deve tardare ad approvare la dichiarazione di dissesto. Modica, che seppe risorgere dalle macerie del terremoto del 1693, deve ora affrontare una fase difficile della propria vita amministrativa. Sarà essenziale abbandonare logiche divisive e costruire una visione condivisa, fondata su trasparenza e bene comune.La sindaca Monisteri e tutti coloro i quali intenderanno seguirla in questa scelta, si trovano al centro di un momento cruciale, in cui il peso delle scelte non riguarda solo l’amministrazione comunale ma incarna un messaggio più ampio: quello di una politica di difesa degli interessi collettivi. La loro decisione, si ergerà come un atto di coraggio civile e va sostenuta.La scelta della Monisteri è un monito per tutta la politica modicana, che spesso si rifugia in scelte di comodo o in una gestione conservativa del potere. Dimostra che il coraggio, quando è autentico, è capace di generare fiducia e, speriamo, anche mobilitazione. La speranza, infatti, non nasce dal nulla, ma dal percepire che esiste una possibilità concreta di costruire un futuro migliore, dove la dignità di ogni cittadino è tutelata.La storia insegna che Modica sa rialzarsi. Questa crisi può trasformarsi in una rinascita, a patto che il consenso elettorale non venga mai più anteposto alla sostenibilità economica e al rispetto per i cittadini. Il dissesto, in questo senso, non è solo una fine, ma un nuovo inizio.
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