IL FUTURO DEL KAZAKHSTAN NEL CUORE DELL’EURASIA

 

Parlare di Eurasia significa parlare di un immenso spazio continentale che si estende dall’Europa orientale e dal Mediterraneo fino a lambire il Pacifico. L’Asia centrale e le sue regioni periferiche che storicamente e culturalmente ne hanno rappresento il cuore, il fulcro, oggi riaffermano questa loro centralità sotto un profilo vincente: quello geoeconomico. Una realtà evidente a qualsiasi osservatore.

Il Kazakhstan è oggi, nel panorama delle repubbliche centrasiatiche, un caso emblematico quanto macroscopico di modernizzazione, di benessere e di progresso sociale. E questo a partire dalla sua affascinante e seducente capitale, Astana, simbolo di una sintesi originale ed esclusiva fra tradizione e modernità.

Cuore del Kazakhstan è iconograficamente Astana. Un progetto metastorico presente fin dall’inizio, un destino che si sarebbe dovuto realizzare in qualche parte dell’Eurasia o dell’Asia Centrale, concretizzatosi in quel luogo.

Artefice della sua realizzazione in quanto sogno, in quanto progetto metastorico concretizzatosi in un luogo è il Presidente Nazarbayev. Astana è il suo opus magnum, l’impresa più importante della sua vita, come è stato scritto.

Con Nazarbayev, negli anni, il Kazakhstan ha saputo crescere socialmente economicamente e diplomaticamente, divenendo il Paese più stabile e prospero dell’Asia Centrale. Ciò ha fatto del Kazakhstan un raro fulcro di stabilità ed equilibrio in una regione in continua metamorfosi.

Modello di tolleranza e coesistenza fra i diversi gruppi etnici e religiosi, il Kazakhstan è un mosaico composto da più di 140 etnie che professano circa trenta diverse fedi religiose.

Nel 2017 Astana ospiterà anche l’EXPO dedicata al tema de “l’Energia del futuro”, che riflette in toto la direzione verso cui sta volgendo lo sguardo, la capitale di uno stato giovane e dinamico come il Kazakhstan. Sembrerebbe, infatti, un paradosso, anzi un ossimoro, immaginare che un Paese così ricco di risorse naturali, stia investendo nelle energie rinnovabili, ma un dato di fatto è che nel sud esistono già delle centrali operative per la produzione dell’idroenergia, di energia eolica e solare. 

Tant’è che il Presidente Nazarbayev ha varato un documento intitolato: “Kazakhstan’s way – 2050: Common Aim, Common Interests, Common future. Address of the President of the Republic of Kazakhstan Nursultan A. Nazarbayev to the Nation January 2014”.

 

Un documento che rappresenta la proiezione, la piattaforma per un ulteriore impulso e dinamismo che Astana intende realizzare nel futuro dei prossimi 40 anni, i cui prodromi sono già un dato di fatto, in cui il Presidente esordisce dicendo:

 

“Oggi desidero presentare il nostro piano per unirci ai 30 Paesi più sviluppati del mondo. Il Governo ha elaborato un piano dettagliato affinché il Kazakhstan prenda il suo posto tra i primi 30 Paesi. Ho dato il mio pieno appoggio a questo documento, che sarà approvato definitivamente dopo la revisione (…) Secondo molte previsioni, i prossimi 15-17 anni rappresenteranno una “finestra di opportunità” su larga scala per la svolta dello sviluppo del Kazakhstan”.

 

In esso sono elencati vari punti partendo dalla valutazione che al fine di introdurre in Kazakhstan una serie di principi e standard dell’OCSE è necessario raggiungere una crescita annua del PIL non inferiore al quattro per cento, aumentando il volume degli investimenti dall’attuale 18 % del PIL al 30%.

Quindi incrementando PIL pro capite, da $ 13.000 a $ 60.000. il Kazakhstan, secondo tale previsione, deve divenire un Paese, dove la classe media costituisca una parte preponderante della popolazione.

Seguendo la tendenza globale, la percentuale della popolazione urbana aumenterà dall’attuale 55 % a circa il 70%. Le città e gli insediamenti del Kazakhstan saranno collegati da strade di alta qualità e trasporto ad alta velocità.

Un punto del documento riguarda quelli che sono i vantaggi competitivi naturali del Paese, ovvero le materie prime, le ricchezze del sottosuolo.

E qui, non possiamo glissare sull’incrinatura degli eccellenti rapporti intrattenuti dall’Italia con il Paese centrasiatico fino all’estate scorsa, dovuta alla bufera mediatica originatasi attorno al caso Ablyazov e Shalabayeva.

In tale settore il Kazakhstan ha bisogno di adottare nuovi approcci gestionali onde massimizzare il potenziale di esportazione del settore energetico. Di prendere decisioni definitive sui possibili scenari futuri per la produzione di petrolio e gas. Di aumentare l’approvvigionamento di metalli rari, tenendo conto della loro importanza per le industrie, per l’elettronica, per la tecnologia laser, per le telecomunicazioni e per le apparecchiature mediche.

Il Kazakhstan – secondo il documento –  dovrebbe entrare nel mercato mondiale dell’esplorazione geologica, attraendo investimenti da società d’ingegneria straniere verso questo settore e semplificandone la legislazione. Già durante il primo piano quinquennale – vi è scritto – il Paese ha sviluppato una capacità produttiva nel settore dell’industria automobilistica e aereonautica, così come in quella ferroviaria, ecc.

Quindi sono prospettati ulteriori piani quinquennali inerenti a settori come: le nanotecnologie e la tecnologia spaziale, la robotica, l’ingegneria genetica e l’esplorazione di energie future.

La priorità fondamentale del lavoro del Governo – recita – è quella di creare le condizioni più favorevoli per le imprese del Kazakhstan, soprattutto le piccole e medie imprese.

Inoltre, nei prossimi 10-15 anni, è necessario sviluppare una base estremamente solida per la conoscenza dell’economia.

Agricoltura e allevamento:

Qui il Governo intende agire attraverso la creazione di una rete di nuove imprese che conducano a una trasformazione del settore agricolo. Principalmente sotto forma di piccole e medie imprese, in cui gli agricoltori dovrebbero avere accesso diretto ai finanziamenti a lungo termine e mercati senza intermediari. Altrettanto importante è la creazione di un efficace sistema di garanzie e assicurazioni di prestiti ai produttori rurali.

Il Kazakhstan dovrebbe diventare un importante esportatore regionale di carne, latticini e prodotti agricoli. Quindi utilizzare le moderne tecnologie di lavorazione del terreno e altre innovazioni soprattutto nelle regioni aride.

Secondo il piano per la transizione verso un’economia “verde”, entro il 2030, il 15 % della superficie sarà convertito in tecnologie per il risparmio dell’acqua.

Un altro punto riguarda lo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza. In quest’ambito puntualizza l’importanza di migliorare la legislazione in materia di finanziamento, di tutela della proprietà intellettuale, quindi della ricerca e del sostegno all’innovazione, nonché alla commercializzazione della ricerca .

A tale scopo è necessario utilizzare appieno il potenziale degli investimenti diretti esteri. In collaborazione con le aziende straniere per istituire centri di progettazione e d’ingegneria.

Quindi ancora lo sviluppo del settore dei servizi logistici, utilizzando il territorio dell’Unione doganale per il trasporto delle merci. A tale riguardo al documento rammenta che i lavori di costruzione del corridoio “Europa occidentale – Cina occidentale” stanno volgendo al termine. È stata costruita una nuova ferrovia di collegamento con il Turkmenistan e l’Iran con accesso al Golfo Persico. Ed in futuro, il Kazakhstan deve investire nella creazione di centri logistici in Paesi con accesso al mare.

Per quanto riguarda l’istruzione, il Paese ha bisogno di una transizione graduale delle università che conduca all’autonomia accademica e amministrativa. Qui il Governo si è reso garante a fornire l’aumento delle borse di studio del 25 %, a partire dal 1 ° gennaio 2016.

Uno degli ultimi punti e, motivo d’orgoglio, riguarda la lingua, il kazako, che, negli anni della dominazione sovietica, stava per scomparire. Oggi in Kazakhstan essa è diventata il linguaggio della scienza, della conoscenza e di Internet. Il numero di studenti che studiano in lingua kazaka è aumentato nel corso degli anni – sempre come recita il documento – e in tutto il Paese ci sono 57 centri che la insegnano. Migliaia di cittadini hanno imparato kazako in questi centri, e ci sono persone che la stanno imparando. Quest’anno, il numero dei rappresentanti di altre etnie che parlano kazako è aumentato del 10%, rispetto allo scorso anno.

Un indice dei cambiamenti che sono in corso.

Un testo propedeutico alle trasformazioni che questo grande Paese si accinge a compiere. Un Paese amico, nonostante le recenti vicissitudini, le cui relazioni bilaterali necessitano forse di un’azione diplomatica da parte nostra finalizzata a riaprire la strada all’imprenditoria italiana.

 

 

 

 

 

 

 

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