I ragazzi di ieri e di oggi nella marcia della pace di Comiso. La preghiera del Morishita. VIDEO

Ieri, come oggi. In mezzo 40 anni. Nella marcia della pace di Comiso svolta questo lunedì pomeriggio, quattro decenni dopo la marcia della pace che si tenne per impedire la militarizzazione della base Nato, adesso aeroporto di Comiso, c’era tanti ragazzi di ieri che non sono voluti mancare a questo appuntamento per ribadire, insieme ai tanti ragazzi di oggi, il proprio no alla guerra in Ucraina e a tutte le guerre. In migliaia per gridare al mondo che ancora una volta, anche in questi ultimi 40 anni, non abbiamo ancora imparato la lezione. Non abbiamo capito che la guerra è sbagliata, è solo orrore, è crimine, non è la soluzione. Mai.

Soprattutto perchè a pagarne le conseguenze sono i civili e molto molto meno chi sta nella stanza dei bottoni. Proprio come anche adesso sta accadendo nell’assurdo conflitto Ucraina – Russia. In migliaia dunque per chiedere la pace, nel nome di Pio La Torre, tutti insieme rappresentanti del mondo del lavoro, associazioni antimafia, cooperazione, società civile, istituzioni. Tutti uniti dalla necessità di scendere in piazza non solo per onorare la memoria della storica marcia del 1982, ma per chiedere la fine della guerra in Ucraina.

“Dobbiamo fare fuori la guerra dal nostro futuro, la mia generazione pensava di averla cancellata – ha detto dal palco della manifestazione Vito Lo Monaco, presidente del Centro studi Pio La Torre – 40 anni fa eravamo qui, a Comiso, in un grande movimento unitario contro l’installazione dei missili Cruise e il Patto di Varsavia. Oggi, come allora, qui si sono dati appuntamento associazioni di ogni tipo, studenti, sindacati, sindaci di tutti gli schieramenti, rappresentanti religiosi, buddisti e islamici per ribadire un no compatto alla guerra in Ucraina. Solo con la pace si possono garantire democrazia e libertà e sconfiggere le mafie, le uniche a beneficiare dei conflitti e del riarmo. Siamo tornati qui per ribadire che Comiso è un luogo internazionale di pace e che la memoria è importante”, conclude Lo Monaco.

Alla manifestazione hanno aderito il Comune di Palermo, la Cgil Sicilia, la Comunità di Sant’Egidio, la Comunità Siciliana Islamica, la Fondazione Costa, la Fondazione Giovanni Falcone, l’Istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe”, la Legacoop Sicilia, Libera Sicilia, Uil Sicilia, Acli Sicilia, Addiopizzo, Anci Sicilia, Anpi Palermo – Sicilia, Arci Sicilia.

“Il mondo di 40 anni fa non esiste più, quando c’era chi gridava né con la Nato né con patto di Varsavia, ora servono istituzioni, Unione Europea e Onu, che siano costruttori e difensori della pace e determino un ordine mondiale che metta al centro il diritto dei popoli e guardi ai bisogni dei cittadini e delle cittadine e agli ultimi, quelli che stanno pagando le conseguenze di questa guerra – ha detto il segretario della Cgil Sicilia, Alfio Mannino – a morire sono sempre più spesso civili, bambini, donne e non coloro i quali questa guerra l’hanno decisa. E anche sul piano economico mentre ci sono i grandi colossi a partire da quelli della filiera del petrolio, e non solo, che aumentano i loro profitti, la povera gente vede diminuire il potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni con l’aggravarsi di una condizione sociale ancora più precaria rispetto a quella già difficile che ci ha consegnato la pandemia”.

“Il Comune di Palermo si è unito oggi al moto di indignazione e di condanna nei confronti della brutale aggressione militare di Putin in Ucraina aderendo, insieme a migliaia di associazioni, rappresentanti del mondo del lavoro, società civile e istituzioni, alla marcia a Comiso. – ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando – Una grande mobilitazione che, seguendo l’esempio di Pio La Torre in una ricorrenza che ha segnato la storia del nostro paese, è stato un modo per sottolineare che la pace è il diritto dei diritti, per lanciare un forte messaggio contro l’investimento di risorse del Paese in armi. Investimenti che non rappresentano la soluzione ai conflitti. Le istituzioni s’impegnino piuttosto a costruire la pace perché solo con la pace possiamo vivere il presente e progettare il futuro”.

E sul palco in piazza Diana è intervenuto anche il monaco buddista Morishita, che a Comiso ha creato la pagoda della pace, sentinella contro i missili. E proprio come 40 anni fa ha cantato la sua preghiera. Ieri come oggi. Pronto a farlo anche domani sapendo che purtroppo sarà ancora necessario per l’uomo continua a non capire.

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