IBLA CITTA’ DEGLI STUDI E DELLA CULTURA

Caro Direttore,
riprendendo il mio intervento di martedì sera a proposito della presenza universitaria a Ragusa e delle sue prospettive, Le invio in allegato un mio documento sulla materia. Aggiungo, solo per ricordare una mia posizione di sempre, che NESSUNA POSSIBILITÀ di sviluppo dell’offerta formativa è possibile senza un ridimensionamento drastico (o, meglio, la liquidazione) del Consorzio universitario. Ciò perché le risorse che vengono drenate da questo ente sono enormi e del tutto spropositate, per non dire prive di qualunque utilità. Qui voglio fare un piccolo inciso. È possibile che “politicamente” non si possa dire che della gente debba essere licenziata. Certo “politicamente” può non essere opportuno, ma credo che altrettanto politicamente non sia opportuno sprecare risorse che, se liberate, potrebbero essere impiegate per migliorare la qualità della vita dei cittadini attraverso l’istituzione e il potenziamento di servizi essenziali.
Tornando alla nostra questione, quanto ho appena esposto vi si riallaccia direttamente. Il potenziamento di un’offerta didattica di alta formazione non può prescindere da idonei investimenti rivolti alla realizzazione di strutture adeguate, al finanziamento di borse di studio per gli studenti meritevoli e capaci ma che, per ragioni di reddito, non potrebbero permettersi di arricchire la loro formazione.
Ecco che è urgente liberare quelle risorse cha attualmente vengono risucchiate dal Consorzio universitario e, allo stesso tempo, riorganizzare le risorse disponibili per garantire il miglior funzionamento e la permanenza di ciò che esiste.
Lingue è stata salvata in extremis e, tutt’ora, non si può considerarla al sicuro, dal momento che tutto dipende dal puntuale rispetto dei termini della convenzione sottoscritta il 2 febbraio e questo dev’essere, prima di ogni cosa, l’impegno fondamentale.
Pensando al futuro, ritengo che l’attuale congiuntura economica non potrà durare in eterno e, prima o poi, dovrà avere una soluzione. Non spetta a noi cittadini indicarla, ma certamente spetta a noi collaborare al raggiungimento di un equilibrio finanziario ed economico irrinunciabile.
Ritengo che, una volta superata l’attuale fase di emergenza economico-finanziaria che grava sull’intero Paese, si potrà e si dovrà tornare a pensare all’istituzione di una quarta università pubblica nella nostra regione e ciò sicuramente non potrà non tener conto di tutte quelle realtà, come la nostra, che nel frattempo – almeno così si spera – si saranno consolidate.
L’idea di un’università “a rete”, vale a dire distribuita con le sue strutture nel territorio regionale, è un’idea suggestiva, ma non impossibile da realizzare. Spero che il processo avviato dall’Università di Catania dall’allora rettore Recca non si riveli il frutto di una scelta dettata dalla necessità di dare una soluzione agli annosi problemi creati dai “decentramenti”, ma sia stata effettivamente una scelta strategica per lo sviluppo di un’offerta formativa distribuita sul territorio ed in linea con le istanze più pressanti del mondo produttivo e del lavoro per i giovani.
In quest’ottica, si potrebbe già pensare ad un’evoluzione dell’offerta formativa linguistico-culturale verso la formazione post-universitaria orientata al turismo ed ai mercati internazionali, per preparare giovani che certamente potrebbero avere un futuro in quei settori.
Si tratta di scelte che debbono coinvolgere il mondo delle imprese che, attraverso le loro organizzazioni più rappresentative, potrebbero intervenire anche finanziariamente, in collaborazione con gli enti territoriali più sensibili e virtuosi, nella progettazione e nella realizzazione di quelle iniziative.
Per andare oltre la formazione linguistica e multiculturale, non posso non ripensare a quell’esperienza, purtroppo chiusa prematuramente, del centro informatico di eccellenza che ha operato a Comiso per qualche anno sotto la presidenza del prof. Cutello.
Quell’iniziativa poteva rappresentare la base di partenza per un’evoluzione anche in chiave produttiva nel settore dell’alta tecnologia, con la nascita di aziende dedicate alla produzione e alla ricerca attraverso l’apporto di giovani di talento formati in quella struttura universitaria.
Anche il laboratorio di ricerca medica Cires 2 Bioform, dedicato alle nano-tecnologie e costato cifre enormi, che oggi languisce abbandonato al centro ASI, avrebbe potuto e potrebbe rappresentare ancora oggi una risorsa importantissima per l’occupazione di giovani ricercatori e, perché no, per la nascita di nuove aziende.
Potrei continuare con tanti altri esempi, ma credo Lei abbia compreso qual è il mio punto di vista. Penso che ci si debba liberare da vecchi stereotipi e guardare ad un mondo del lavoro e della produzione in rapidissima evoluzione verso la soddisfazione di bisogni che hanno a che fare con il Mondo così com’è diventato. Un Mondo nel quale la produzione di massa si è spostata altrove, in paesi dove il costo del lavoro permette di produrre in maniera competitiva, laddove nel nostro Paese (ma anche in tutti quei paesi c.d. avanzati) si rende necessario sviluppare la ricerca e la creatività attraverso la formazione di alto livello, da una parte, e valorizzare l’immenso patrimonio di risorse naturalistiche ed artistiche che ci viene invidiato da tutto il mondo dall’altra.
Forse le cose che ho scritto vanno molto al di la di ciò che è alla portata di un’amministrazione locale, ma credo che si debba pensare in grande per realizzare anche le cose piccole. Credo anche che i grandi cambiamenti comincino dalle piccole cose, a partire dal cambiamento del modo di pensare di ciascuno.
Spero di averle fornito buoni spunti di riflessione e, comunque, sappia che può contare sul mio contributo per quanto mi è possibile.
Cordialità,
Ecco il testo della lettera del dott. Paolo Pavia”

Premessa.

Dopo anni di rapporti difficili con l’Università di Catania, l’accordo proposto dal rettore Recca e firmato lo scorso 2 febbraio ha consentito di stabilizzare la presenza della Struttura Didattica Speciale di Lingue e Letterature straniere (già Facoltà di Lingue e L. S.) a Ragusa Ibla, rendendo sostenibile per gli enti Comune e Provincia gli oneri finanziari per il mantenimento della stessa.

Vale la pena rammentare che il nuovo accordo non ha aggiunto ulteriori oneri a carico degli enti Comune e Provincia (a parte una modesta aliquota di interessi) e si è concretizzato nell’ulteriore dilazione, fino al 2027, degli stessi impegni finanziari che erano stati assunti nel 2010 dagli enti territoriali, guidati da Franco Antoci e Nello Dipasquale, con la regia del Consorzio universitario di Giovanni Mauro, che già allora erano eccessivamente onerosi e certamente insostenibili.

Tale operazione era stata condotta per salvare in extremis un rapporto già lacerato e compromesso dagli inadempimenti precedenti verso l’Università di Catania e sulla base della falsa premessa dell’istituzione di un polo universitario pubblico che sarebbe stata assicurata dall’allora ministro Gelmini, ma che mai si è realizzata anche per la contrarietà dell’Università Kore di Enna ad essere di fatto il fulcro dell’istituenda nuova università pubblica, attraverso la fusione con i poli universitari di Ragusa e Siracusa.

La realtà attuale.

 

Il prossimo anno accademico, 2013-14, sarà l’anno nel quale i corsi di laurea in Lingue e Letterature straniere ripartiranno pienamente con la riapertura delle immatricolazioni ai nuovi studenti. Già in questi giorni vi è un’attività intensa sia per la programmazione didattica che per la promozione dei corsi presso le scuole, attività che culminerà nel “Salone delle Lingue” che si terrà presso la sede della Struttura a Ibla, nell’ex Monastero di S. Teresa, il 19 e 20 aprile secondo il programma che può essere letto nella homepage del sito internet della Struttura all’indirizzo http://www.flingue.unict.it dove è anche possibile scaricare una presentazione in PowerPoint che presenta in maniera sintetica ed efficace la Struttura Didattica.

C’è da dire che il funzionamento della sede ragusana è disciplinato da un regolamento, adottato dal Senato accademico su impulso decisivo del rettore Recca, che le conferisce un’ampia autonomia equiparabile a quella dei dipartimenti universitari, dunque con la fondamentale capacità di organizzare la ricerca insieme alla didattica.

Ciò è essenziale ad una realtà accademica che non si limiti a rilasciare diplomi, ma che sia capace di stimolare negli studenti quei talenti che portano alla creazione di conoscenza e non alla sola somministrazione di nozioni, al pari di ciò che avviene nella scuola secondaria.

Questo aspetto è sempre stato poco o nulla considerato da coloro i quali, a livello di istituzioni e di organi di informazione, in questi anni, hanno creduto impropriamente di esprimere opinioni sulla questione universitaria a Ragusa, arrivando persino ad ipotizzare corsi di laurea telematici al solo scopo di mantenere un ruolo al Consorzio universitario che, come sappiamo e parafrasando il grande Enrico Berlinguer, ha da tempo esaurito la sua forza propulsiva, rivelandosi un carrozzone clientelare della peggiore specie e del quale la prossima amministrazione comunale non potrà non occuparsi. Ricordo che il solo funzionamento di questo ente inutile costa alla collettività la somma di 1,5 mln di euro l’anno, un mln dei quali solo per le spese di personale ed il resto per il funzionamento del c.d.a. e di tutta una corte di professionisti (revisori dei conti, avvocati, ingegneri e quant’altro) che in questi anni hanno lucrato corpose parcelle alle spalle della collettività.

Tornando all’attività della struttura, è notevole la quantità di eventi culturali che negli anni sono stati organizzati. Si è trattato di eventi di risonanza nazionale ed internazionale, che hanno visto la partecipazione di valenti studiosi e autorevoli rappresentanti della cultura, con la pubblicazione degli atti dei convegni di studio più prestigiosi.

Oggi si rende necessario più che mai il rilancio di questa attività, per ragioni di natura economica e culturale facilmente intuibili, e perciò la Struttura ha programmato l’istituzione dei corsi per la preparazione agli esami di certificazione linguistica, avviando l’accreditamento per il rilascio dei certificati da parte degli enti internazionali a ciò preposti.

È stata anche programmata l’organizzazione di Master post laurea e si provvederà all’ulteriore rafforzamento del corpo docente attraverso bandi per l’assunzione di nuovi ricercatori e lettori.

Insomma, la struttura, già virtuosa ed autorevole nell’insegnamento delle lingue europee ed extra-europee, ambisce a diventare un importante punto di riferimento nel panorama accademico nazionale ed internazionale ed ha tutte le carte in regole per riuscire.

Un progetto di città culturale.

Spero che ormai sia chiaro a tutti che con la cultura si mangia, eccome! D’altra parte le risorse paesaggistiche, architettoniche ed artistiche rappresentano una ricchezza nazionale ampiamente sottovalutata, ma che nel breve periodo può generare flussi di ricchezza di importanza fondamentale per una ripresa economica del territorio su basi del tutto nuove e mai neppure immaginate.

Ibla è già patrimonio dell’umanità sotto la tutela dell’UNESCO ma, ciò nonostante, soffre di un’emarginazione territoriale che limita fortemente la capacità di produrre reddito per gli operatori economici presenti i quali, soprattutto nella stagione invernale, hanno poche o nessuna opportunità per operare efficacemente e con profitto.

Non c’è dubbio che bisogna fare sforzi affinché l’apporto economico del turismo, anche da noi, duri per 11 mesi l’anno. Tuttavia la presenza della Struttura universitaria rappresenta una risorsa economica importantissima per quei cittadini che forniscono alloggi e servizi agli studenti.

Un migliaio di ragazzi che nei mesi invernali anima le strade di Ibla sono una risorsa che la città non può permettersi di perdere e che, anzi, deve attrarre rendendo il loro soggiorno quanto più possibile agevole con l’istituzione dei servizi indispensabili. Guardia medica e trasporti prima di tutto.

La casa dello Studente, costata circa 1,5 mln di euro, inaugurata nel 2010 e poi abbandonata e vandalizzata, dev’essere resa fruibile non solo come alloggi per i ragazzi, ma anche come indispensabile luogo di aggregazione dei giovani universitari.

Bisogna pensare anche a strutture idonee all’organizzazione di convegni e manifestazioni culturali, ripartendo innanzitutto dal restauro e ripristino della Sala Falcone-Borsellino in stato di abbandono e degrado da molti anni e, infine, censire gli immobili di proprietà comunale presenti a Ibla perché vengano riqualificati per essere utilizzati come sedi di aule, biblioteche e studi docenti, dal momento che la prestigiosa sede di S. Teresa potrebbe presto diventare insufficiente per mancanza di spazio.

Non c’è dubbio che gli investimenti in questa direzione si tradurrebbero in un gettito economico di gran lunga superiore alle risorse impiegate, innescando così un circolo virtuoso capace di generare ricchezza per l’intera collettività.

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