Migranti: “Facciamoli scendere, restiamo umani”. Avviata la manifestazione a Catania, mentre per 17 obbligo a scendere per sospetta tubercolosi. Mons. Staglianò: “La Chiesa di Sicilia con i migranti. Facciamo sciopero fame”

“Facciamoli scendere, restiamo umani”. E’ iniziata a Catania la manifestazione a favore dei migranti bloccati da giorni sulla Diciotti al porto. Sigle di sinistra, gruppi cristiani, sindacati, centri sociali sventoleranno le bandiere oggi pomeriggio. “È inaccettabile la scelta del Governo italiano, e in particolare del ministro dell’Interno Matteo Salvini, di impedire lo sbarco nel territorio italiano di persone stremate e in precarie condizioni di salute – scrivono i manifestanti in una nota – Nessun obiettivo politico del Governo può giustificare l’utilizzo di centinaia di vite umane come arma di ricatto, considerate carne da macello, non vite e speranze ma numeri da distribuire o respingere”.
Solidarizzeranno con i migranti, tra gli altri, i Cobas, la Cgil, Pax Christi, l’Anpi, i No Muos, I Siciliani Giovani, la Rete antirazzista, l’Arci Sicilia, i centri sociali. Anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ha aderito alla manifestazione e parla anche dell’equipaggio: “La liberazione dei 42 cittadini palermitani attualmente detenuti a bordo della nave Diciotti è una priorità tanto quanto lo è la liberazione dei migranti cui viene negata la possibilità di accedere alle tutele legali cui hanno diritto”, ha detto il sindaco del capoluogo siciliano che ha conferito la cittadinanza onoraria alla guardia costiera.
E proprio dai manifestanti è partito un esposto depositato alla procura di Catania sulla vicenda Diciotti: i migranti – si legge – subiscono “una permanenza forzata a bordo di un’imbarcazione non attrezzata ad ospitare un così ingente numero di persone con evidenti disagi dericanti dalla permanenza in Libia e dal viaggio in mare, in una situazione di precarie condizioni igienico-sanitarie”, scrivono nella denuncia due rappresentanti di Borderline Sicilia e della Rete antirazzista catanese.
La manifestazione di oggi arriva dopo le ispezioni sulla Diciotti di politici di centro sinistra, dell’ex presidentessa della Camera Laura Boldrini e del presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché. Nel pomeriggio si farà sentire la componente sociale della protesta anti-Salvini: “Facciamoli scendere, restiamo umani”.
Intanto l’ufficio di Sanità marittima di Catania ha ordinato lo sbarco immediato dalla nave Diciotti di 11 donne e 6 uomini, di cui due con sospetta tubercolosi. Ci sarebbe, a quanto si è appreso, l’ok anche del ministero dell’Interno.
*Il gruppo è poi sbarcato per motivi sanitari e in questi casi non serve il via libera del Viminale.* I 17 sono stati trasportati al Garibaldi. Le donne, 11 eritree saranno trasferite in codice rosa nel reparto di ginecologia. Altri cinque migranti maschi sarebbero affetti da tubercolosi e polmonite, mentre un sesto ha un’infezione urinaria. Il ‘medivac’ si rende necessario per il rischio di contagio e la promiscuità. I sei saranno portati nel centro di biocontenimento dell’ospedale Garibaldi centro. Sulla Diciotti, dove nei giorni scorsi erano stati segnalati anche diversi casi di scabbia, sono rimaste complessivamente 124 persone tra eritrei, migranti delle Isole Comore, bengalesi, siriani, un egiziano ed un somalo. Mercoledì scorso erano già scesi dalla nave 27 minori non accompagnati.
Parla anche la Chiesa Siciliana:
“L”Italia, che per mantenere la linea dura nei confronti dell’Europa insensibile e anestetizzata, nemmeno si commuove per lo sciopero della fame di 150 persone umane, nostri fratelli e amici, resterà ancora ‘bella’, ma ormai ‘senz’anima’”.
Il vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, interviene, in qualità di delegato della Conferenza Episcopale Siciliana per le migrazioni, sulla vicenda della nave Diciotti. I vescovi di Sicilia si stanno interrogando sulla necessità di passare dalla riflessione ai fatti.
Occorre subito mobilitarsi: “magari – aggiunge – salendo sulla Diciotti e fare con loro lo sciopero della fame? O qualche altra iniziativa di solidarietà che manifesti il volto popolare di una Chiesa impegnata fattivamente su questo problema”.

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