LIBERALIZZAZIONI COMMERCIO: LA CONFESERCENTI CHIEDE DI PROCEDERE A DEGLI APPROFONDIMENTI

Sono sempre stato per la liberalizzazione nel settore commerciale e dunque ho sempre ritenuto questa ipotesi assolutamente valida, ma attivarla in un sol colpo, senza la giusta concertazione territoriale, non permette un’adeguata programmazione. E così un provvedimento che è nato per aiutare le imprese rischia di colpirle mortalmente, favorendo solo la grande distribuzione. Io credo che i piccoli commercianti, se riuscissero a stare insieme creando ovunque sistema, come nel caso dei centri commerciali naturali che sono consorzi con un’unica regia, si potrebbe davvero essere competitivi sul mercato con obiettivi non solo nazionali ma anche internazionali. Come organizzazione di categoria il nostro dovere è quello di tutelare i commercianti, sia piccoli che grandi, studiando insieme il modo migliore per affrontare la problematica. E una questione subito da chiarire è quella della competenza.

L’articolo V della Costituzione dà competenza in materia alle Regioni, pertanto non capiamo perché il Governo nazionale, piuttosto che preoccuparsi delle cose di cui hanno bisogno tutti gli italiani per rimettere in moto l’economia, con un potere d’acquisto ancora più basso dopo la manovra salva-Italia,  si preoccupi subito della liberalizzazione. Tra una selvaggia liberalizzazione e l’eccessiva burocrazia, è più giusto che ci sia lo spazio per una regolamentazione ragionevole al fine di tutelare lavoratori, piccolo commercio e consumatori. Secondo uno studio nazionale della Confesercenti, per effetto delle liberalizzazioni e della crisi nei prossimi tre anni chiuderanno 80 mila esercizi commerciali e si perderanno 240 mila posti di lavoro. Vogliamo davvero questo per la nostra Italia e in particolar modo per il nostro Mezzogirono?

Se è un provvedimento per garantire la concorrenza, non lo capiamo. Ora la grande distribuzione detiene quote di mercato superiori al 70% e l’effetto delle liberalizzazioni farà spostare gli acquisti alla domenica, dove tradizionalmente si concentrano le spese proprio nella Gdo. Fatte così, le liberalizzazioni rischiano di diventare un provvedimento che non dà benefici al cittadino, creando uno squilibrio tra le diverse forme di distribuzione: gli unici che dicono che va bene sono i rappresentanti della Gdo. Sarà un caso?

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