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LA POLIZIA GIUDIZIARIA ARRESTA GLI SCAFISTI DI DUE GOMMONI
31 Lug 2014 09:58
La Polizia Giudiziaria ha eseguito il fermo di YASIN AXMED Mubarig, nato in Somalia il 01.01.1980, SARR Lamin nato in Gambia il 08.10.1980 e JIADA Abdou, nato in Gambia il 19.12.1993, in quanto responsabili del delitto previsto dagli artt. 416 C.P. e 12 D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286, ovvero si associavano con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante.
I fermati si sono resi responsabili di aver procurato l’ingresso in Italia complessivamente di 190 migranti eludendo i controlli di frontiera, in quanto in modo preordinato chiedevano i soccorsi mettendo in serio pericolo di vita tutti i passeggeri di origini somale, gambiane e nigeriane.
I FATTI
Alle ore 20.02 del 28.07.2014 la nave della Marina Militare “VEGA” riceveva da parte della MRCC di Roma notizia di andare in soccorso ed assistenza di un natante in difficoltà. Alle ore 21.08 avvistava l’imbarcazione in difficoltà iniziando subito dopo alle ore 21,50 le operazioni di trasbordo dei clandestini con il recupero di complessivi 112 migranti di nazionalità prevalentemente somala.
Alle ore 18.32 del 28.07.2014 sempre in ambito operazione “Mare Nostrum” della Marina Militare veniva data notizia di portarsi in soccorso ed assistenza di un natante in difficoltà. Il gommone in questione veniva avvicinato e iniziavano subito le operazioni di trasbordo dei clandestini con il recupero di complessivi 80 migranti di varie nazionalità.
Alle ore 13.30 del 30.07.2014 tutti i migranti venivano trasferiti presso il porto di Pozzallo (RG) ed ospitati presso il CPSA ivi esistente.
ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA
Le operazioni di sbarco al porto di Pozzallo venivano coordinate dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile dell’Ordine Pubblico. A tali operazioni partecipavano 40 Agenti della Polizia di Stato ed altri operatori delle Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana ed i medici dell’A.S.P. per le prime cure.
Completate le fasi di assistenza e identificazione da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, i migranti venivano ospitati al C.P.S.A. di Pozzallo (RG).
Contestualmente all’arrivo dei migranti a bordo della nave, l’Ufficio Ordine Pubblico della Questura di Ragusa traferiva centinaia di ospiti presenti al centro di Pozzallo al fine di permettere l’ingresso degli altri appena sbarcati.
Il lavoro dell’Ufficio Immigrazione della Polizia di Stato è molto complesso e deve essere espletato in tempi ristretti così da permettere un immediato invio degli ospiti in strutture d’accoglienza.
LE INDAGINI
Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa e del Servizio Centrale Operativo (Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato), collaborati da un’aliquota della Compagnia dei Carabinieri di Modica ed un’aliquota della Sez. Operativa Navale della Guardia di Finanza di Pozzallo sin dai primi istanti dell’arrivo in rada della nave della Marina Militare hanno avviato le indagini salendo a bordo per verificare la presenza di elementi utili alle indagini.
Dai contatti con il personale della Marina Militare e dalle prime indicazioni dei migranti sembrava molto complesso riuscire ad individuare gli scafisti ma, con la tenacia e l’esperienza degli investigatori, dopo ore ed ore di interrogatori ed escussione dei testimoni si è riusciti ad individuare gli scafisti.
In questi casi, quando vengono portati a terra centinaia di migranti che fanno parte di due eventi di soccorso le operazioni di Polizia sono molto complesse.
I migranti vanno prima separati in due gruppi distinti e successivamente vanno ascoltati ed individuati gli scafisti.
Due sono stati i team di Polizia Giudiziaria creati nell’occasione, così da poter effettuare un lavoro in piena sinergia tra gli investigatori e quanto più celere possibile.
In 14 ore i due team sono riusciti a concludere le indagini nonostante i tentativi di inquinamento delle prove degli scafisti che avevano messo in scena un vero e proprio atto teatrale.
Uno degli scafisti aveva convinto delle donne (sotto minaccia di ripercussioni fisiche) di far presente che erano le mogli e che loro erano migranti come gli altri.
Le donne presenti inizialmente avevano retto il gioco ma poi, essendo del tutto anomalo per gli investigatori il racconto reso, sono state verificate in stanze separate le testimonianze e dagli interrogatori incrociati la “storiella” del matrimonio è caduta.
A conclusione di tutta l’attività si è riusciti ad individuare gli scafisti di entrambi i gommoni.
I due natanti erano partiti dalla stessa spiaggia e contemporaneamente (il tutto su richiesta dei migranti agli scafisti), cosicchè in caso di necessità i passeggeri di un gommone avrebbero potuto aiutare quelli dell’altro.
Quando giunti in mare aperto, hanno chiesto i soccorsi con un telefono satellitare che è stato successivamente sequestrato.
La professionalità degli uomini della Polizia Giudiziaria ha permesso di individuare anche questa volta gli autori di questo traffico di migranti ormai diventato un enorme businnes per gli organizzatori, in questo caso libici, somali e gambiani.
Stante quanto dichiarato dai testimoni gli organizzatori hanno incassato 1.000 dollari a passeggero per 190.000 dollari totali.
LE TESTIMONIANZE
La testimonianza di un giovane somalo:
Ho sempre vissuto a Mogadiscio con i miei genitori e i miei quattro fratelli. Sono partito da Mogadiscio nel mese di Febbraio 2014, diretto in Etiopia, dove sono rimasto per circa una settimana, ospite da un mio zio. Qui ho incontrato un gruppo di miei amici, diretti in Europa, a cui mi sono aggiunto, pensando di recarmi in Germania e qui rimanere. Dall’Etiopia al Sudan ci siamo mossi su dei pullman, con cui si muovevano i gruppi di migranti. Dal Sudan abbiamo proseguito con gli stessi conducenti, che di volta in volta cambiavano automezzo, fino a che arrivavamo in Libia. Infatti i conducenti dei pullman stessi ci chiedevano dove valessimo andare, ed appena sentivano che noi volevamo andare in Libia e poi in Italia ci davano indicazioni sulla procedura da seguire. In pratica ci dicevano di seguirli e quindi cambiare il pullman. Precisamente giungevamo di notte in una città. Non so quale fosse con certezza, ma sentivo nominare dai conduttori *********. In questa casa eravamo alloggiati in trecentocinquanta persone circa, tutte di nazionalità somala. In questa casa siamo arrivati nel mese di Maggio 2014 e vi siamo rimasti quarantacinque giorni circa. Durante la permanenza nella predetta casa ci veniva vietato di uscire, di fare richieste di alcun genere, né di conversare con gli altri ospiti. Qui ci veniva fornito alloggio e un vitto molto povero, consistente in due pasti giornalieri. Spesso ci veniva data pasta e acqua del rubinetto. Di guardia alla casa vi erano degli uomini armati di pistole, posti dentro l’abitazione. Questi ci controllavano e se alcuno di noi parlava con gli altri ospiti non esitavano a picchiarci. Inoltre le porte della casa erano chiuse a chiave e controllate dall’esterno dagli stessi uomini armati.—//
Il viaggio dall’Etiopia alla Libia è costato quattromila settecento dollari che i miei genitori hanno pagato consegnandoli ad un somalo. Per il rimanente viaggio dalla Libia all’Italia ho pagato mille cinquanta dollari consegnati venti giorni prima di partire, come prezzo per il viaggio, il soggiorno e il vitto, pagati da mio padre con consegna ad un intermediario.
Dalla località libica siamo partiti intorno la notte di 5 giorni fa, anche se non sono sicuro sulla data della partenza. Gli uomini dell’organizzazione ci hanno stipati all’interno di un camion chiuso, ed eravamo così numerosi da stare molto stretti. Credo fossimo intorno a 160 persone a bordo del camion. Dopo circa un’ora di viaggio sul camion siamo stati disposti sulla spiaggia in due file, secondo il sesso, e chi di noi ne avesse alcuno con sé è stato privato di cellulari e coltelli od altri strumenti atti ad offendere. In spiaggia siamo rimasti circa venticinque minuti, poi ci hanno caricati su due o forse tre gommoni, facendo salire avanti le donne e dietro gli uomini. Sulla spiaggia vi erano almeno dieci uomini libici appartenenti all’organizzazione, che, armati di pistole e manganelli, regolavano le operazioni di imbarco. Durante i tre giorni di traversata, il viaggio è proceduto regolarmente, tranne che alla fine, quando il motore ha avuto un’avaria e siamo rimasti circa sei ore alla deriva, imbarcando acqua. Solo dopo tale momento venivamo intercettati da un elicottero e successivamente siamo stati soccorsi da una unità navale italiana.
LA CATTURA
Le indagini condotte dagli investigatori durate 14 ore continuative, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto i responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Ogni migrante ha pagato in media 1.000$ per un totale di quasi 190.000 dollari che sono andati tutti agli organizzatori ed in piccolissima parte agli scafisti.
Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa gli investigatori hanno catturato gli scafisti che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione, considerato che dopo il fermo iniziano tutte le fasi processuali particolarmente complesse.
BILANCIO ATTIVITA’ DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA
Sino ad oggi, solo nel 2014 sono stati arrestati 80 scafisti dalla Polizia Giudiziaria a Pozzallo e sono in corso numerose attività di collaborazione tra le Squadre Mobili siciliane (coordinate dal Servizio Centrale Operativo) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste del nord Africa a quelle Italiane.
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