LA QUALITA’ RICONOSCIUTA AL CENTRO DELLA PROVINCIA DI RAGUSA

Il comparto agroalimentare siciliano costituisce uno dei settori trainanti nell’ambito dell’intera economia siciliana. In termini di PLV, il sistema agricolo è pari al 6,9% del prodotto interno regionale (fonte NOMISMA). Tra i diversi comparti produttivi, il settore che assume maggiore rilevanza è il comparto frutticolo, nella fattispecie agrumicolo, olivicolo e viticolo. I risultati ottenuti in questi anni, sia in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi, in un’epoca di globalizzazione nella quale è necessario contrastare la competitività di partner internazionali e le emergenze sanitarie che continuano a colpire il comparto agrozootecnico a livello mondiale, non si possono ritenere sufficienti.  L’agricoltura siciliana è costretta ad affrontare costantemente diverse difficoltà come la concorrenza del mercato globale, calamità naturali, gap infrastrutturali. Per cercare di superare questi ostacoli e garantire un maggiore sviluppo del comparto, l’assessore all’Agricoltura della Regione Sicilia, On. Innocenzo Leontini, si è posto un imperativo: valorizzare la qualità dei prodotti siciliani, anche in termini di sicurezza alimentare, sviluppo sostenibile e reddito dei produttori, a ciò si aggiunga la promozione dei nostri prodotti cercando sempre nuove fette di mercato importanti. L’Assessorato ha, da un lato, favorito la valorizzazione di queste produzioni per mezzo dell’utilizzo di marchi di attestazione di origine a valenza comunitaria (Dop, Igp, Doc, Igt. ecc), dall’altro si è impegnato ad attuare un programma per garantire la qualità, la sicurezza e la tracciabilità del comparto agroalimentare siciliano e lo ha fatto grazie a un sistema di servizi e innovazioni, ma soprattutto sostenendo le imprese in questo percorso. Nell’attuale scenario, le normative nazionali e comunitarie in materia di riconoscimento e tutela delle denominazioni d’origine, rivestono un ruolo importante nel determinare le strategie di differenziazione dell’offerta, sia a livello aziendale che come strumento per incrementare la capacità competitiva del nostro sistema agroalimentare. Un comparto che ha contribuito a migliorare l’immagine del nostro territorio è quello viti-vinicolo; i vini siciliani sono passati da una condizione di vini destinati al taglio, che andava a rinforzare la produzione dei vini francesi un po’ scarichi, ad uno status di vini sempre più di qualità. La Sicilia, oggi una delle regioni italiane con la più alta produzione di vini, sta prepotentemente conquistando il mercato nazionale ed internazionale con prodotti di un livello qualitativo molto alto. Caratterizzata da un territorio molto vario che offre ambienti da collinari a pianeggianti fino alla fascia costiera, consente la coltivazione di molteplici vitigni che danno una notevole varietà di vini, sia rossi che bianchi, alcuni dei quali oggi vantano importanti riconoscimenti (Tabella 1a -1b). Per meglio comprendere la gerarchia qualitativa dei vini possiamo pensare ad una piramide suddivisa in 4 livelli. Al primo livello, quello alla base della piramide, troviamo i vini da tavola generici, al secondo livello incontriamo i vini ad Indicazione Geografica Tipica (IGT). I livelli più alti della piramide sono invece occupati dalla categoria più nobile, e cioè quella dei vini DOC, a Denominazione di Origine Controllata e dei vini DOCG, a Denominazione di Origine Controllata e Garantita. L’elemento caratterizzante delle categorie IGT, DOC e DOCG è rappresentato dal cosiddetto DISCIPLINARE DI PRODUZIONE, che consiste in un insieme di vincoli qualitativi a cui attenersi nella produzione di un vino (ad esempio esso contiene: la delimitazione del territorio di origine, i vitigni da utilizzare, la gradazione alcoolometrica minima, la resa massima delle uve per ettaro, ecc.). Tale disciplinare, assente per i vini da tavola, è presente già per i vini IGT e diventa progressivamente più restrittivo per le DOC e le DOCG. La Sicilia, dopo un percorso lungo e complesso, ha recentemente ottenuto il suo traguardo enologico più prestigioso con l’istituzione della DOCG Cerasuolo di Vittoria e Cerasuolo di Vittoria “Classico”, quest’ultimo prodotto esclusivamente nei comuni di Vittoria, Santa Croce Camerina, Acate, Comiso e Chiaramonte Gulfi. Il Cerasuolo di Vittoria era diventato DOC nel 1973, il riconoscimento della DOCG è stato fortemente voluto dai produttori del ragusano, da anni ormai riuniti nel Consorzio di tutela del Cerasuolo di Vittoria. Il disciplinare di produzione è stato modificato abbassando la resa delle uve, inoltre, la piattaforma ampelografica vede abolite le uve grossonero e nerello mascalese, che componevano, assieme al nero d’Avola e al Frappato, la vecchia DOC. Il nuovo disciplinare prevede che il Cerasuolo potrà essere prodotto esclusivamente con nero d’Avola (50-70%) e Frappato (30-50%). Il panorama enologico siciliano offre ancora una vasta gamma di vini a marchio DOC, molto apprezzati dai consumatori sempre più esigenti ed informati, con una nicchia pregiata per i vini dolci, i passiti e per il Marsala. Oggi famoso in tutto il mondo, il Marsala ebbe fra i primi estimatori l’ammiraglio Nelson, che, prima della battaglia di Abukir, lo aveva imbarcato in sostituzione del rhum: “Il vino è talmente buono da essere degno della mensa di qualunque gentiluomo”. Eppure, pare che sia nato per caso nel 1773, quando un turista inglese, sir John Woodhouse, per assicurarsi che il vino di Marsala, portato in patria come souvenir, superasse il viaggio in mare, vi aggiunse una piccola percentuale di alcool, ottenendo un notevolissimo apprezzamento.  Il Marsala, bianco o rosso, è da sempre preparato in diversi tipi: Marsala Rubino, Fine, Superiore riserva, Vergine, Soleras anche Stravecchio e Riserva, e, a seconda del contenuto zuccherino, Secco, Semisecco, Dolce. I vari tipi sono ottenuti da mosti, vini, e loro miscele, prodotti con le uve Grillo, Catarratto, Pignatello, Calabrese, Nerello Mascalese, Damaschino, Insolia, Nero d’Avola. Una vasta area, alle spalle della zona del Marsala, nelle province di Trapani e di Palermo, produce uve da cui si ottengono pregiati vini Alcamo bianchi, rossi e rosati, anche Spumante, Novello e Riserva. La provincia di Trapani produce anche vini della Doc Delia Nivolelli.

In alcuni territori delle province di Trapani e Agrigento, la Denominazione di Origine Controllata Menfi è riservata a vini bianchi e rossi, anche Riserva. Anche la provincia di Agrigento vanta numerose Doc: Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice, Sciacca e, in comune con la provincia di Caltanissetta, Contea di Sclafani. Contessa Entellina e Monreale sono le Doc della provincia di Palermo. Meritano un cenno anche i vini della Doc Riesi, della provincia di Caltanissetta. L’Eloro, Rosso o Rosato, viene prodotto con Nero d’Avola, Frappato e Pignatello. Altri vini si ottengono dai vitigni corrispondenti: il Nero d’Avola, il Frappato, il Pignatello, il Pachino che, opportunamente invecchiato, può essere qualificato Riserva. Due aree distinte della provincia di Siracusa producono il Moscato di Siracusa, bianco, e il Moscato di Noto Naturale o Moscato di Noto, nei tipi Naturale, Spumante e Liquoroso. Oggi il vulcano dà il nome a una Doc, l’Etna. Il Faro viene invece prodotto esclusivamente nel territorio comunale di Messina. La Malvasia delle Lipari è tipica dell’arcipelago delle Eolie. Un’ampia gamma di vini bianchi si produce nell’isola dalla quale derivano la denominazione: Moscato di Pantelleria, Passito di Pantelleria e Pantelleria, anche nei tipi Liquoroso, Spumante e Zibibbo dolce. La Sicilia offre inoltre un certo numero di vini a marchio IGT, tra cui Sicilia, il quale vanta in ambito regionale la produzione più consistente, in quanto ricade sull’intero territorio siciliano. Alla base di questa IGT vi sono i vini bianchi, rossi e rosati prodotti con uno o più vitigni, a bacca di colore corrispondente, autorizzati e/o raccomandati per le rispettive province siciliane. I regolamenti 2081 e 2082 del 14/07/1992 del Consiglio, relativi alla definizione e regolazione delle DOP e IGP e alle Attestazioni di specificità, costituiscono la base normativa che regola l’istituzione delle denominazioni protette, con l’esplicito fine di contribuire alla valorizzazione e alla promozione dei prodotti tipici. La denominazione di origine protetta (DOP) e l’indicazione geografica tipica si differenziano per il fatto che per il riconoscimento della prima tutte le fasi di produzione, trasformazione e confezionamento devono avvenire nell’area geografica delimitata, mentre per la seconda è sufficiente che la relativa qualità o reputazione possa essere attribuita all’origine geografica, mentre si ammette che parte del processo produttivo avvenga al di fuori di tale area. A questo punto è quanto mai opportuno effettuare una ricognizione del comparto agroalimentare siciliano, il quale offre già un ampio numero di prodotti che hanno avuto riconoscimenti ufficiali come i marchi DOP ed IGP e altrettanti sono in corso di riconoscimento (vedi Tabella 2). In numeri abbiamo: 11 DOP riconosciute, 6 IGP riconosciute, 2 riconoscimenti per le carni ai sensi del Reg. CE 1760/00, mentre sono in corso di riconoscimento 11 DOP e 9 IGP. Importanti riconoscimenti ha ottenuto, ad esempio, l’olio siciliano, dove possiamo vantare un primato sulla qualità, sia per le caratteristiche intrinseche del prodotto che per le tecniche di trasformazione utilizzate. Sono già riconosciute dall’UE sei DOP per l’olio, tra cui Monti Iblei, Valli Trapanasi, Val di Mazara, Monte Etna e altre sono in via di riconoscimento. Novantacinque sono inoltre i frantoi siti nel territorio siciliano riconosciuti ai sensi del Reg. CE n. 2815/98 e successive modifiche e integrazioni – ‘’Designazione d’origine per l’olio di oliva’’ (vedi Tabella 3). Tale norma regola il riconoscimento della genuinità dell’olio, il quale consente di riconoscere l’olio prodotto e lavorato in Italia, in particolare prevede, in sede europea, l’inserimento sull’etichetta dell’indicazione del luogo di provenienza delle olive per impedire distorsioni nell’uso dei marchi e per garantire anche sul piano della legislazione italiana e comunitaria “piena tutela al percorso di garanzia” sulle olive che dai campi giungono fino ai consumatori.  Accanto alla vasta gamma di produzioni a marchio DOP, DOC, IGT, ecc, il nostro territorio offre numerosi prodotti tradizionali (Tabella 4). Dagli arancini di riso ai cannoli siciliani alla pasta con le sarde per citarne solo alcuni, sono prodotti le cui caratteristiche e/o metodiche di lavorazione presentano un forte carattere di tradizionalità. L’excursus finora fatto, non può che suggerirci come sia rilevante il peso dell’agro-alimentare per l’economia del nostro territorio, che non deve essere più un settore dove il consumo dei prodotti è fine a se stesso.  Per sfondare nei mercati internazionali – secondo l’assessore Leontini – bisogna fare in modo che la qualità diventi sistema, puntare sul marketing, sulle promozioni a livello nazionale e sulle relazioni con l’estero. L’obiettivo è quello di differenziare il prodotto agroalimentare siciliano da quello di altri competitor che offrono prodotti massificati a basso costo e nel contempo far sapere ai consumatori, sempre più attenti ed informati, che le nostre produzioni non solo sono qualitativamente elevate, ma anche sicure, sane e con un ottimo rapporto qualità-prezzo. (Paolo Pellegrino)

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