KAZAKHSTAN, IL PAESE DELLA BANDIERA COL SOLE CHE MUOVE ANCHE L’ECONOMIA

 “Paese del Sol levante”, per antonomasia, è il Giappone. Lo dice il nome stesso, “Nippon: Origine del sole”, rappresentato dal disco solare rosso della sua bandiera situato al centro di uno sfondo bianco.

Tuttavia in Asia vi è un altro stato, la cui bandiera nazionale raffigura un sole, questa volta dorato, sotto il quale volteggia imperiosa un’aquila immersa in uno sfondo ceruleo: il Kazakhstan.

Vi sono, nel Paese, da vari punti di vista, continui rimandi alla luce, alla sua celeste e corrusca facoltà di trasfigurare le cose.

Lo si può evincere, ad esempio, dal nome del suo Presidente, Nursultan Nazarbayev, dove “Nur”, sta per luce, come da quello del partito di maggioranza, “Nur Otan”: “La Patria di luce o la Patria splendente”.

Un ulteriore richiamo alla luce del sole connesso al tema dell’energia riecheggia da Expo 2017 nella capitale, Astana. Il tema proposto dal Kazakhstan, “Energia del Futuro”, riflette il problema più attuale per l’umanità: il problema dell’uso razionale delle risorse energetiche, la cui soluzione diventa un obiettivo strategico per molti paesi.

Ed infine dalla denominazione del Messaggio che il Presidente del Kazakhstan ha indirizzato al Paese, annunciando una Nuova Politica Economica, appunto: Nurly Jol” o “Via della Luce, Via splendente”.

Luce della quale noi, qui in Occidente, nei Paesi del sole ponente, ne aneleremmo un barlume che ci permettesse di trovare una via d’uscita da quell’impasse intriso di toni crepuscolari alla Blade Runner, in cui ci hanno infilato la crisi economica globale, da una parte, unitamente alle dissennate, austere quanto vessatorie politiche europee e nazionali, dall’altra.

Effetti, peraltro, di una crisi ben più grave, dovuta – come abbiamo detto in altri contesti – ad un vuoto di senso che fa traballare l’Occidente, fin nelle sue fondamenta.

Venendo alle linee guida di questo messaggio, il Presidente ha spiegato che la crisi globale del 2007 assieme ad altre minacce, che fino ad ora non hanno smesso di influire sul Kazakhstan – dalla situazione che si complica con il confronto sanzionale tra la Russia e l’Occidente e il conflitto in corso in Medio Oriente – lo hanno convinto a creare un Fondo nazionale di stabilità, utilizzando le risorse derivanti dall’esportazione di gas e petrolio di cui la Repubblica centrasiatica è particolarmente ricca.

Astana ha compreso che è arrivato il momento per utilizzare le riserve del Fondo Nazionale creato nel 2000, uno tra i primi nello spazio post-sovietico, con l’obiettivo di strutturare le riserve nazionali diminuendo inoltre la dipendenza del bilancio dalla congiuntura dei prezzi mondiali.

E così la costituzione di un fondo che attualmente gode di 80 bilioni di dollari di riserve comprensivi di riserve valutarie pari a 105,1 miliardi di dollari.

Nel 2015 saranno assegnati i primi 3 miliardi di dollari dei 10 miliardi previsti su base triennale. Serviranno per prestiti agevolati alle Pmi ed anche alle grandi imprese, ma saranno utilizzati anche per il rilancio del settore bancario, eliminando i prestiti incagliati e le sofferenze.

Inoltre si punterà a rafforzare le infrastrutture in modo da agevolare l’arrivo di nuovi investimenti. Si partirà con il completamento del “porto secco” (una base per la logistica ed i trasporti) e con la realizzazione delle infrastrutture per le zone economiche speciali “Khorgos – porta orientale” e il “Parco Tecnologico Nazionale Petrolchimico Industriale” nelle città di Atyrau e di Taraz.

Ovviamente non verranno dimenticati gli investimenti in vista dell’Expo 2017, con ulteriori risorse destinate al progetto. Verrà, in particolare, potenziato l’aeroporto di Astana che quest’anno arriverà alla saturazione con 3,5 milioni di passeggeri. Per questo verrà costruito un nuovo terminal e si interverrà sulle piste, per arrivare all’appuntamento dell’Expo con una potenzialità di oltre 7 milioni di passeggeri.

Lo sviluppo delle infrastrutture sarà il cuore della nuova politica economica, un progetto quinquennale che vedrà il coinvolgimento di oltre 100 aziende straniere. Gli obiettivi prevedono lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto e della logistica, delle infrastrutture industriali e di quelle energetiche, la modernizzazione delle infrastrutture delle aziende municipali dei servizi residenziali e dei sistemi di approvvigionamento idrico, il rafforzamento delle infrastrutture abitative, il potenziamento di quelle sociali e il sostegno alle piccole e medie imprese e alle attività imprenditoriali.

Gli investimenti previsti saranno accompagnati dall’attuazione di riforme strutturali necessarie in diversi settori dell’economia. Per questo saranno realizzati progetti con le organizzazioni finanziarie internazionali. Ad esempio, la Banca Mondiale, la Banca asiatica di sviluppo: BERS e IDB sono pronte a stanziare la somma di circa 9 miliardi di dollari nei 90 progetti prioritari. I fondi stanziati sono finalizzati a sostenere l’attività di investimento, evitare la diminuzione dei redditi della popolazione e stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro. Ciò garantirà la crescita sostenibile dell’economia nel breve e medio termine.

Un gesto per noi, qui in Occidente, soprattutto in Italia, inconsueto se non inaudito, anche andando a ritroso a quei tempi in cui le vacche erano grasse.

 

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