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LEONARDO SCIASCIA: PONTE CULTURALE TRA SICILIA E MALTA
10 Dic 2012 15:12
La vicinanza geografica tra le due Isole, Sicilia e Malta, ha da sempre promosso una familiarità culturale, dettata anche da una comune appartenenza antropologica, vivificata da brillanti iniziative che alimentano il ricordo e stimolano il futuro.
Cinema Nuovo Italiano di Ragusa, in collaborazione con l’ Assessorato Regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo presenta al Bir Mula Heritage Museum di Malta “IL CONSIGLIO D’EGITTO”, ovvero “Giuliano, Arturo, Marco: Quattro, tre, due volte vent’anni” .
Venerdi 7 dicembre, alle ore 16.30 e sino alle 19.00, una conferenza di presentazione dell’iniziativa che, grazie all’intervento di relatori di spessore, invita a riflettere sulla lungimiranza di un grande autore come Leonardo Sciascia, il quale attraverso la propria opera è riuscito a rendere sempre attuali temi che partono dalla quotidianità, riflettono il contesto storico e si radicano in quello che si potrebbe definire un moderno psicodramma umano delle origini, proiettandosi al contempo nel futuro.
Il confronto partirà quindi dal romanzo stesso, con digressioni sulle origini mediterranee comuni alle due isole, contestualizzati nel periodo storico di fine ‘700, soffermandosi poi sui rapporti intercorsi e sviluppatisi da allora tra la Sicilia e Malta.
Al tavolo dei relatori Stefano Fabei, docente e scrittore italiano; Paolo Gulminelli, consulente comandante della marina italiana; Arturo Mingardi, drammaturgo, storico e regista italiano; Enrico Mizzi, Professore e scrittore maltese; Henry Frendo, Professore ordinario di Storia Moderna- Università di MALTA; Emilia Guglielmino, curatrice del convegno.
L’appuntamento si rinnova giovedi 13 dicembre, sempre al palazzo Bir Mula Heritage Museum, alle ore 10.00, con “IL CONSIGLIO D’EGITTO” , ovvero “Giuliano, Arturo, Marco: Quattro, tre, due volte vent’anni”.
Incorniciato da una suggestiva quanto affascinante scenografia, prende vita grazie ad un cast d’eccezione, il primo romanzo storico scritto da Leonardo Sciascia nel 1963, “Il Consiglio d’Egitto”, ricorrendo a una tecnica che sarà presente anche nelle opere successive, vale a dire l’ambientazione in un tempo passato della vicenda, ma con il preciso scopo di criticare il presente.
Giuliano Montaldo, Arturo Mingardi e Marco Spagnoli, assieme a Vera Pescarolo partono dal testo di Leonardo Sciascia per diventare attori protagonisti delle loro vite che sintetizzano i luoghi dell’anima e delle origini marinare mediterranee comuni.
L’interazione e l’improvvisazione tra la parola scritta del libro e le immagini dei loro video condurranno lo spettatore in una serie di sequenze dinamiche e suggestive che lo porteranno a riflettere sul mondo in cui viviamo secondo lo spirito del pensiero “siasciano”. In un piccolo museo un grande evento, in un antico palazzo un moderno psicodramma.
Cast: Marco Spagnoli, attore, autore, giornalista e regista; Giuliano Montaldo, attore e regista di fama mondiale; Vera Pescarolo, attrice e regista; Arturo Mingardi, attore e regista; Emilia Guglielmino, organizzazione.
Venerdi 7 dicembre e giovedi 13 dicembre la Sicilianità a Malta con Sciascia.
Bir Mula Heritage Museum (79 St. Margaret Street, Cospicua)
For info in Italia contattare: Cinema Nuovo Italiano Tel: +39 3355711613
For info in Malta Tel: +356 79914345
Riportiamo di seguito un estratto del libro, con l’augurio che riservi anche a voi un seducente invito.
I L CONSIGLIO D’EGITTO
di Leonardo Sciascia
La Storia
Dicembre 1782. La nave di Abdallah Mohamed ben Olman, ambasciatore del Marocco, fa naufragio sulle coste palermitane.
Ma a Palermo, dove è approdato l’ambasciatore marocchino, nessuno sa parlare l’arabo. Bisogna trovare subito un interprete e, chissà come, la scelta cade su don Giuseppe Vella, fracappellano dell’Ordine Militare di Malta.
Una scelta che sarà all’origine di un gioco di finzioni e di equivoci dall’esito imprevedibile.
Don Giuseppe Vella è un frate maltese di umili origini e di modesta condizione economica, tanto modesta che, per arrotondare le entrate, fa lo “smorfiatore” dei sogni nei quartieri poveri della brulicante città.
Don Vella ha certamente un’infarinatura di arabo, che si limita a pasticciare in un suo linguaggio mezzo siciliano e mezzo maltese. Ma ha anche una mente svelta e agile. Afferra al volo l’occasione della sua vita e finge di essere un fine conoscitore dell’arabo. Intuisce, in qualche modo, che questo equivoco può trasformarsi nella sua fortuna. Partito l’ambasciatore marocchino, don Vella pensa subito a sfruttare questa sua nuova fama di arabista e, facendo leva sulle ambizioni dei suoi nuovi protettori e, giocando sulla loro ignoranza, tenta il colpo più ardito della sua esistenza: fa credere che un manoscritto arabo sulla vita del profeta Maometto conservato a Palermo sia un fondamentale testo storico-politico: “Il Consiglio di Sicilia”. Incaricato di tradurre il testo, corrompe il manoscritto arabo e reinventa di sana pianta la traduzione in italiano.
Ecco la grande impostura. Alla quale, ben presto, se ne aggiunge un’altra, costruita dal nulla dal funambolico frate. Intanto, il fracappellano Giuseppe Vella è diventato l’abate Vella, e vive tra gli onori e il denaro derivanti dalla sua posizione di erudito. Ma la mistificazione non finisce con il “Consiglio di Sicilia”: ora don Vella sta scrivendo ex-novo un falso codice storico-politico, il “Consiglio d’Egitto”, un testo creato dal nulla, vergato in caratteri che somigliano all’arabo ma riportano parole maltesi. Un codice dal contenuto esplosivo per la società del Settecento. Le notizie che riporta permetterebbero l’abolizione di privilegi feudali dai quali discendono i titoli nobiliari, i diritti di proprietà e i rapporti di potere in Sicilia.
Cresce l’inquietudine tra i nobili, allarmati dall’idea che i loro antichi privilegi possano venire disconosciuti. Nei salotti e nei luoghi di ritrovo, “Il Consiglio d’Egitto” è ormai l’argomento centrale delle discussioni e l’abate Vella, ormai temuto, sospettato, corteggiato, blandito, diventa l’ospite più ricercato della vita mondana.
I timori per le minacciate rivelazioni contenute nel “Consiglio d’Egitto” sono tanto più forti in quanto cadono su un terreno già concimato: l’insofferenza e l’ostilità nei confronti del viceré in carica, il marchese Caracciolo, per le sue idee riformatrici sui rapporti sociali, la cultura, le tradizioni, la religione.
Passano gli anni e, nel 1786, al marchese Caracciolo subentra, nella carica di Viceré, il principe di Caramanico.
La fama di studioso insigne dell’abate Vella è ormai diffusa, e con essa si sono consolidate le condizioni di privilegio economico e sociale nelle quali il grande impostore si è ormai abituato a vivere, determinato a difendere la propria posizione dagli attacchi che gli vengono portati. Non sono venuti meno, infatti, né si sono attenuati nel tempo i sospetti, i timori, dunque, le insidie. Ma nulla sembra in grado di smascherare la grande impostura, neanche il processo al quale l’abate Vella e i testi incriminati vengono sottoposti. Con abilità diabolica, giocando sull’ignoranza degli avversari e sulla sua spavalda capacità di mentire, l’abate vince l’insidiosissimo confronto.
Ma c’è qualcuno, presente alla scena, che nutre i primi sospetti che Vella, nonostante le apparenze, stia mentendo: è il giovane e brillante avvocato Francesco Paolo Di Blasi, uomo colto e raffinato, influenzato dalle idee dell’illuminismo francese. Tra Vella e Di Blasi, nonostante le differenze, nasce una forte simpatia. E intanto cambia il clima politico…
Alla morte del viceré Caramanico segue una situazione di potere fortemente repressiva. Grazie ad un’indagine poliziesca condotta con metodi sbrigativi, la grande impostura di Vella sta per essere smascherata. Ma c’è dell’altro che viene alla luce: una congiura rivoluzionaria guidata dall’inso-spettabile Francesco Paolo Di Blasi.
La grande avventura dell’abate Vella e del suo inesistente “Consiglio d’Egitto” si intreccia con la cospirazione illuminista. La grande impostura va a coincidere con la grande congiura.
I segreti di Giuseppe Vella e di Francesco Paolo Di Blasi sono cresciuti parallelamente e legano i destini dei due uomini anche nel momento della sconfitta. Sconfitti entrambi, ma con epiloghi diversi. L’avvocato Di Blasi viene arrestato, imprigionato e torturato in modo atroce. La sua verità sarà la sua condanna. Vella viene arrestato, confessa subito la sua truffa e trascina nella rovina i personaggi potenti che lo hanno aiutato e protetto. La sua verità sarà la sua salvezza. Di Blasi è trascinato al patibolo sotto lo sguardo amaro dell’abate. E in quel momento Vella sente e capisce di condividere con quell’uomo un destino di sconfitta. Entrambi vittime della loro impostura. Dell’impostura del loro tempo.
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