ILLUSTRISSIMI

Albino Luciani, come è noto, è stato papa Giovanni Paolo I. Morto  dopo soli trentatre giorni di pontificato. Era originario del bellunese e precisamente di Canale d’Agordo.

Mi piace ricordarlo, attraverso un suo libro o meglio una raccolta delle lettere immaginarie scritte quando era  Patriarca di Venezia, e con un certo scandalo per benpensanti, per la rivista “Il Messaggero di S. Antonio”, pubblicate tutti i mesi  dal 1971 al 1975 e indirizzate a personaggi storici e mitici di tutti i tempi e luoghi.

L’epistolario è estremamente  piacevole da leggere, sottilmente ironico, ma che evidenzia la capacità di scrittura, la psicologia e la cultura dell’autore, attualissimo anche oggi.

Tra le tante missive ne ho scelta una, tra le mie preferite: quella inviata a Pinocchio, che trascrivo, per non perdere  nulla della freschezza che la permea.

 

Caro Pinocchio,

Avevo sette anni, quando lessi la prima volta le tue Avventure. Non ti so dire quanto mi son piaciute e quante volte poi le ho rilette.Gli è che in te fanciullo riconoscevo me stesso, nel tuo ambiente il mio ambiente.

Quante volte correvi in mezzo al bosco, attraverso i campi,  sulla spiaggia, sulle strade! E con te correvano la Volpe e il Gatto, il cane Medoro, i ragazzi della battaglia dei libri. Parevano le mie corse, i miei compagni, le strade e i campi del mio paese.

Andavi a vedere i carrozzoni arrivati in piazza; anch’io. Nicchiavi, torcevi la bocca, mettevi la testa sotto le coperte prima di prendere il bicchiere colla medicina amara; anch’io. La fetta di pane imburrata da tutte e due le parti; il confetto con dentro il rosolio; la “pallina di zucchero” e, in certe occasioni, perfino un uovo, perfino una pera, perfino le bucce della pera, rappresentavano un “tetto” radioso per te, goloso e pieno di fame; lo stesso era di me.

Anch’io, andando e tornando da scuola, venivo coinvolto nelle “battaglie”: a base di palle di neve nella stagione invernale; a base di “cazzotti” e generi affini in tutte le stagioni dell’anno; un po’ “incassavo”, un po’ davo, cercando di pareggiare entrate e uscite e di non piagnucolare con quelli di casa, che, se mi fossi lagnato, mi avrebbero, forse, dato “il resto”!

Adesso tu sei ritornato. Non hai parlato più dalle pagine del libro, ma dal teleschermo; sei, però, rimasto il fanciullo di una volta.

Io, invece, sono invecchiato; mi trovo ormai, se è lecito dir così, dall’altra parte della barricata: non più in te mi riconosco, ma nei tuoi consiglieri: mastro Geppetto, il Grillo parlante, il Merlo, il Pappagallo, la Lucciola, il Granchio, la Marmottina.

Essi hanno tentato –  ahimé, non ascoltati, eccettuato il caso del Tonno – di darti dei suggerimenti per la tua vita di fanciullo.

Io tento di darteli per il tuo futuro di ragazzo e di giovanotto. Bada, non tentare neppure di scagliarmi il solito martello, non son disposto a fare la fine del povero Grillo parlante.

 

***

Hai notato che non ho enumerato tra i “consiglieri” la Fata? Non  mi piace il suo sistema. Inseguito dagli assassini, tu batti disperato alla porta di casa sua; essa si affaccia, viso bianco come immagine di cera, alla finestra, non ti apre e ti lascia impiccare.

Ti libera, è vero, dalla quercia più tardi, ma poi ti gioca il brutto tiro di far entrare nella tua stanza di malato quei quattro conigli neri come l’inchiostro, che portano sulle spalle una piccola bara da morto.

Non basta. Sfuggito per miracolo alla padella del Pescatore verde, tu torni a casa intirizzito, ch’è notte buia e l’acqua viene giù a catinelle. La Fata ti fa trovare la porta chiusa e, dopo tanto tuo disperato battere, ti manda la Lumaca, che impiega nove ore a scendere dal quarto piano e a portarti, mezzo morto che sei di fame, un pane di gesso, un pollastro di cartone e quattro albicocche di alabastro dipinte al naturale.

Ebbene, non si agisce così con i ragazzi che sbagliano, specialmente se essi stanno entrando o sono entrati nella età detta preziosa oppure, alla pari, età difficile, che va dai 13 ai 16 anni e che sarà d’or innanzi la tua età, Pinocchio.

La proverai: età difficile sia per te che per i tuoi educatori. Non più fanciullo, sdegnerai, infatti, la compagnia, le letture, i giochi dei piccoli; non ancora uomo, ti sentirai incompreso e quasi respinto dagli adulti.

In preda alla fatica del rapido crescere fisico, avrai la sensazione di trovarti improvvisamente addosso gambe chilometriche, braccia da Briareo e voce stranamente cambiata e arrochita.

Sentirai, prepotente, la necessità di affermare il tuo io: da una parte, verrai in contrasto con l’ambiente della famiglia e della scuola; dall’altra, entrerai a vele spiegate nella solidarietà delle “bande”. Da una parte, esigi indipendenza dalla famiglia; dall’altra, hai fame e sete di essere “accettato” dai coetanei e di dipendere da loro.

Quanta paura di essere diverso dagli altri! Dove va la banda, tu vuoi andare. Dove la banda si ferma, tu vuoi fermarti. Gli scherzi, il linguaggio, i passatempi degli altri, li fai tuoi. Quel che essi indossano, tu indossi: un mese tutti i ragazzi vanno in maglione e blue-jeans; il mese dopo tutti portano giacconi di cuoio, calzoni colorati, lacci bianchi per scarpe nere. In certe cose, anticonformisti; in altre cose, senza che nemmeno vi accorgiate, conformisti al cento per cento.

E di umore mutevole! Oggi sereno e docile com’eri a dieci anni; domani aspro come un fegatoso di settant’anni. Oggi orientato a far l’aviatore, domani deciso a diventar artista di teatro. Oggi audace e spregiudicato, domani timido e quasi ansioso. Quanta pazienza e indulgenza e amore e comprensione dovrà avere con te mastro Geppetto!

C’è di più: diventerai introspettivo, comincerai cioè a guardare dentro te stesso e scoprirai cose nuove: spunterà in te la malinconia, il bisogno di sognare a occhi aperti, il sentimento ed anche il sentimentalismo. Può darsi che, già in terza media o in quarta ginnasio, tu “prenda una cotta”, non quella dei chierichetti, ma quella del giovane David Copperfield, che dice: “Io adoro Miss Shepherd. E’ una ragazzina con un giubbettino corto, un viso tondo e i capelli ricciuti: in chiesa non posso guardare il mio libro, perché devo guardare Miss Shepherd; metto Miss Shepherd tra i membri della famiglia reale… in camera mia sono spinto talvolta spinto ad esclamare: “Oh, Miss Shepheard!”… Perché regalo segretamente a Miss Shepheard dodici noci del Brasile, vorrei sapere? Non sono un simbolo d’affetto… eppure sento che si addicono a Miss Shephard. Anche flosci e insipidi biscotti elargisco a Miss Shephard; e innumerevoli arance… Miss Shephard è l’unica visione che pervade la mia vita.

“Come mai avviene, dopo qualche settimana, ch’io rompa con lei? Si mormora ch’essa preferisca il signorino Jones… un giorno Miss Shephard fa una smorfia nel passarmi accanto e ride con la propria compagna. Tutto è finito. La devozione di una vita intera è scomparsa. Miss Shephard esce dalle funzioni religiose del mattino domenicale e la famiglia reale non la riconosce più!”.

E’ successo a Copperfield, succede a tutti, succederà anche a te, Pinocchio!

***

Ma come ti assisteranno i “consiglieri”?   Per il “fenomeno crescita”, tuo nuovo Grilloparlante dovrebb’essere il vecchio Vittorino da Feltre, un pedagogo, che ha tanto amato i ragazzi della tua età e ha dato, nell’educare, enorme importanza agli esercizi fatti all’aria aperta.
L’equitazione, il nuoto, il salto, la scherma, la caccia, la pesca, la corsa, il tirar d’arco, il canto. Egli intendeva, anche con questi mezzi, creare il clima sereno della sua “Casa gioiosa” e dare uno sbocco utile all’esuberanza fisica dei suoi giovani alunni. Egli avrebbe detto volentieri come disse più tardi il Parini

“Che non può un’alma ardita

se in forti membra ha vita?”.

Il tuo amico Tonno poi, che sul suo groppone ti ha portato sano e salvo alla riva appena uscito dal ventre del pescecane ti potrebbe aiutare – pacato e suasivo com’è – nella prossima sovraccennata crisi per l’autoaffermazione.
Oggi il sogno di voi giovani non è solo l’
automobile: voi sognate tutto un parcheggio di auto morali: autoscelta, autodecisione, autogoverno, autonomia; di recente, dei ragazzi hanno fin tentato, a Bolzano, un’autoscuola a conduzione in proprio!
“Giustox – direbbe nella sua pacatezza il Tonno – arrivare all’autodecisione. Ma un po’ alla volta, per scalini. Non si può passare bruscamente dalla obbedienza totale di fanciullo alla piena autonomia di adulto. Né si può usare oggi in tutto il metodo forte di una volta. Man mano che crescerai in età, Pinocchio, crescerà in te il desiderio di autonomia. Ebbene, fa’ che cresca – con l’aiuto esterno di bravi educatori –  la giusta coscienza dei tuoi diritti e doveri; cresca il senso di responsabilità per usare bene della tanto desiderata autonomia.
Senti come, più di un secolo fa, venivano educati i fratelli Visconti-Venosta, uno, Giovanni, letterato, e l’altro, Emilio, uomo politico del nostro Risorgimento: “Uno dei modi di educazione di mio padre era quello di stare con i suoi figli più che poteva, di esigere da noi una confidenza illimitata, ricambiandocene molta, e di considerarci come persone un po’ superiori alla nostra età; così ispirava in noi il sentimento della responsabilità e del dovere. Eravamo trattati da piccoli uomini, cosa che ci lusingava assai; per cui era grande il nostro impegno per tenerci a quel livello”.

***

Nel viaggio verso l’autonomia, come quasi tutti i giovani sui 17-20 anni, caro Pinocchio, urterai forse anche tu contro un duro scoglio: il problema della fede.
Respirerai, infatti, obiezioni antireligiose come si respira l’aria, a scuola, in fabbrica, al cinema, ecc. Se la tua fede è un mucchio di buon frumento, ci sarà tutto un esercito di topi a prenderlo d’assalto. Se è un vestito, cento mani tenteranno di lacerartelo. Se è una casa, il piccone la vorrà smantellare pezzo per pezzo. Bisognerà difendersi: oggi, della fede si conserva solo ciò che si difende. Per molte obiezioni c’è una risposta persuasiva. Per altre, una risposta esauriente non è ancora stata trovata. Che fare? Non gettar via la fede! “Diecimila difficoltà –  diceva Newman – non formano ancora un dubbio”.
E tieni presente due cose.
Prima: si deve avere stima di ogni certezza, anche se non è quella matematica evidentissima. Che siano esistiti Napoleone, Cesare, Carlo Magno non è certo come 2+2=4, ma è certo di certezza umana, storica. In questo modo è certo che è esistito il Cristo, che gli Apostoli lo hanno visto morto e poi risuscitato.
Seconda cosa: all’uomo è necessario il senso del mistero. Di nulla noi sappiamo il tutto, diceva Pascal. So molte cose di me, ma non tutto; non so di preciso, cosa sia la mia vita, la mia intelligenza, il grado della mia salute, ecc.; come posso pretendere di comprendere e sapere tutto di Dio?
Le obiezioni più frequenti le sentirai circa la Chiesa. Ti può forse aiutare una battuta, riferita da Pitigrilli. A Londra, ad Hyde Park, un predicatore predica all’aria aperta, ma è interrotto ogni tanto da un individuo mal pettinato e sporco. – Sono duemila anni che esiste la Chiesa – sbotta ad un tratto l’individuo –  e il mondo è ancora pieno di ladri, di adùlteri, di assassini! – “Avete ragione, – risponde il predicatore – sono due milioni di secoli che c’è l’acqua al mondo, e guardate in che stato è il vostro collo!”
In altre parole: ci sono stati dei cattivi papi, dei cattivi preti, dei cattivi cattolici. Ma questo che significa? Che è stato applicato il Vangelo? No, che viceversa, in quei casi, il Vangelo non è stato applicato!
Pinocchio mio, sui giovanotti ci sono due frasi famose. Ti raccomando la prima di Lacordaire. “Abbiate un’opinione e fatela valere!” La seconda è di Clemenceau e non te la raccomando affatto: “Non ha idee, ma le difende con ardore!”.

***

Posso tornare a David Copperfield? Il ricordo di Miss Shephard è lontano in lui di qualche anno, ed egli, ormai diciassettenne, si innamora di nuovo; adora questa volta la signorina Larkins. Si sente felice anche se le può fare solo un inchino nella giornata. Non ha sollievo se non indossando gli abiti migliori, facendosi lustrare continuamente le scarpe. Sogna: “Oh!, se domattina Larkins padre venisse e mi dicesse: ‘Mia figlia mi ha detto tutto. Eccole ventimila sterline. Siate felici!’”. Sogna la zia che s’intenerisce e benedice il suo matrimonio, ma mentr’egli sogna, la Larkins sposa un coltivatore di luppolo.
Ecco David a terra per due settimane: si toglie l’anello, indossa gli abiti peggiori, non usa più la brillantina, non fa più lucidare le scarpe!
Più tardi è il colpo di folgore con Dora: “Era un essere sovraumano, per me. Era una fata, una Silfide… non so cos’era… tutto quello che nessuno ha mai visto… Fui inghiottito in un abisso d’amore in un solo istante… precipitato, a capofitto, prima di averle potuto dire una sola parola!”.
Sono citazioni trasparenti: attraverso ad esse si intravedono i problemi dell’amore e del fidanzamento, al quale bisognerà pure che ti prepari, caro Pinocchio.
In materia, qualcuno propugna oggi una morale largamente permissiva. Pur ammettendo che in passato si è stati un po’ troppo rigidi su certi punti, i giovani non devono accettare quella permissività; il loro amore dev’essere con l’A maiuscola, bello come un fiore, prezioso come una gemma e non volgare come un fondo di un bicchiere.
E’ opportuno che accettino di imporsi qualche sacrificio e di tenersi lontano da persone, luoghi e divertimenti, che sono ad essi occasioni di male. “Non avete fiducia in me!”, tu dici. “Si, abbiamo fiducia, ma non è sfiducia ricordare che tutti siamo esposti a tentazioni; ed è amore togliere dalla tua strada almeno le tentazioni non necessarie!”.
Guarda gli automobilisti: trovano il vigile, il semaforo, le strisce bianche, il senso vietato, il divieto di sosta, tutte cose che sembrano, a prima vista, seccature e limiti
contro l’automobilista e invece sono a favore dell’automobilista, perché lo aiutano a guidare con più sicurezza e piacere!
E se avessi una fidanzata – Shephard o Larkins o Dora che sia –  un giorno, rispettala! Difendila contro te stesso! Pretendi ch’essa si serbi intatta per te? è giusto, ma tu fa’ altrettanto per lei e non badare a certi amici, che raccontano le loro “prodezze”, vantandosi e credendo di essere “brillanti” per le loro avventure donnesche. “Brillante” e forte è l’uomo, che sa conquistare se stesso e s’inserisce nella schiera dei giovani, che sono l’aristocrazia delle anime. Finché si è fidanzati, l’amore deve procurare non tanto il piacere sensuale quanto la gioia spirituale e sensibile, perché manifestato in maniera affettuosa si, ma corretta e degna!
Consigli paralleli vengono impartiti all’altra parte, supposto che sappia sopportare “prediche”.
Cara Dora (o signorina Larkins o Shephard che sia) –  le dice sua madre – lascia che ti ricordi una legge biologica. La ragazza, di solito, ha maggiore dominio su sé che il ragazzo nel settore sessuale. Se l’uomo è più forte fisicamente, la donna lo è spiritualmente: parrebbe perfino che Dio abbia deciso di fare dipendere la bontà degli uomini da quella della donna. Domani dipenderanno un po’ da te l’anima del marito e dei figli; oggi quella dei tuoi amici e del tuo innamorato. Devi pertanto avere buonsenso per due e sapere in certe cose dire di no, anche quando tutto parrebbe invitare a dire di sì. Il fidanzato stesso, se è buono, nei suoi migliori momenti, te ne sarà grato e dirà a se stesso: “La mia Dora ha avuto ragione: essa ha una coscienza e le obbedisce, domani mi sarà fedele!”. La fidanzata troppo facile, invece, non dà la stessa garanzia e corre il rischio di gettare sin d’ora, con una acquiescenza troppo spregiudicata, semi pericolosi, da cui spunteranno in avvenire gelosie e sospetti da parte del marito”.
Qui mi fermo, Pinocchio, ma non dire adesso che era fuor di posto parlare di Dora. Fanciullo, hai avuto la Fata, prima come sorella poi come mamma. Adolescente e giovanotto, una Fata accanto a te, non può essere che una fidanzata e una sposa. A meno che tu non ti faccia frate!
Ma non te ne vedo la vocazione!

Giugno 1972

(Albino Luciani)

 

 

 

 

 

 

 

 

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