La Chiesa Madre di Comiso ha una nuova “Taledda”, realizzata dal pittore Saverio Ricordo

Un modello in cartone del 1876, firmato da Giuseppe La Leta, contiene il disegno preparatorio della “Taledda”, la maestosa tela d’altare della basilica di Santa Maria delle Stelle di Comiso. La Taledda della Chiesa Madre era una tra quelle che, fino a 100 anni fa, venivano utilizzate per “velare” l’altare maggiore delle principali basiliche siciliane. Il telo istoriato veniva poi fatto cadere la sera nel sabato santo, quanto il canto dell’Alleluja annuncia la resurrezione del Cristo.

Il telo ritraeva la scena della Passione di Cristo, in particolare il momento della crocifissione e della deposizione dalla Croce.

 Tutte le principali chiese dell’arcidiocesi di Siracusa ne erano dotate e vennero utilizzate fino al 1922, quando l’arcivescovo di Siracusa, monsignor Giacomo Carabelli, ne vietò l’utilizzo. Alla caduta del telo e alle modalità con cui esso veniva giù venivano infatti legati divinazioni e presagi. Il divieto causò malumori, alcuni sacerdoti e fedeli si opposero. Tra questi, i sacerdoti delle basiche dui Augusta e della chiesa di Maria SS. Annunziata di Comiso.

Alcune taledde sono state conservate per secoli e solo negli ultimi decenni sono tornate in auge, pur se sfrondate dei rituali magici che spesso le accompagnavano.

La taledda della Chiesa madre di Comiso andò perduta. Di essa si erano perse le tracce. Solo trent’anni fa, quando un fulmine che si è abbattuto sulla sommità della basilica, sfondando il tetto, si comprese dove essa si trovava. Alcuni pezzi si trovavano proprio sul tetto per sostenere i dipinti che lo decorano. Ormai inutilizzata, dopo il divieto dell’arcivescovo, essa era stata tagliata a pezzi e utilizzata per sostenere i dipinti sul tetto della basilica.

L’associazione “Ad Sidera”, sorta due anni fa per sostenere alcuni progetti nella Chiesa Madre, si è fatta carico di un progetto: realizzare una nuova “Taledda” e farne dono alla basilica. L’opera monumentale è stata commissionata al maestro Saverio Ricordo. La nuova taledda, come forse la precedente, ha un’altezza di 11 metri e una larghezza di 6,50 metri. Ricordo ha realizzato l’opera insieme alla figlia Irene Ricordo, artista di rara maestria. Ricordo ha utilizzato quel bozzetto del pittore La Leta, che la realizzò tra il 1877 e il 1878. L’opera del pittore sordomuto- come già detto – andò perduta ma rimase quel progetto su cartone che ha permesso a Saverio Ricordo di riprodurla fedelmente. La nuova opera, pur se monocromatica come le precedenti, presenta una forte luminosità. Tra i tre personaggi situati sul lato sinistro (“I tri ra Taledda) Ricordo ha rappresentato anche se stesso. Ed è l’unico personaggio il cui sguardo non è rivolto verso la Croce da cui viene tirato giù il corpo di Cristo, ma è rivolto verso gli spettatori. L’opera ha una rarab maestosità e – rispetto allo stile monocromatico – sono state inserite delle note di colore, come quelle del legno della Croce.

Per l’inaugurazione erano presenti il vescovo, Giuseppe La Placa e il direttore dell’ufficio beni culturali, don Giuseppe Antoci. Antoci ha ripercorso una breve storia delle taledde nella nostra diocesi, ricordando i teli presenti nelle varie città: Ragusa (due taledde), Giarratana, Monterosso Almo, Chiaramonte Gulfi, Vittoria e Comiso, dove le “taledde” erano due e due sono tornate ad essere.

Oggi, insieme alla Taledda della basilica dell’Annunziata, torna, dopo 103 anni, la taledda della basilica di Santa Maria delle Stelle: il telo quaresimale è già stato situato sull’altare e lì rimarrà fino alla vigilia di pìasqua, quando, con “a sciugghiuta a loria” (come viene chiamato il suono delle campane del Sabato Santo) esso verrà spostato per lasciare posto all’immagine del Cristo Risorto.

Il vescovo La Placa ha ricordato come sia bello preservare e mantenere alcune tradizioni, come le “svelate”, senza però crearne di nuove. Simpaticamente, il presule ha scherzato sul nome della taledda (che ha origine nella lingua ebraica), traducendolo nella più prosaica e più colorita lingua siciliana, con il termine di “Talè ddà” (letteralmente: “guarda là”). Erano presenti anche il deputato regionale Giorgio Assenza, la sindaca Maria Rita Schembari e la presidente del consiglio comunale, Manuela Pepi.

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