L’odissea di un 17enne eritreo arrivato a Pozzallo, dalle torture in Libia alle quarantene infinite in Italia

Dall’8 ottobre a Pozzallo, cinque tamponi negativi e attende il sesto. E’ parte della storia di un diciassettenne eritreo raccolta a Pozzallo dal Team Medu. “Prima di arrivare in Italia – racconta all’Agi- ho trascorso tre anni nelle prigioni in Libia. Avevo gia’ provato una volta ad attraversare il mare ma la nostra barca era stata intercettata ed eravamo stati tutti riportati in carcere. Ho subito molte torture, ho visto morire tanti amici”.

Poi l’arrivo a Lampedusa a inizio settembre: “Sono stato trasferito sulla Nave Adriatico dove ho fatto due tamponi a distanza di 15 giorni. L’8 di ottobre mi hanno fatto scendere insieme ad altri e ci hanno portato qui a Pozzallo. Siamo stati messi insieme ad un altro gruppo con persone che ancora non avevano finito la quarantena: ormai e’ quasi un mese che sono qui”.

“Da quando sono in Italia – aggiunge il giovane eritreo – ho gia’ fatto 4 quarantene e 5 tamponi, tutti negativi: sto aspettando l’esito del sesto tampone. Sono stanco, non sto bene, dormo male, piango ogni volta che penso al passato e il non poter uscire da qui mi fa pensare sempre alla Libia”. La situazione di emergenza dovuta al numero di sbarchi a Lampedusa ed alla necessita’ di decongestionare si e’ riversata anche a Pozzallo.

Al momento presso l’hotspot di Pozzallo ci sono 109 migranti; 74 finiranno la quarantena tra 9 giorni. Altri 35 migranti risultati positivi, faranno il tampone la prossima settimana e in caso di negativita’ potranno essere accompagnati in strutture di seconda accoglienza. Al centro Don Pietro (tra Comiso e Ragusa) ci sono invece altri 96 migranti.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it