È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
LA DISLESSIA E LA DISGRAFIA
19 Ago 2012 19:49
Per dislessia si intende un disturbo dell’apprendimento nella lettura e nella scrittura. Di cosa si tratta? Secondo la nosografia ufficiale la dislessia dell’età evolutiva è definita “un disturbo che si manifesta nell’apprendimento della lettura, nonostante una istruzione adeguata, in assenza di deficit intellettivi, neurologici o sensoriali e con adeguate condizioni socioculturali” (DSM IV) altrimenti definita in termini neuropsicologici come “ difficoltà nell’automatizzazione della identificazione di parole scritte, che si sviluppa con grande difficoltà ed avviene in modo incompleto.”
Si contraddistingue in quattro ‘sezioni’ che, però, si compensano; infatti risolto bene uno, di solito migliorano anche gli altri e sono: dislessia (difficoltà di lettura), disgrafia (difficoltà di scrittura), discalculia (difficoltà di calcolo) e disortografia, (difficoltà di scrivere ortograficamente corretto).
In questi ultimi decenni se ne parla e si è studiata sempre di più, ma non si arriva mai alla radice del problema.
E’ importante sottolineare che la dislessia non è un vero e proprio handicap, perché il dislessico, di norma, è intelligente e capace e non è previsto l’intervento di un insegnante di sostegno, mentre riguarda tutti i docenti curricolari, in particolare il maestro preposto ad insegnare a leggere e a scrivere. Il problema si evidenzia verso la seconda o terza elementare.
Già alla scuola materna viene poco stimolata la manualità e anche le attività che perfezionano il movimento fine della mano, viene trascurato, perché molte teorie emerse negli anni settanta, enunciano che il bambino deve essere lasciato libero di tentare da solo, e che in seguito, riuscirà con l’esperienza ad adottare il metodo giusto e l’apprendimento.
Visti i risultati però, si evidenzia che queste teorie sono basate su falsi presupposti.
E’ pur vero che va stimolata nel bambino la fantasia e la libertà di sperimentare, ma vanno prima date le basi perché possa avvalersi di queste prerogative.
Alle elementari è invalso l’uso di adoperare il quaderno, così detto “maxi”, dove la pagina ha lo spazio di una A4.
Un mare di quadretti dove un bambino, non abituato alla spazialità, si perde; quindi le difficoltà aumentano in modo esponenziale.
Altro errore è quello di iniziare a scrivere con lo stampatello, mentre è ‘naturale’ scrivere in corsivo: più veloce e, soprattutto, più ‘morbido’ e più scorrevole, perché le lettere sono collegate tra loro.
La lettura si apprende con lo stampato, (alfabetiere e sillabario), mentre per lo scritto si comincia con il corsivo e solo dopo si dovrebbe insegnare a scrivere lo stampatello.
Con metodo, ovviamente, che parta dalla difficoltà minima a quella maggiore. Ma, purtroppo non viene adottato.
Si comincia con le vocali poi le consonanti, ma non con una logica di gradualità, bensì di difficoltà sillabiche, che è altra cosa e ha a che fare con la lettura; agli inizi almeno.
In più il pregrafismo, sembra inutile, superato, invece è indispensabile e non occorre sia fatto di pagine e pagine di pezzi di glifo, ma un paio di righe, dove però si esige l’ordine e la precisione, quindi il pregrafismo è propedeutico all’insegnamento della scrittura.
Eccone un esempio:
Questi esercizi allenano la mano a guidare la matita (agli inizi ovviamente si scrive col lapis), per arrivare gradualmente, a dominare le difficoltà di una lettera, e via via tutto l’alfabeto, inserendo, di mano in mano, anche i segni pregrafici, esigendo precisione e abituando lo scolaro a prendere righe e angoli di quadretto, come riferimento per tracciare la lettera, e, nel contempo sviluppare la spazialità con i suoi concetti topologici (sopra, sotto, alto, basso, chiuso, aperto), il grosso e il sottile, che permette di calibrare la pressione sul foglio, il collegamento occhio-cervello-mano e la facilitazione di copiare alla lavagna.
I quaderni devono essere di dimensione consona, ovvero il normale quaderno, in quanto l’attività è solo di scrittura o grafica.
Il quaderno con la rigatura più adatta per l’apprendimento della scrittura sarebbe questo, purtroppo non più in commercio, perché non richiesto.
I quaderni maxi invece, vengono usati per incollare le schede. Sarebbe meglio, per esse, si usasse un raccoglitore.
Inoltre spesso le schede non hanno gli spazi adatti. Importante anche rammentare che la memorizzazione avviene meglio per collegamento.
Tutte queste considerazioni nascono dall’ esperienza di insegnante, calligrafa e aver collaudato il metodo con bambini dichiarati dislessici e disgrafici.
Ecco perché ritengo che il problema della dislessia e della disgrafia è conosciuto, ma non è mai stato affrontato a monte, con un sistema di apprendimento semplice, ma efficace.
Sarebbe ora e tempo di tentare, visto che, volendo, non è poi così difficile.
Nei licei sociopedagogici dovrebbero entrare come materie curricolari: calligrafia con dizione e fonetica e il metodo di insegnamento che vada bene per tutti; e per recuperare il recuperabile, da subito, mettere in atto corsi di aggiornamento per insegnanti elementari, di calligrafia, e perché no, dizione e fonetica, con una ricaduta di risultati degni di nota e soprattutto il recupero di molti alunni, in sicurezza, apprendimento e vistosi miglioramenti anche in altre discipline.
E’ notorio che è meglio prevenire che curare: si cominci con l’insegnare ai docenti come sì fa a far apprendere a leggere e scrivere in modo adatto; da subito: dagli alunni più capaci a quelli più lenti e in difficoltà.
Questo si può fare mettendo gli operatori (i docenti) nella condizione di operare costruttivamente fornendo loro gli strumenti opportuni.
Poi per chi volesse si può dedicare a vari stili di scrittura, uno per tutti ma non solo il corsivo inglese (vedi foto per un corso).
© Riproduzione riservata