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LA POLIZIA DI STATO ARRESTA TUNISINO PER VIOLENZA SESSUALE
05 Ago 2014 08:48
Dopo una furibonda lite le turiste italiane sono riuscite a mettere in fuga l’aggressore, grazie anche all’aiuto di due venditori ambulanti del Bangladesh attirati dalle urla delle ragazze.
La Squadra Mobile intervenuta immediatamente dopo aver appreso la notizia ha preparato un identikit in meno di 6 ore ha scovato il tunisino in un casolare abbandonato mentre stava preparando le valige per fuggire.
Le vittime hanno ripreso il viaggio per le località più belle della Sicilia.
La Polizia di Stato – Squadra Mobile di Ragusa – ha eseguito il fermo di ELMNACER Abdelkarim nato in Tunisia il 23/11/1981 in quanto responsabile del reato di violenza sessuale aggravata dal fatto di aver agito in tempo di notte approfittando della privata difesa della vittima.
I FATTI
Domenica notte le tre turiste romane erano troppo stanche per affrontare il viaggio verso l’altra tappa nel trapanese, si erano trovate benissimo in provincia di Ragusa, erano state in spiaggia in òocalità Anticaglie nei pressi di casa del Commissario Montalbano tutto il giorno ed avevano anche pranzato al ristorante da lui frequentato, diciamo un “copione” o meglio una tappa quasi obbligatoria per tutti i turisti che scelgono la costa iblea.
Qundi considerata la stanchezza decidevano di posizionare la tenda nelle vicinanze di casa del Commissario, forse le faceva sentire sicure, anzi lo erano perché avevano chiesto a qualcuno se il luogo fosse idoneo, dispiacendosi perché consce che non era consentito, ma erano le 2 di notte e non disturbavano ed alle 7 dovevano già essere in viaggio per l’altro capo della Sicilia.
In pratica pochi istanti dopo aver montato la tenda già dormivano quando ad un certo punto una delle tre ha sentito le mani sul seno e poi sempre più giù. Credeva fosse un sogno ma così non era e purtroppo non era neanche un incubo difatti, appena sveglia si ritrovava addosso un uomo che le strappava i vestiti e la toccava ovunque: “Durante i primi secondi mi sentivo paralizzata, poi ho iniziato ad urlare e chiedere aiuto alle mie amiche”.
Le amiche non si erano accorte di nulla nonostante fossero accanto. Le urla svegliavano le due donne che insieme alla vittima iniziavano a spingere l’energumeno che in lingua straniera ed uno stentato italiano intimava di stare zitte, di non urlare.
La pronta reazione ha colto forse di sorpresa il tunisino che aveva anche alzato il gomito molto più del normale mettendolo in un primo momento in fuga. Nonostante le urla e la reazione energica delle vittime, “l’uomo” ha tentato più e più volte di entrare nella tenda ormai chiusa dalla lampo ed infilava il braccio per afferrare una delle donne che però lo percuotevano con il bastone dell’ombrellone.
Le donne trovavano il coraggio di uscire quando sentivano due cittadini stranieri (successivamente identificati come due venditori ambulanti del Bangladesh) che intimavano al maniaco di andare via che stava per arrivare la Polizia.
Poi siamo uscite per tentare di scappare ma: “Terrorizzate dalla presenza dell’uomo, per cacciarlo la mia amica gli lanciava addosso due sedie di plastica che si trovavano poco distanti dalla tenda. Ricordo che lo colpiva dapprima alle gambe poi al viso con il bastone dell’ombrellone”.
“L’uomo reagiva colpendola con un forte schiaffo al volto. Per effetto del colpo ricevuto la mia amica rovinava a terra, non so dire se priva di sensi. Frattanto l’altra lo spintonava per allontanarlo ma lui stesso reagiva facendola cadere a terra e procurandole ferite al braccio, quindi ci siamo rinchiuse di nuovo in tenda”.
Questa lotta tra le vittime ed il carnefice è durata quasi un’ora poiché nessuno le sentiva urlare. Il luogo frequentato più di giorno che di notte è meta dei turisti anche perché non è mai accaduto nulla, nessun reato a parte qualche furto di biciclette.
Purtroppo non era vero nessuno aveva ancora chiamato la Polizia in quanto le vittime prese dal panico non trovavano il cellulare e quando una di queste lo ha preso dalla borsa, lo ha subito perso nella sabbia perché agitatissima in quanto le tremavano le mani.
Tra l’aiuto dei due onesti extracomunitari e la ferma reazione, il tunisino veniva messo in fuga.
Le donne totalmente impaurite rimanevano in tenda pietrificate, chiuse e senza telefoni cellulari. Alle prime luci dell’alba finalmente una della ragazze trovava il cellulare e contattava il 113 che inviava prontamente una Volante che raccoglieva le prime informazioni e descrizioni dell’autore del delitto. Le donne venivano invitate a presentare denuncia. Gli operatori prima di accompagnare le ragazze raccoglievano quanti più indizi possibili facevano intervenire gli investigatori della Squadra Mobile.
LE INDAGINI
Gli investigatori della Polizia di Stato iniziavano subito le indagini in attesa che le vittime giungessero in ufficio. Gli Ufficiali di Polizia Giudiziaria in stretto contatto con le ragazze stilavano un identikit del presunto violentatore ed iniziavano un’attività cosiddetta “porta a porta”, ovvero una richiesta di notizie a di tutti i residenti della nota frazione balneare diventata famosissima per la fiction sul Commissario Montalbano.
I residenti ed i commercianti della zona si dimostravano collaborativi ed ognuno di loro forniva il proprio contributo, anche quello investigativo (come sempre accade in questi casi). Grazie alla attenta descrizione da parte delle vittime ed alla collaborazione dei residenti (sia turisti di passaggio che abitanti della frazione balneare) gli uomini specializzati in reati contro la persona ed abusi sessuali hanno individuato una serie di cittadini stranieri sospettati.
Decine di uomini della Squadra Mobile hanno quindi iniziato delle perquisizioni a tappeto nella frazione di Punta Secca comune di Santa Croce Camerina, comprese le abitazioni attigue alla casa del Commissario.
Una di queste perquisizioni ha dato esito positivo in quanto in un casolare abbandonato poco distante dalla spiaggia luogo del delitto, veniva trovato un giovane tunisino che aveva raccolto i pochi vestiti in buste di plastica pronto per fuggire via come da lui ammesso successivamente negli uffici della Squadra Mobile: “non so cosa ho combinato ero ubriaco ed avendo visto che mi davate la caccia volevo scappare via”.
Sin da subito “l’uomo” cercava di dare spiegazioni anche se non richieste, tanto che i sospetti erano sempre più forti, fino a quando con apposite domande è crollato.
Nelle more dei controlli e delle ricerche le donne non arrivavano in Questura e venivano contattate dagli Ufficiali di Polizia Giudiziaria per appurare che tutto fosse in regola. Le donne, ormai impaurite e stanche avevano deciso di scappar via da quei luoghi riferendo di voler dimenticare tutto e che eventualmente a fine vacanza avrebbero presentato querela.
Considerato che vi erano già dei sospettati, le donne venivano invitate a recarsi presso il Commissariato più vicino a loro prossimo luogo di villeggiatura nel trapanese e venivano altresì rassicurate che la Polizia di Stato era già a buon punto con le indagini. Le vittime accoglievano l’invito e venivano indirizzate al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Castellamare del Golfo (TP) dove ad attenderle c’era il Commissario Capo Dirigente ed un ispettore donna specializzata in reati sessuali.
Le ragazze visionando l’album fotografico confezionato dalla Polizia Scientifica riconoscevano subito e senza ombra di dubbio il tunisino che la Squadra Mobile di Ragusa aveva già portato in ufficio. Così come previsto dai protocolli le donne venivano accompagnate subito in ospedale che giudicava guaribile la donna vittima del reato in 5 giorni s.c. con la diagnosi di aver un forte stress emotivo da trauma psichico ed alcune escoriazioni.
In piena sinergia tra loro, i due uffici di Polizia hanno raccolto gli elementi di prova a carico del delinquente ed una volta terminata l’attività di Polizia Giudiziaria hanno provveduto a contattare il Pubblico Ministero di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa. Al termine dell’attività di ricezione della denuncia ed effettuati i rilievi fotografici sulla persona e nell’abitazione del tunisino, avendo prova che lo stesso stava per darsi alla fuga, veniva sottoposto in stato di fermo e condotto presso il carcere di Ragusa.
LE TESTIMONIANZE
La testimonianza di un venditore ambulante originario del Bangladesh:
“dormiamo sempre qui in tenda durante l’estate perché è un posto tranquillo, non avevamo mai visto nulla di simile, al massimo qualche ragazzo ubriaco. Stanotte siamo stati svegliati dalle urla di alcune ragazze che avevamo visto montare la tenda a 150 metri dalla nostra. Io ed il mio amico siamo usciti dalla nostra tenda per andare in soccorso ma quando abbiamo visto la ferocia di quell’uomo abbiamo avuto paura e ci siamo fermati urlandogli di andare via perché avevamo chiamato la Polizia anche se non era vero perché i nostri telefoni li avevamo lasciati in tenda. Dopo pochi secondi considerate le nostre urla è fuggito via e noi abbiamo fatto lo stesso per paura che venisse a cercarci”.
“La Polizia di Stato grazie alla collaborazione delle vittime, dei commercianti è riuscita ad individuare un pericoloso criminale. Anche in questo caso la sicurezza partecipata ha dimostrato di essere l’arma vincente della Squadra Mobile, in quanto la collaborazione dei cittadini ha reso possibile di raggiungere in poche ore l’autore del reato che stava per fuggire”
Le tre ragazze hanno già ripreso la vacanza presso una delle splendide località della Sicilia, rappresentando di sentirsi più serene, in particolar modo per sapere che quel criminale che le aveva fatto passare delle ore infernali adesso non poteva fare male a nessuno perché in carcere
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