Istituto “Rizza Rosso” di Chiaramonte Gulfi. Il personale ha un arretrato di 65 mesi

Le inaccettabili condizioni lavorative dei dipendenti dell’IPAB “Rizza Rosso” di Chiaramente Gulfi sono oggetto di una nota a firma di Nunzio Fernandez, segretario generale della FP CGIL di Ragusa e di Antonio Nicosia segretario territoriale della CISL FP Ragusa – Siracusa.

La lunga e articolata lettera è stata inviata al Prefetto di Ragusa, Cocuzza, all’ Assessorato Regionale alla famiglia e Politiche del lavoro Regione Sicilia, all’Istituto “IPAB Rizza Rosso” di Chiaramonte Gulfi, all’ex Commissario Straordinario IPAB “Rizza Rosso” di Chiaramonte Gulfi, dr. Giuseppe Privitera, al Sindaco del Comune di Chiaramonte Gulfi, Sebastiano Gurrieri e al Personale dipendente IPAB Rizza Rosso Chiaramonte Gulfi.
I due sindacalisti attese le condizioni in cui si trovano i dipendenti reiterano la richiesta d’incontro precedentemente chiesto al Prefetto di Ragusa, al fine di escludere gli effetti causati dall’autogestione in atto perseguita.
Nella missiva si legge: “Già con nota del 17.07.2019, indirizzata a sua eccellenza il Prefetto di Ragusa, al Commissario, nominato dall’Assessorato Regionale alla famiglia, Dott. Giuseppe Privitera e al Sindaco di Chiaramonte Gulfi Dott. Sebastiano Gurrieri, fu espressamente richiesta la mediazione della Prefettura, evidenziando le criticità finanziarie dell’Ente, le condizioni di estremo disagio lavorativo dei dipendenti e le possibili ripercussioni sul servizio reso agli anziani, ospiti della struttura.

Stante all’attuale situazione, non possiamo che reiterare il contenuto della precedente nota, evidenziando l’acuirsi delle criticità, gli operatori continuano a lavorare in condizioni di estrema precarietà, diventa sempre più difficile garantire un’adeguata assistenza agli ospiti dell’IPAB Rizza Rosso. I lavoratori sono allo stremo, operano in condizione di grande disagio, le limitate assenze degli operatori, dovute per lo più a ferie, malattie, Legge 104, costituiscono un momento di grande apprensione per chi rimane, sia per il carico di lavoro, ma anche per le responsabilità che ne conseguono, specie nei casi in cui sono costretti a svolgere mansioni inesigibili, rispetto al profilo rivestito (es. sostituzione della cuoca con un ausiliare, per evitare il digiuno degli assistiti), consapevoli di non poter contare sulle sostituzioni, poiché nessun esterno è disposto a lavorare sapendo, quasi per certo, che non verrà pagato.

La nota del 17.07.2019, con la quale si richiamava l’intermediazione della Prefettura, purtroppo, non ha ricevuto un riscontro risolutivo, in quanto rimandava all’ipotesi di future determinazioni dell’Assessorato Regionale alla famiglia, che fin ora non ci sono state. La situazione si è ulteriormente complicata con la scadenza del mandato del commissario, che era stato incaricato in data 14.06.2019 con un provvedimento dell’Assessorato Regionale della durata di tre mesi .

Risulta evidente che tale importante assenza, determina ulteriori conseguenze, quali l’impossibilità di firmare mandati di pagamento, di poter incassare le rette, di dirimere le frequenti tensioni tra i lavoratori, di far fronte alle difficoltà nell’acquisizione di alcune forniture, il pagamento delle utenze e quanto necessario alla conduzione del servizio, il ché, trattandosi di anziani in precarie condizioni di salute, può determinare condizioni di rischio e pregiudizio alla salute degli assistiti.

La situazione è talmente complessa, che passa in secondo piano, perfino la questione del mancato pagamento degli stipendi, vogliamo ricordare, che fino ad oggi i lavoratori avanzano circa 65 mensilità cadauno e ancora attendono l’esito dei decreti ingiuntivi già emessi e gli acconti erogati di recente dal commissario (due), rappresentano di certo un debole ristoro alle legittime aspettative dei lavoratori, che oltre alle retribuzioni, reclamano legittimamente la contribuzione previdenziale non regolarizzata e da diversi anni.

E’ certamente una situazione allarmante, del tutto fuori controllo, stante alle evidenze, pensiamo che l’ipotesi di un risanamento finanziario, formulata dal commissario all’inizio del suo mandato per mantenere in vita la struttura, difficilmente potrà realizzarsi, piuttosto, pensiamo si renda necessario l’immediato coinvolgimento delle Istituzioni competenti (Comune, Prefettura), finalizzato alla salvaguardia dei livelli occupazionali delle otto unità, agevolando contestualmente un’adeguata sistemazione degli assistiti dell’IPAB Rizza Rosso in altre strutture del territorio.

Riguardo al Personale dipendente, che riveste profili perfettamente sovrapponibile ai dipendenti pubblici Comunali, condividendo lo stesso CCNL, sarebbe auspicabile l’applicazione dell’art. 34 della L. 22/86 e dell’art. 60 della L.R. n. 10/99, favorendo l’emanazione di un decreto di estensione dell’IPAB, con passaggio del Patrimonio immobiliare, di ogni rapporto attivo e passivo, nonché del Personale dipendente al Comune di Chiaramonte Gulfi”.

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