L’ARTE POLIMATERICA DI CONCETTA MESSINA

La realtà della materia come principio di creazione trova ampio respiro nell’arte polimaterica, in cui l’artista utilizza oggetti legati ad una storia per raccontare qualcosa di sé e del mondo.

C’è una diversa interazione tra l’opera e l’osservatore, le dimensioni cambiano, come anche le prospettive e gli spazi, in cui la tela diventa il mezzo d’appoggio materico per esprimere una conoscenza dell’essenza realistica percettiva.

Concetta Messina, artista catanese, utilizza il quadro come base su cui appoggiare le proprie sensazioni, le proprie percezioni del circostante, del ricordo intrappolato nella dimensione affettiva, fatta di movimenti eterni, di espressioni luminose, di scambi perduranti, di immagini indelebili. La materia diventa quindi un principio di ricerca esistenziale per suggellare la vita, per intrappolare il sensoriale, per imprimere un’emozione conservata e offerta.

In una tela l’artista espone la mattonella della propria nonna e un orologio, come se il tempo si fosse fermato in quell’istante in cui un episodio domestico assume una forma indimenticabile per uno sguardo innocente, che ne ha conservato la memoria. Un orologio pieno di ruggine storica, dalle lancette ferme e dal meccanismo temporale disattivato, che però riporta il pensiero in una dimensione antecedente, in un’analessi dei sensi.

In un’altra opera riporta il frammento di un secchio utilizzato da antiche mani per uso produttivo e utilitario, sono presenti solo i ganci senza il manico, ma in qualche modo permette di spingersi al di là, vedendo dita salde afferrarlo e percorrere passi.

In un altro quadro viene inserito nello spazio un orologio di un soldato, in cui la pittura a vortice rappresenta il tempo che sfugge, fa entrare in una condizione storica di dolore e attesa, che imprigiona le inadempienze mancate.

In un’altra ancora riporta in alto una maniglia e sotto due diversi tipi di pavimentazione di epoca lontana. La chiusura è recente ma nonostante questo è come se fosse l’ingranaggio che permette di entrare in stanze antiche, i cui pavimenti sono stati calpestati da chissà quante vite precedenti.

In un’altra base d’appoggio inserisce gli oggetti per dare vita ad un volto, la cui testa è creata da una tegola e gli occhi da anelli per reti da pesca. Spunta dallo spazio una figura quasi divinatoria, che ti osserva e fa fantasticare sulle incredibili potenzialità dello sviluppo sensoriale.

In altre due composizioni vengono inseriti pesi di epoca remota. Con l’immaginazione ci si trasporta indietro in quell’epoca in cui gli usi sono completamente diversi dall’attuale modernità, ma che hanno gettato le basi della civiltà e del processo di scambio.

Concetta Messina utilizza lo spazio pittorico bidimensionale per offrire scorci di realtà frammentate, che escono fuori dal distacco impresso viceversa sul tessuto creativo, si ergono come altari offerti agli avi e al passato costruttivo che non ha spento il valore interiore essenziale.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it