“MALEDETTO IL GIORNO CHE TI HO INCONTRATO”

 Come Osservatorio interpartitico Regionale Pari Opportunità, apprendiamo con grande entusiasmo che il governo scende in campo contro la violenza sulle donne. E contro la strage delle donne. « Il Consiglio dei ministri approva il decreto che contiene le nuove norme di contrasto al femminicidio.  L’avevamo promesso. Lo facciamo». L’annuncio arriva via Twitter in mattinata.

 Casi,come quello della professoressa di Vittoria, uccisa dal collaboratore scolastico e non difesa da nessuno durante la sua vita, forse, si eviteranno, e non daranno spazio a chi ha potuto pensare di fare delle donne una merce da usare. Con questo decreto si dà giustizia e speranza di vita civile ad una società che ha raggiunto apici di degrado mai registrati prima.

Dodici  sono gli  articoli del decreto legge anti femminicidio. «C’era bisogno nel nostro Paese di dare un segno fortissimo, ma anche un cambiamento radicale sul tema».  Enrico Letta, al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto per la lotta al femminicidio, si è detto «molto orgoglioso che il nostro governo abbia deciso questo intervento». Un provvedimento, sottolinea il presidente del Consiglio, che «deve dare un chiarissimo segnale di contrasto e di lotta senza quartiere» al triste fenomeno del femminicidio», ha spiegato il premier Letta.

 

Tra le misure approvate: l’aumento di un terzo della pena se alla violenza assiste un minore, la cosiddetta violenza assistita. Inasprimento della pena è previsto anche se il delitto di violenza sessuale è consumato ai danni di donne in stato di gravidanza o se il fatto è consumato ai danni del coniuge, anche divorziato o separato, o dal partner. Poi provvedimenti contro il cyberbullismo. Ma soprattutto l’arresto obbligatorio in flagranza per delitti di maltrattamento familiare e stalking. È infatti questo uno dei punti importanti del decreto sul femminicidio, illustrati dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. Poi alle forze di polizia viene dato la facoltà di buttare fuori di casa il coniuge violento, se c’è un rischio per l’integrità fisica della donna. Ed è stato stabilito un permesso di soggiorno per motivi umanitari a quei soggetti che subiscono violenze e che siano stranieri. Altro cardine del decreto è la querela irrevocabile, ossia una volta che è stata presentata denuncia, questa diventa irrevocabile in modo da sottrarre la vittima dal rischio di una nuova intimidazione allo scopo di farla desistere. Un provvedimento che il ministro della Giustizia Cancellieri ha definito «importante, perché in passato spesso le donne per difendere i figli rinunciavano alla denuncia». Infine, a completare il pacchetto, si è provveduto a varare un nuovo piano straordinario di protezione delle vittime di violenza sessuale e di genere che prevede azioni di intervento multidisciplinari, a carattere trasversale, per prevenire il fenomeno, potenziare i centri antiviolenza e i servizi di assistenza, formare gli operatori.

Inoltre, si garantisce alle donne l’anonimato e il patrocinio gratuito.

 E se il provvedimento arriva dopo mesi di dibattito sul problema, i dati dell’Oms parlano di una donna uccisa ogni 2 giorni e mezzo, con 65 vittime nei primi 6 mesi di quest’anno. Ma non solo. La violenza sulle donne è anche un problema economico. I costi diretti e indiretti delle violenze sulle donne nel nostro Paese ammontano a 2,4 miliardi di euro. In Italia, inoltre, si stima che 6.743.000 donne, tra i 16 e i 70 anni, siano vittime di abusi fisici o sessuali e circa 1 milione abbia subito stupri o tentati stupri. Luogo della violenza è per lo più la coppia o la famiglia. Il 33,9% delle donne ha subito violenza per mano del proprio compagno e il 24% di quante l’hanno subita da un conoscente o da un estraneo non ne parla. Il 14,3% delle donne è stata vittima di atti di violenza da parte del partner, ma solo il 7% lo ha denunciato. Altrettanto allarmante il dato secondo cui il 33,9% di coloro che subiscono violenza per mano del proprio compagno, e il 24% di coloro che l’hanno subita da parte di un conoscente o di un estraneo, non parla con nessuno dell’accaduto. La violenza domestica, inoltre, è la seconda causa di morte per le donne in gravidanza.

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