MAXIMI AB AETERNO CARMELO ASSENZA GIUSEPPE CRISCIONE NEL PA|NTEON DEI GRANDI

 

IL SUBLIMECANTORE DI UN MONDO CONTADINO.

Carmelo Assenza è il più grande poeta lirico in lingua siciliana della provincia iblea. E’ il cantore di un mondo contadino, ormai in estinzione, (rivisto con struggente rimpianto) che, attraverso i suoi versi, acquista una seconda vita. Il mondo rurale non è osservato dall’alto come in Serafino Amabile Guastella, di cui Assenza fu attento studioso e ammiratore, ma viene filtrato su un piano di commossa partecipazione, poiché il poeta proviene dallo stesso mondo, attraverso la sua cultura e il suo sentimento di amore e di nostalgia. liricità che il lessico modicano offre il

meglio di sé e raggiunge il punto più alto. Assenza canta un mondo in disfacimento con grande afflato e con sincera partecipazione, facendo acquistare ai suoi versi quella universalità che è contenuta sempre in un versante immutato e immutabile. La campagna iblea, con il ricordo dei suoi rumori e l’attualità dei suoi silenzi è ormai il fantasma di se stessa, ma vive perché Assenza la canta.

La liricità è fra gli aspetti più suggestivi della sua poetica. Anche per questo lo ricordiamo quelli che siamo stati onorati della sua amicizia e della sua stima. Non dimenticheremo la sua disponibilità, la sua gentilezza, la sua grande umanità.

Emanuele Schembari (poeta) Centro Servizi Culturali

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QUEL POETA IMMENSO DELLA TERRACOTTA. Giuseppe Criscione fu Grande nell’ingegno ideativo e nelle mani fatate, che modellavano, come quelle di un dio creatore, la terracotta. Fu grande perché riuscì a trasfondere, nelle pose e nelle espressioni delle sue figure, perfino l’anima, e la parola. Fu immenso perché riuscì ad arricchire quella plasticità, con la mimica, la dialettica, gli sguardi, gli impeti umorali, la dimensione estetizzante, di quella cultura iconografica e di quella civiltà contadina, di cui si sentiva, in assoluto, per vincoli generazionali, figlio eletto e testimone. Quella civiltà contadina che il Guastella esaltò nei ritagli di quel suo verismo ottocentesco. Sicché direi, con Emanuele Schembari, che la campagna iblea, pur essendo il fantasma di se stessa, nei rumori e nei silenzi rivive perché Giuseppe Criscione la ritrae, la ricompone, le ridà vita, le

ridà parola! Gioielli d’arte creativa, quei capolavori scultorei, di Giuseppe Criscione, conosciuti in tutto il mondo, collocabili sui livelli più alti dell’arte iblea e siciliana.

NELLO SPETTACOLO le produzioni di entrambi gli artisti, sono simbiotiche, l’una all’altra, e si intrecciano, nel fascino del testo letterario che si fa parola teatrale, nel fascino di quelle figure scultoree che si fanno icona e ritratto live di quella umanità.


L’allestimento rivisita, in un mosaico teatrale composito, quei gioielli di poesia e letteratura, siciliana e mediterranea, recuperati e concepiti dal poeta Carmelo Assenza, e quei capolavori scultorei, di Giuseppe Criscione, conosciuti in tutto il mondo, collocabili sui livelli più alti dell’arte iblea e siciliana. Sullo sfondo, per entrambi gli artisti, c’è una grande epoca della Sicilia, intrisa di una altissima dimensione culturale…. le cui radici il demologo e letterato Serafino Amabile Guastella, intercettava in quella che fu chiamata “Civiltà Contadina”, alla quale

entrambi appartennero per vincoli generazionali. e della quale ebbero  una visione plastica ed emozionale, per poterla meglio raccontare e cantare ed esaltare; e forse anche per poterla, sicuramente, perpetuare. Ciascuno la amò e la fece amare come parte di sé, e come parte di una società che diessa era ancora immagine, e da essa mutuava ancora alcuni dei suoi valori sempiterni. Giuseppe Criscione impiegò la sua sapienza scultorea, per ricomporne plasticamente le intensità; Carmelo Assenza elevò quelle intensità sui livelli di una sublime parola poetica.

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L’allestimento, che si è avvalso degli apporti di ELVIRA ASSENZA e di PAOLA e ALBERTO CRISCIONE coinvolge artisti inimitabili, che si sono affermati nella stessa area culturale e artistica, a cui appartengono i due Grandi. Sono:

GIANNI GUASTELLA chitarrista, cantante e autore, che ha lavorato al progetto musicale secondo una sua specializzazione etnica e folk, come interprete di rilievo del gruppo di musica popolare dei Taleh: GIACOMO SCHEMBARI cantautore e pianista, autore musicale per il teatro, con due album di sue canzoni, con brani su Rai Radio1, con “Fatalità”vince il The Best of Demo; GIUSEPPE SARTA, fisarmonicista, da tempo collaborata con il gruppo di Musica Popolare dei Taleh e fondatore e leader dei Malacuscenza; MARCELLA BURDERI cantante, con esperienze recitative, pubblicista, esperta di storia e letteratura popolare e di tradizioni iblee; ANDREA CHESSARI, esperto di musiche e strumenti musicali di tradizione orale, e suona e costruisce tamburelli siciliani, suona il marranzano, la zampogna, ’a ciaramedda.

 

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MAXIMI AB AETERNO

Lingua e plasticità materica, parola e scultura di due maximi ab aeterno rievocati dalla magicità di cantori senza tempo nel palcoscenico camarinese si fondono in un intenso lirismo e in un omaggio al fascino di una classicità antica, greca, dove il verso musicale e l’immagine intensa e scolpita incontrano atmosfere apologetiche.

Gli idilli esopei di Assenza e le sculture scopadee di Criscione alitano il pathos quotidiano della vita immortale dell’uomo.

Giovanni Distefano Direttore Museo Archeologico di Camarina

 

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CARMELO ASSENZA trova la sua naturale espressione in un dialetto saporoso e limpido, scandito nel ritmo lieve e pensoso del cantafavole popolare, scrive Dino Barone. E aggiunge Carmelo Conti: Assenza sta in sostanziale ed intima armonia con un itinerario che è di squisita misura tecnica e di fine, oltre che allettante musicalità. La sua prima raccolta di poesie siciliane, dal titolo Muòrica è n-paisi”, è del 1970; ad essa hanno fatto seguito, nel 1983, la silloge Mura a-ssiccu e, nel 1993 Irminiu. Assenza è inoltre autore del poemetto in versi “Vistruzzu ré Tadduti” (1986), ideale continuazione in versi delle vicende del Vestru di S. A. Guastella, e di libere traduzioni in dialetto di poeti italiani e stranieri. Cultore di demopsicologia, Assenza ha concretato il suo lavoro specifico nelle seguenti opere: “Canti popolari della Contea di Modica” (1970), “Quattrocento indovinelli siciliani (1972), “Canti religiosi della Contea di Modica” (1975), “Storie e leggende siciliane” (1976), “Immagini di un mondo remoto: gli Iblei” (1977), “l soprannomi nel Ragusano e nel Modicano” (1979), “Ninnenanne, dubbi e credenze nel Modicano (1980), Modi di dire e voci di paragone negli lblei” (1987), Tichitignòla. Tradizioni ludiche nella Contea di Modica” (1997), Fatti e storie religiose negli Iblei (2000). Per la saggistica, ha pubblicato in volume: U zòriu di Benedetto Cutello (1978), “II presepe di Santa Maria di Betlemme (1980), VannAntò. Voluntas tua A pici (1982), Carlo Amore (1985), Virgilio Polara Poeta (2002), Pietro Fullone e il Cieconato di Ispica (2003), Tablettes di VannAntò (2004).

Molteplici sono i riconoscimenti che Assenza ha ottenuto per la sua attività di studioso di tradizioni popolari e per la sua produzione poetica. Due volte vincitore del Premio Vann’Antò: nel 1981 per la lirica Mura a-ssiccu e nel 1985 per l’omonima raccolta di liriche dialettali. Nel 1994 gli è stato assegnato il premio Paladino doro.

 

GIUSEPPE CRISCIONE è stato magico scultore della terracotta, ceramista, pittore, universalmente apprezzato. Sue opere si trovano in ogni parte dItalia, al Vaticano e in tutto il mondo. Fra i tanti destinatari il Papa Giovanni Paolo Il, l’ex presidente dell’Unione Sovietica M. Gorbaciov e tante tante, tantissime altre figure di rilievo della cultura e della società nazionale e internazionale. La sua storia artistica è anche intrisa di premi, ricevuti in Sicilia e j in Italia: a Vizzini, a Caltagirone, a Taormina, a Foggia a Palermo presso la Presidenza della Regione Siciliana, aVallelunga Pratameno, a Roma, a Modena, ad Aprilia, a Grottaglie… per citarne alcuni.
Lesperto di arte Paolo Nifosì lo definisce erede ideale della tradizione calatina dei Bongiovanni-Vaccaro. Oscar Spadola ne esalta la produzione artistica; dice che Criscione ama la figura ed eccelle nel ritratto; ama il paesaggio e ne capta il carattere ambientale; osserva la fatica quotidiana delluomo e la ritrae in plasmate forme.

Criscione è ottocentista e contemporaneo insieme; verista e idealista . insieme. Dall’informe massa dargilla le sue agili dita, scrive Giovanni Selvaggio, sanno trarre figure espressive, piene di vita, alle quali potremmo assestare l’aneddotico michelangiolesco colpo di martello per farle parlare …se non fosse per il timore di mandarle in frantumi.

 

 

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