MITI DI IERI MITI DI OGGI

Liceo Classico Umberto I, Ragusa Classe 4B
Docente referente : Enza Ferro

“…Potendo si sarebbe volentieri fatto a meno di tanta mitologia, ma siamo convinti che il mito è un linguaggio, un mezzo espressivo, una particolare sostanza di significati che null’altro potrebbe rendere”. Cesare Pavese

Così ieri, ma oggi gli antichi miti, quei bei racconti fantastici che tanto hanno appassionato i nostri nonni, i nostri padri e noi, riescono ancora ad appassionare i nostri giovani studenti nell’era di facebook e degli smartphone ? Oppure hanno bisogno di un leggero restyling?
Noi ci abbiamo provato.
professoressa ENZA FERRO,
liceo classico Umberto I, Ragusa

“PERSEFONE E ADE”
Fonti: Esiodo, Teogonia , vv 912 ss ; Ovidio, Metamorfosi, vv 385 ss; Igino, favole, 146

Ade chiese a Giove di dargli in moglie Persefone, la figlia sua e di Demetra. Giove disse che Demetra non avrebbe sopportato che sua figlia abitasse nel Tartaro tenebroso, ma gli ordinò di rapire Persefone, mentre raccoglieva fiori sul monte Etna, che è in Sicilia. Mentre Persefone stava raccogliendo fiori lì, insieme a Venere, Diana e Minerva, Plutone arrivò con la sua quadriga e la rapì; in seguito Demetra ottenne da Giove che la figlia trascorresse metà dell’anno presso di lei e l’altra metà con Plutone.

La giovane Persefone e la madre Demetra avevano sempre vissuto insieme in un lussuoso loft a Manhattan, il quartiere residenziale più costoso, lussureggiante e pullulante di divi (e divinità) di tutta New York City.
In perfetta sintonia, in simbiosi, stile “una mamma per amica”, sempre d’accordo su tutto, dallo smalto da usare al vestitino da mettere, le due passavano tutto il loro tempo fra Mall, spa e centri benessere. Sembrava una vita perfetta ma … non era per niente così: il rapporto tra di loro era oppressivo ed asfissiante. Sempre appiccicate l’una a l’altra, nessuna delle due aveva uno spazio proprio in cui non rientrasse anche l’altra.
Eccole là, in tutto il loro splendore: Persefone, ragazzina fresca e ingenua, la classica rosa tenuta sotto una campana di vetro dal suo piccolo principe, anzi, dalla sua grande regina, fatta di botulino e silicone: più di una volta gli inviati di Striscia la notizia avevano parlato di lei nella rubrica “Fatti e rifatti”, tanti erano stati gli interventi chirurgici a cui si era sottoposta.
Click -clack, un sms fa vibrare il nuovo smartfone di Persefone: la new collection di borse Gucci è arrivata, bisogna scegliere il modello più costoso prima di tutte le altre fighette dell’Olimpo’ s club.
Via di corsa al Guccistore: arrivano, comprano, escono, in preda alla A.S.S. (sindrome da shopping acuta) svuotano mezzo negozio. Giunte però al parcheggio, le due dovettero separarsi. Nel taxi-limousine non c’era posto neanche per uno spillo: i pacchi di Demetra avevano riempito ogni angolino. Perfino Caront, l’attempato autista, impettito nella sua griffata livrea DIOR (Deuce Immortal On River, demonio immortale sul fiume) dovette mettere un pacchetto sulle gambe. Furono così costrette a separarsi: sbaciucchiamenti, lacrime e raccomandazioni (e intanto il tassametro scorreva!).
L’autista di Persefone, Mercury, però, nuovo della city, con il tom tom fuori uso, disorientato dal caotico traffico della grande mela portò la giovane dalle unghie laccate ad Harlem, il quartiere nero di New York, il più malfamato.
Persefone, che aveva dimenticato di mettere le sue lentine colorate, in tono con l’elegante parure di acquamarine e zaffiri che le pendeva dai lobi, scambiò l’insegna “panineria Pucci” con “Gucci”.
Ops,- ho dimenticato di comprare la cover del nuovo smartfone intonata al tacco delle nuove Geox – disse tra sè e sè Persefone e pensando che si trattasse di una succursale del lussuoso negozio della fifthy avenue entrò.
L’ambiente non era quello che si aspettava, ma si sedette lo stesso ad un tavolo, in attesa di essere servita. Ade, il barista culturista, senza neppure attendere la comanda, le portò un hamburger unto e bisunto. Persefone lo mangiò:quel panino era quanto di più buono mai mangiato in vita sua, e inoltre Ade, finito il turno, la invitò a bere un drink nel suo loft.Persefone affascinata dai muscolosi bicipidi,deltoidi e accettò di buon grado perfino l’invito di fermarsi a casa di Ade per fare insiere qualche esercizio di aerobica.
Nel frattempo Demetra non vedendo rientrare la figlia, piangeva preoccupata: si era persino rivolta a “Chi l’ha visto” ma, sull’onda degli sbalzi emozionali tipici dell’età non più adolescenziale percepiva una strana sensazione: si sentiva, suo malgrado, libera e sollevata. Poteva finalmente avere una vita tutta sua, accendere la Tv, vedere quelle telelovelas strappalacrime piangendo senza ritegno, senza incorrere nelle battute ironiche della figlia, Dopo qualche giorno rinunciò a rintracciare lo smartphone della ragazza.
Proprio in quel momento un poliziotto, chiamato dai vicini, infastiditi dagli schiamazzi notturni dei due, che tra uno step aerobico e un altro anaerobico a ritmo di salsa e merèngue, si erano profondamente innamorati, aveva rintracciato Persefone e, in quanto minorenne, l’aveva ricondotta dalla madre. Lacrime di gioia nel ritrovarsi, non ci divideremo mai più. Ma ben presto ognuna delle due donne cominciò a sentìrsi infelice: Persefone si era innamorata di Ade, e Demetra si era innamorata della libertà.Da buone “amiche”, le due presero una decisione: Persefone sarebbe rimasta 6 mesi l’anno ad Harlem, con il suo Ade, e per gli altri 6 mesi avrebbe raggiunto la madre per rivivere insieme come prima. Adesso sì, che la vita era perfetta.

   

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