LA PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO PER IL PRIMO MAGGIO

L’Ufficio Diocesano della Pastorale Sociale e del Lavoro coglie l’occasione del Primo Maggio, memoria liturgica di san Giuseppe artigiano, per esprimere vicinanza a quanti non hanno lavoro, a tutti i lavoratori, gli imprenditori, gli artigiani e i commercianti, colpiti dall’attuale crisi economica che ha coinvolto in modo profondo quasi tutti i settori lavorativi del nostro territorio, causando perdita dei posti di lavoro, chiusura di molte realtà agricole, industriali, artigianali e commerciali.

Riteniamo non sia procrastinabile l’elaborazione di un “nuovo modello di sviluppo”: solo in questo senso la crisi può essere considerata un’opportunità, una sfida alla quale tutti dobbiamo partecipare come testimoni di speranza del cambiamento.

Siamo consapevoli che le parole devono essere accompagnate da gesti concreti di condivisione e di solidarietà, quali dare “la giusta mercede agli operai” e onorare i debiti. Nessun istituto di credito neghi il denaro alle aziende per investirlo in operazioni finanziarie di carattere speculativo. Né lo Stato, né alcun gruppo economico tragga lucro dai fallimenti.

Non sottovalutiamo poi quanto l’occupazione sia connessa non solo all’andamento dell’economia ma anche agli stili di vita. Ci rivolgiamo dunque anche alle famiglie, oltre che agli imprenditori e agli operatori economici: prepariamo meglio i ragazzi e i giovani alla vita “buona”, rispettosa del Creato, custode delle relazioni, capace di sobrietà, esperta in essenzialità.

Vivere la festa dei lavoratori oggi, ha il significato particolare di «stringersi gli uni agli altri» per ricercare insieme la soluzione dei problemi complessi presenti nel nostro territorio. Infatti la solitudine vissuta nei momenti di difficoltà risulta per tutti (imprenditori, lavoratori in mobilità o in cassa integrazione, persone in cerca di lavoro) un ulteriore motivo di scoraggiamento.  L’attuale ricorrenza, al di là degli interessi di parte, deve connotarsi di un rinnovato impegno a realizzare le fondamentali dimensioni del lavoro: promuovere la dignità della persona e realizzare il bene comune.

Questa giornata ci deve anche stimolare a ricercare la giustizia riguardo alla distribuzione della ricchezza, non utilizzata per creare lavoro ma per accumulare egoisticamente beni e poteri, spesso fattore divisorio e limitante alla risoluzione dei problemi che richiedono invece il contributo concorde di persone con formazione, cultura e competenze diverse e complementari.

Appare indispensabile inoltre, per creare lavoro, rilanciare gli investimenti proprio in quei settori intorno ai quali dovrebbe ruotare il sistema produttivo del nostro territorio: agricoltura, artigianato, beni culturali, turismo, ambiente e servizi, in una logica di cooperazione e di rete. Occorre promuovere la corresponsabilità valorizzando al massimo le energie positive di ogni attore coinvolto: dal singolo cittadino alle organizzazioni di categoria, dal sistema delle imprese al contributo dell’associazionismo, dal mondo sindacale a quello del volontariato.

“… come Cirenei della speranza, … dobbiamo aiutarci tra di noi, per dimenticare un po’ l’egoismo e sentire nel cuore il “Noi”, come popolo che vuole andare avanti (Papa Francesco)”.

Per realizzare tutto questo è necessario ascoltarsi reciprocamente e la Chiesa ragusana desidera continuare a fare la sua parte nel favorire questo percorso comune.

Ponendoci nell’atteggiamento che scaturisce dalla speranza cristiana fondata su Gesù Risorto invochiamo la Sua protezione su tutti i lavoratori e su quanti sono alla ricerca di un’occupazione.

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